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mercoledì 31 dicembre 2008

rispondo allo stesso test a cui ho risposto l'anno scorso

1. Avuto qualche relazione quest'anno?
mhmm... che si possa chiamare relazione no... voglio dire... non ho avuto un fidanzato, no.
2. Hai già festeggiato il tuo compleanno?

3. Pianto?
Si
4. Fatto diete?
Incredibile ma vero: no
5. Fatto le ore piccole?
non molto spesso
6. Bevuto bevande particolari?
qualche giorno fa ho bevuto un liquore di Minori che si chiama Cicerenella, che non avevo mai provato prima. Poi al ristorante etiope ho bevuto un succo di un frutto strano di cui non mi ricordo il nome.
7. Campeggiato?
sì :)
8. Comprato qualcosa?
Meno del solito, ma gli acquisti migliori sono stati quelli per la mia stanza, in particolare la piantana, e le candele.
9. Incontrato qualcuno/a di speciale?
Forse
10. Viaggiato all'estero?
Helsinki. La Spagna e l'Italia non contano, vero?
11. A che stai pensando?
Che voglio viaggiare di più
12. Hai abbracciato qualcuno?

13. Hai dormito nel letto di qualcun altro?
no
14. Hai bevuto alcool?
Por supuesto
15. Sei rimasto senza soldi?
Drammaticamente sì
16. Hai avuto un incidente d'auto?
No, ho guidato pochissimo
17. Sei rimasto con il cellulare senza soldi?
Lo sono ora e da dieci giorni :-) tutti e due i cellulari, quello italiano e quello spagnolo
18. Sei stato chiamato puttaniere o puttana?
No
19. Hai fatto qualcosa di cui ti sei pentito?
Non ho fatto qualcosa che mi sono pentita di non aver fatto, questo sicuramente. Più di una, ma tutte nello stesso ambito.
20. L'ultima persona che hai abbracciato?
Mamma
22. L'ultima persona che ti ha chiamato?
Il mio primo amore nonché amico storico
23. Quando è stata l'ultima volta in cui ti sei sentito stupido?
La siuazione in cui mi sento stupida più spesso è quella in cui vorrei dire a qualcuno cose che non riesco a dire o le dico goffamente
24. Quale è l'ultima persona con cui hai ballato?
C.
25. L'ultima persona a cui hai gridato?
Mia sorella
26. Cosa stai facendo?
Scrivendo sul blog, chidendomi perché la gente spara i botti alle sei del pomeriggio

tra 2008 e 2009

Quest'anno
1) ho vissuto in una paese diverso da quello in cui sono nata
2) ho letto il quotidiano italiano in internet con costanza per sapere la cazzata del giorno del presidente del consiglio
3) è stato l'anno più sportivo della mia vita: nuoto, trekking e danza africana
4) è stato il primo anno della mia vita da quando ho fatto l'more la prima volta in cui non ho fatto l'amore con il mio ex
5) è stato il primo anno della mia vita degli ultimi 10 anni o forse 11 o 12, in cui non ho scalpitato per cercare di cambiare completamente vita o un aspetto importante della mia vita
6) ho fatto sesso con qualcuno di cui non ero innamorata per la prima volta nella mia vita
7) è stata la prima volta da quando lavoro in cui mi sono sentita inadeguata al mio lavoro, salvo poi accorgermi che sono adeguata ma che sono circondata da persone piene di sé e poco flessibili che mi fanno sentire insicura
8) ho fatto la pace interiore con tre uomini importanti della mia vita: il mio ex, un tipo con cui avevo avuto una storia qualche anno fa e mio padre.
9) ho cominciato a frequentare persone nuove
10) ho imparato reagire agli "schiattigli" con la stessa moneta
11) ho passato bel tempo con la mia famiglia
12) ho pensato, ma in modo superficiale, ad almeno 3 uomini
13) ho fatto piangere un'amica
14) alcune amiche mi hanno detto che parlano con me perché non le giudico mai
15) ho superato quella che consideravo una mia incapacità genetica: ho seguito un corso di ballo, fino alla fine, ottenendo qualche risultato.
16) ho cominciato a volere bene a persone nuove nella mia vita

L'anno prossimo
vorrei:
1) continuare ad essere aperta verso la vita e magari aprirmi ulteriormente
2) innamorarmi
3) migliorare il mio castigliano al punto da esserne orgogliosa
3b) cominciare a studiare il catalano
4) fare almeno un progetto, anche piccolo, relativo al mio futuro lavorativo
5) cambiare casa
6) cominciare a mettere da parte i soldi per un viaggio in un altro continente
7) cominciare a fare qualcosa di utile per la comunità in cui vivo
8) vedere mia madre almeno un mese sì e uno no

lunedì 29 dicembre 2008

Evento del giorno e altre favole

oggi c'era la messa per mia nonna e mio nonno, quella che mia mamma fa dire una volta al mese il giorno della morte di mia nonna. Questo mese siccome ero qui, sono andata.
Il sacerdote che celebrava la messa è lo stesso da quando mi ricordo. Dai sette anni fino a quando sono divenata troppo alta per stargli accanto, gli ho fatto da chirichetto. Quindi le parole della messa che conosco da sempre sono quelle che ho imparato ascoltando lui. La voce della messa per me ha la voce sommessa e cadenzata di questo sacerdote.
Anche se ormai vado a messa solo in occasione di matrimoni e funerali, le parole della messa le ricordo a memoria. Oggi ripetevo nella mia mente dietro al sacerdote ogni parola, finché al punto della liturgia in cui si pronuncia il nome del Papa mi sono interrotta, perché a me veniva "il papa Giovanni Paolo" mentre il sacerdote diceva "il papa Benedetto". Lasciando da parte il fatto che la locuzione "il papa benedetto" potrebbe far pensare che esistano papi maledetti, l'evento è veramente impressionante. Da quanto tempo non entravo in una chiesa?!?!?

Poi dopo la messa avevo appuntamento con una persona che conosco bene e che mi conosce bene. Lo dicevamo giusto stasera, mentre parlavamo come sempre del più e del meno -o per meglio dire del più e del meno di nostro interesse- che ci conosciamo da vent'anni. Tra gli argomenti toccati quello che mi ha toccato di più è stato il racconto del mio amico sulla madre che è stata a sedute di esorcismo celebrate da un prete.
Io sono sicuramente ignorante, ma pensavo che l'esorcismo fosse un cosa da film. Ho invece scoperto che è una pratica completamente riconosciuta dalla Chiesa (cattolica). E che c'è gente normale come la madre del mio amico che ha assistito alle preghiere anti demonio.
Per prima cosa mi sono chiesta perché al catechismo non ti insegnano che esiste l'esorcismo e perché quando studi Dante ti lasciano intendere che l'esistenza dei demoni era un'antica credenza, ampiamente superata. Non che non lo sia (un'antica credenza). L'idea che i demoni possano impossessarsi della gente mi atterrisce. Come sempre in materia di religione, anche in questo caso sono agnostica.

Poi il mio amico mi ha esposto anche le varie ipotesi sulle origini di Cristoforo Colombo. Una di queste dice che Cristobal Colòn fosse catalano. Ma io da perfetta ignorante mi chiedo, ma se fosse catalano, visto che i catalani la N alla fine delle parole la lasciano cadere senza lasciare traccia, Colòn non si sarebbe chiamato più semplicimente Colò (come Licia). E soprattutto se il nome vero di Colombo fosse stato Colòn, ma perché gli italiani ci avrebbero aggiunto un -bo? Voglio dire, siamo perfettamente in grado di pronunciare un nome terminante in N. Anzi abbiamo cognomi italiani (dovrei dire veneti) terminanti in N preceduta da O accentata, ad esempio Bordon. E cmq se per essere pedanti ed italianizzanti avessimo voluto aggiungere la vocale finale di sillaba, per eccesso di grammaticalità, lo avremmo italianizzato in "Colono", così come ad esempio l'inglese Francis Bacon fu, secoli orsono, italianizzato in Francesco Bacone. Ora che ci penso l'esempio non è calzante. Sulla base di Bacone, avrebbe dovuto essere "Colone". Ad ogni modo quello che conta è: da dove cavolo verrebbe fuori la B, Willis?
In più Colombo è un cognome largamente attestato in Italia.


Dopo aver sciorinato le mie favole e aver dato libero sfogo alla mia favella di grande affabulatore, favolisticamente mi congedo e vado a vivere felice e contenta.

domenica 21 dicembre 2008

figlia di famiglia

il senso di pienezza, completezza, amore e comprensione totale che si impossessa di me quando torno a casa è qualcosa che mi sorprende.
mi sorprende il modo in cui, dopo un volo di un'ora e tre quarti e un'oretta di treno, l'aria di mare di una piazza il cui limite sono gli alberi di barche con vele ammainate nel molo mi restituisca la me stessa di sempre.
senza lotta alcuna, una porta chiusa di un ripostiglio dentro il mio corpo si apre e lo sgabuzzino di sentimenti ed emozioni si trasforma in un salone a cielo aperto di amore, cura degli altri, abitudini passate non più esistenti ma amate e conservate con cura che ritornano come il ciclico tic tac dell'orologio, implacabili e ben accolte.
mi sorprende il modo in cui una donna autoconsapevole si riappropria del suo essere di ragazza nonostante o grazie all'esperienza che rende il suo passo più sicuro, i suoi ricordi più forti, i suoi sentimenti espressi a voce più alta, il suo punto di vista più alto, il suo sguardo più curioso, il suo giudizio più benevolo.

mi sorprendo e gioisco della vita.

sabato 13 dicembre 2008

Vita in fieri

Alle 3.33 della notte mangio riso bollito che sta in frigorifero da tre giorni condito con olio di oliva e mi chiedo, seriamente -anche se può sembrare uno scherzo-: perché l'olio d'oliva non sa di olive? o, se vi pare, perché le olive non sanno a olio d'oliva?
Anche se, nella seconda che ho detto, quasi pare che manchi il nesso di causa ed effetto. Ma io in verità in verità vi dico, chi è nato prima, l'olio o l'oliva? L'olio o l'ulivo? L'ulivo o l'oliva? L'oliva o la gallina? La gallina o l'uovo? Pasqua o Natale?

No, così per dire.


Scritto sotto l'effetto di birra con l'etichetta rossa* :-P

* citazione con libera interpretazione.

giovedì 11 dicembre 2008

varie ed eventuali

siccome scrivo di meno, quando scrivo ho più cose da raccontare. Ma siccome il tempo a disposizione quando mi metto a scrivere è sempre poco, le molte cose da raccontare collassano in poche righe, si frammentano, si spezzettano, diventano più evocazioni che fatti o cose o persone della mia vita.

Paragrafo 1 Parole che mi hanno emozionato
sottoparagrafo 1.1 Millanta
lo conoscete il verso della canzone Don Chisciotte di Guccini, che dice:
"Ho letto millanta storie di cavalieri erranti, imprese di vittorie dei giusti sui prepotenti". Insomma io ho sempre pensato che Guccini dicesse "millantastorie", tuttaccato, sostantivo plurale maschile, il che non ha troppo senso perché un millantastorie lo ascolteremmo non lo leggeremmo. Ad ogni modo, ieri mentre leggevo La Repubblica mi sono accorta che Guccini scrive "millantaspaziostorie, ed è scattata l'operazione Oli Devoto.
"Millanta" vuole dire "mille", con il suffisso -anta, rifatto sulla base di quaranta, cinquanta, etc. Una delle attestazioni più celebri della parola "millanta" è boccaccesca: "haccene più di millanta, e tutta notte canta".

sottoparagrafo 1.2
non esiste. o almeno non esiste ancora, perché ora me ne vado a dormire. :)
hasta la pasta

sabato 6 dicembre 2008

italianando, saltando ballando cantando, freddando, camminando, stellando, patatinando

perché poi la vita cos'altro è se non disfrutar?

la vita cos'altro è se non andare lì dove ti porta? affannarti ad andare controcorrente quando è quello che vuoi? poi a distanza di tempo chiederti il perché?
Cos'altro è se non scoprire affinità. Smascherare desideri, i tuoi e di altri. Soddisfare curiosità. Giocare?

Cos'altro è se non mangiare patatine eroski su un letto semi arancione semiverde, di venerdì notte, immagionandosi la vita futura dopo aver fatto 3km a piediper tornare a casa dopo un concerto perché non si è capaci di prendere un autobus, un tram, una metro?

Cos'altro?

cinema e battute. telefonate e sms. parole scritte in un word processor, un elaboratore di parole. Risate in un video che un irlandese ascolta in facebook.

cos'altro?

ricordi di barbe, cuori, pelli, spiagge e mari agitati. E l'eisciampla.

"Poi te lo spiego, ti chiederai cosa sta succedendo, non ci avrai capito niente".
ma è la vita, non c'è niente da spiegare. Sono contenta che i cuori continuino a battere.

Cos'altro? Gente per cui uno straniero che vive in Spagna e non capisce lo spagnolo è un autistico.

e molto altro.
Presto su queste scogliere...

hihihi, mi sono televisizzata.

sabato 22 novembre 2008

dedicato a virgh

la cartolina è arrivata.

L'ho trovata...

...nel secchio dell'immondizia...

:-)

varie ed eventuali

negli ultimi giorni la mia routine, anzi il mio rito sacro di farmi il bagno con bagnoschiuma - profumato a seconda dell'umore - e candele ha subito una modifica, o per meglio dire un ampliamento. Una copa de vino tinto.

E mentre aspetto che smilza mi chiami per dirmi che è pronta per uscire mi sono scolata mezza bottiglia.

Scogliera piripi

giovedì 20 novembre 2008

[continuando] coinquilinando

Le prime coinquline della mia vita vivevano in una casa degli anni cinquanta in un quartiere triste di Milano, palazzo di 6, 7 piani o più. Noi eravamo al secondo.[...]
Coinquilina-col-nome-biblico, minuta e alla moda, era una donna emanciapata. La madre l'aveva portata dal ginecologo a 16 anni per farle prescrivere la pillola. Aveva conosciuto il fidanzato in Costa Brava, il suo luogo d'origine, quando lui era andato lì in vacanza con gli amici. E da lì si erano innamorati. E avevano fatto l'erasmus ciascuno nella città dell'altro finché un bel giorno lei aveva detto al padre, produttore di turaccioli di sughero - che all'epoca mi sembrava un lavoro incredibilmente contadino -, che voleva andare a vivere a Milano. E il padre che la manteneva a Barcelona si piegò all'idea di mantenerla a Milano. Lei era fin troppo consapevole del coraggio che aveva avuto a trasferirsi nonché del valore del denaro. E sebbene di famiglia agiata, quando andavamo a fare la spesa al GS metteva nel sacchetto per la verdura un peperone, lo pesava, e poi ne aggiungeva altri due.
Credeva di avere in tasca la verità sul mondo. E su di me, anche.
A volte mi domando se la incontrerò di nuovo.

Coinquilina col nome chic aveva avuto un fidanzato nel suo paese, per vari anni, ma poi si erano lasciati. Il fidanzato era andata a trovarla mentre lei era lì. Comunque coinquilina col nome chic aveva due grandi amori. Gigi d'Alessio e Un posto al sole. È grazie (o per colpa) di coinquilina col nome chic che conosco la canzone che recita vulimm'c' cchiù ben' tutti i napoletani. Ed è così che ho scoperto le imperdibili avventure del biondo Alessandro Palladini.
Coinquilina col nome chic sopravviveva a botta di pasta al pesto già pronto e di piadine plasticose col prosciutto cotto. Il crudo non le piaceva. Non le piaceva il pesce e molte altre cose. Però nella sua credenza non mancavano mai le patatine fritte.
Poi coinquilina col nome chic aveva, o almeno ebbe in qui pochi mesi della nostra conoscenza, un altro amore. Si era presa una cotta colossale per un tipo che l'avrebbe probabilmente ignorata se lei non avesse mostrato interesse e disponibilità.

All'epoca io non ero come sono ora e per me già "fare l'amore" era una cosa mezza proibita, figuriamoci fare l'amore con qualcuno che lavora con te, che non ti ama, che conosci pochissimo, che se gli telefoni non ti risponde e che in più vuole farlo senza preservativo. Ma io non ho il nome chic. E nemmeno le scarpe leopardate.
Avevo però un fidanzato che non voleva che uscissi, e che se una sera non mi sentiva pensva fossi andata sotto una macchina, fossi stata rapita o lo avessi tradito.
E così avvenne, in quell'inverno milanese, che una sera che rossa milanese mi invità a cena da lei con suo marito e un loro amico, nonché mio collega, cdovetti affrontare la litigata più litigiosa della mia pluriennale relazione.
Fu così frustrante, così aberrante, così inutile e così incomprensibile (oltre che così doloroso) - mentre io mi sentivo incompresa - che innamorata com'ero e un po' stanca della condizione di fidanzatoemarginazione decisi di tornarmene a casa...

E il coinquilinaggio se acabò.

postilla: questo racconto è frutto dell'immaginazione. Fatti e persone sono inventati ed eventuali corrispondenze con la realtà vanno considerate casuali.

mercoledì 19 novembre 2008

Dentisti, ascensori e altre amenità

Il mio dentista è del 1950. Cinquantotto anni portati bene.

Nell'anticamera dello studio troneggiano, sulla parete con parati, due lauree. Una porta la data del 1974 ed è stata emessa dal Capo dello stato spagnolo, mentre l'altra è del 1977 ed è stata emessa dal re. Due momenti di storia nella vita di una persona. La dittatura e la liberazione. E il libero scorrere delle idee. E delle vite.

La settimana scorsa il dentista doveva devitalizzarmi un paio di denti e, anziché farlo lui stesso, ha delegato un giovane uomo, alquanto insignificante visto "in borghese" ma con un certo fascino alla George in ER con il camice verde mentre sedeva accanto alla macchina della morte e mi dava il benvenuto in maniera affabile.

Ho trascorso due ore e mezzo con le piccole mani di quest'uomo appena trentenne nella mia bocca, studiando ogni piccolo dettaglio della sua barba incolta, dei suoi occhi nocciola tendenti al verde, dei suoi nei, delle sue sopracciglia separate da peletti meno scuri e più corti. Ho sentito il suo respiro sul mio viso e ho guardato il suo sorriso soddisfatto mentre guardava sullo schermo del computer la radiografa che mostrava il risultato del suo lavoro, mentre sollevato mi diceva vaya molas que tienes, Ana.

L'esperienza mi ha lasciato una gran voglia di mani, sorrisi e cure amorose di chi capiva e sentiva il dolore, seppure non manifestato, di chi possa volere che io stia bene. Malinconia.

Ma il vuoto è stato presto riempito il giorno seguente dall'arrivo scoppiettante della mia sorella di destino dalla lontana Irlanda, che mi ha riempito le giornate, riscaldato il cuore, stimolato la mente. Che mi ha offerto gratuitamente il suo amore. E la sua esilarante compagnia.

Ma… alla sua partenza il vuoto era ed è ancora più enorme.

Lunedì al ritorno dal lavoro ero di nuovo sola e la malinconia ha invaso il mio cuore, mentre sola soletta, tornavo a piedi dalla piscina, fantasticando del mio vicino occhio luminoso (come Pallade Atena).

Arrivare al portone di casa. Vedere la freccia rossa rivolta verso il basso sull'indicatore luminoso dell'ascensore. Un istante per capire. E la porta scorrevole si apre. Dalla sliding door non esce Gweeneth ma occhio luminoso, con un gordo cardigan di lana marrone a coste larghe. Il casco nella mano destra. Scambiamo uno guardo intenso. Hola que tal, bien y tu. Siamo lì fermi uno di fronte all'altro con i piedi ben piantati, con la voglia di parlare e con le parole che non arrivano al mio cervello. E lui che dice bueno, que te vaya bien

lunedì 17 novembre 2008

16 anni

ho più del doppio dell'età, eppure ho reazioni da sedicenni. Lo incontro sul pianerottolo e a parte guardarlo e sorridergli non riesco a dire niente. La luce nei suoi piccoli occhi mi ha folgorato. E il suo atteggiamento sereno e felice.
Vorrei essere capace di parlargli.

domenica 2 novembre 2008

coinquilinando

Le prime coinquline della mia vita vivevano in una casa degli anni cinquanta in un quartiere triste di Milano, palazzo di 6, 7 piani o più. Noi eravamo al secondo.

La prima coinquilina aveva ventun'anni e un nome catalano, anche se all'epoca non lo sapevo mica che era un nome catalano. Per me era solo un nome, un nome italiano, un po' desueto, un po' biblico.
Però la mia coinquilina col nome biblico - che la mela se l'era mangiata e come - era piuttosto giovane ed era catalana. Parlava italiano con accento milanese e aveva fidanzato milanese, per il quale si era trasferita dalla ridente Barcellona, che io all'epoca non lo sapevo nemmeno bene dove fosse Barcellona, alla cupa Milano. A Milano studiava qualcosa di scientifico e si vantava pressoché ogni 10 secondi del suo inglese perfetto, perché lei aveva fatto l'esame dell'Advanced e l'aveva passato, che poi il CAE era difficile ma lei era brava e l'aveva passato, etc.

La seconda coinquilina aveva un paio di anni in più dell'altra e aveva un nome chic. Di quei nomi che io al liceo conoscevo una con quel nome ed era una con maglia najoleari, cerchietto najoleari, mutande najoleari, trucco najoleari, zaino invicta (tanto per variare), casa chic nel centro della città, parlava solo alle ragazze con tutto najoleari e ai ragazzi col motorino, insomma era chic, come il nome.
E si sa che nella vita la legge del contrappasso funziona a meraviglia. Coinquilina-col-nome-chic aveva un aspetto tracagnotto. Era grassa sopra, col culo piatto, le gambe a imbuto e improbabili scarpe leopardate, ma non color leopardo bensì un leopardato viola-nero, con il tacco in pura plastica vergine nera lucida. Coinquilina-col-nome-chic aveva un sogno nel cassetto, una grande ambizione, realizzare la quale l'avrebbe fatta sentire la donna più realizzata del mondo. Siccome nella città natale, nel sud più sud, nella Puglia più pugliese, nella Brindisi più brindisina realizzare l'ambizione era impossibile causa carenza di posti di lavoro perfino con raccomandazione, coinquilina-col-nome-chic si era fatta raccomandare per realizzare il suo sogno a Milano. Ma le avevano fatto un contratto a tempo determinato. Tre mesi. Per quei tre mesi coinquilina-col-nome-chic aveva lavorato il minimo, lamentadosi di tutto e tutti ma facendo la bella faccia coi capi al solo ed esclusivo fine di realizzare il suo sogno: ottenere un contratto a tempo indeterminato per raggiungere così lo status tanto desiderato. Quello di commessa dell'UPIM vita naturaldurante.

Correva l'anno 2000. A quel tempo io ero una ragazza che giocava a ramino e fischiava alle donne... ehm no... io ero una ragazzetta venticinquenne arrivata da una città del sud 11 mesi dopo la laurea, con un lavoro in tasca trovato mandando CV in internet, che per accettare quel lavoro aveva dovuto litigare di brutto col fidanzato, ragazzetto del sud dalle idee un po' ristrette, per il quale la città del Sud in cui eravamo nati e cresciuti era il posto migliore del mondo, il paradiso in terra. Ragazzetta, ero arrivata nella grande città del nord, città mai vista prima, con le mie paure, la mia voglia di indipendenza e di un'esperienza nuova, le mie sicurezze e il mio primo cellulare, regalatomi da hermanita esasperata dalla preoccupazione di mia madre per il mio trasferimento. Ad aspettarmi immensi cartelli elettorali del presidente operaio in maglione di cashmire blue e nient'altro.
Ospite per i primi tre giorni dalla figlia del commercialista di mia zia, studentessa mai vista prima ma gentile e accogliente, dovetti litigare col mio progressista fidanzato allorché nella casa in cui ero ospite fu invitato a dormire un ragazzino che studiava con le ragazze della casa, perché era inconcepibile che io dividessi il tetto con un uomo. In condizioni emotive disastrate e con dentro la paura della prima volta cercai una stanza in una città sconosciuta e grande, dove la metro era piena di formichine laboriose che camminavano a una velocità di 7 km all'ora, e trovai un posto letto in stanza condivisa con Coinquilina-col-nome-chic. E cominciai il mio primo lavoro.

Coinquilina-col-nome-biblico, minuta e alla moda, era una donna emanciapata. La madre l'aveva portata dal ginecologo a 16 anni per farle prescrivere la pillola. Aveva conosciuto il fidanzato in Costa Brava, il suo luogo d'origine, quando lui era andato lì in vacanza con gli amici. E da lì si erano innamorati. E avevano fatto l'erasmus ciascuno nella città dell'altro finché un bel giorno lei aveva detto al padre, produttore di turaccioli di sughero - che all'epoca mi sembrava un lavoro incredibilmente contadino -, che voleva andare a vivere a Milano. E il padre che la mantenva a Barcelona si piegò all'idea di mantenerla a Milano. Lei era fin troppo consapevole del coraggio che aveva avuto a trasferirsi nonché del valore del denaro. E sebbene di famiglia agiata, quando andavamo a fare la spesa al GS metteva nel sacchetto per la verdura un peperone, lo pesava, e poi ne aggiungeva altri due.

postilla
: questo racconto è frutto dell'immaginazione. Fatti e persone sono inventati ed eventuali corrispondenze con la realtà vanno considerate casuali.

mercoledì 29 ottobre 2008

tentativi

di superare le mie incapacità.
uno per volta, uno per volta...

martedì 28 ottobre 2008

vorrei sapere...

...da dove cominciare...

Oggi ho parlato di te già due volte. E ho guardato informazioni su di te in Internet giù due volte. Ti ho cercato in facebook e ci sei, hai 149 amici. Nessuno in comune con me. Chico mexicano mi ha appena detto che è stato due volte a cena a casa tua e che quando mi hai dato le chiavi per fare la copia del portone è stato a ringraziarti.

La tua moto sotto casa stasera non c'è, la tua bmw color ocra. E le luci del tuo piso sono spente. Non si ode la tua musica nel palazzo.

E la scorsa notte ho sognato che stavamo insieme. Un sogno colorato.

Vorrei una chance.

venerdì 24 ottobre 2008

finalmente weekend

l'uomo con la gorra con le cape di morto

voleva per forza appiopparmi il cugino, un hombre vestito rosso ferrari. A detta di capa di morto este hombre vuole fare famiglia in Italia. Ovviamente un tentativo di accalappiamento nudo e crudo. E l'uomo rosso Ferrari mi ha offerto un chupito ma non mi ha chiesto il numero di telefono, prendendo il fatto che domani non sarei stata nello stesso locale come un rifiuto.

E` che noi esseri umani siamo troppo insicuri.

Pensieri di sesso e di uomini con il cellulare. Nuovo.

Morale della favola: mai fidarsi di apparenze e presupposizioni. Osare. Ora e sempre, nei secoli dei secoli.

mercoledì 22 ottobre 2008

quando uno è un po' stressato

si rende conto di quanto è infida la gente. E cacacazzo.
Nella vita io adotto la politica "vivi e lascia vivere", non perché me ne fotto, ma perché credo che è giusto che ciascuno sia se stesso, viva a suo modo, pensi a suo modo e dica quel che gli pare.
Normalmente quando la gente viola con la parola la mia libertà lascio correre. Intendo dire se parlano per giudicare quello che dico. Ma se sono stressata, mi girano i coglioni. Siccome ho poca energia, oggi non ho reagito, perché risparmio l'energia per cose più importanti, ma quello che mi chiedo è perché ci sono persone che hanno dentro tutto questo bisogno di sopraffazione, di auto affermazione. Alla fine altro non è che aggressività il voler giudicare gli altri e volerli piegare al proprio modo di vedere o al proprio giudizio.
Insomma sono un po' stufa.
Da domani rispondo.
Con calma e sangue freddo.

non c'è nulla

di più vero, appagante e gratuito dell'amore di una madre per i figli.

domenica 19 ottobre 2008

domani

dentista

non ci voglio andare

PS: lo so questa settimana sono stata un po' lamentosa. Mi rifarò.

sabato 18 ottobre 2008

odio

avere le regole
il cielo grigio
voler urlare contro il mondo
non avere nessuno con cui andare al concerto
non avere nessuno che si prenda cura di me
non potere nemmeno vedere "che tempo che fa" con mia madre
sentire mia madre triste, mentre io mi intristisco dall'altra parte del mediterraneo

pensare di aver sbagliato tutto

venerdì 17 ottobre 2008

basta poco, che c' vò?

basta poco per sentirsi meglio:
danza africana. muoversi senza sosta.
telefonata a casa
un bagno caldo, candele, incenso.
musica.
La luce accesa e il rumore della tv dalla casa del piano di sotto.
Scendere di casa alle 22.30 con il coinquilino solo per andare a comprare una vaschetta di gelato al cioccolato all'opencor.
Chiacchiere.
JoFalchetto in messenger.

martedì 14 ottobre 2008

AFFANCULO IL MONDO

sabato 11 ottobre 2008

patate fritte, intendo dire crisps

lenzuola a fondo celeste con fiori azzurri e bianchi

lo stress della notte passata

una stella cadente a picco sulla spiaggia

le onde del mare che rincorrendosi si infrangono le une contro le altre

qualcuno che mi abbraccia, dolcemente

qualcuno che ogni 30 secondi pronuncia la parola sex

e una borsa rubata

sabato 27 settembre 2008

amichevolmente

Dormo male. E stanotte mi rigiro nel letto con dolore generalizzato al dente. Direi alla gengiva.
È che io da questo punto di vista sono davvero un caso irrecuperabile. Se un dente non mi si spappola, non vado dal dentista. E ora siamo al momento fatidico. All'inizio della fine. Ho cominciato ad avere dolore nel sogno.

Già prima tuttavia il mio sonno era agitato e alterato dalle emozioni di questi giorni. Vedere o sentire persone amate una volta ogni tre mesi incide notevolmente sulla mia emotività.
Oggi ho parlato con amiche con cui non parlavo da un po'.
Con la mia amica glottologa. Con la mia amica neoprofessoressa. Con amichetta di Spagna.
E amichetta di Spagna non mi ha quasi dato il tempo di alzare la cornetta che mi ha detto: "Mi sposo". "Mi sposo". Con una voce felice e quasi sorpresa. Un po' titubante. Cioè curiosa di vedere la mia reazione.
Il mio cuore è stato invaso dalla felicità. La prima volta nella mia vita che mi emoziono perché qualcuno mi annuncia che si sposa.
Il fatto è che amichetta di Spagna è un'antimatrimonista. Da quando la conosco. E il fatto che a un certo punto abbia sentito quest'esigenza, mi fa credere nell'amore.
Quando io ho conosciuto amichetta, lei era già innamorata di questo ragazzo, che invero è molto fortunato. Quando io ho conosciuto amichetta, lei viveva a un congruo numero di chilometri dal fidanzato. Quando io ho visto per la prima volta il fidanzato di amichetta di Spagna, lei aveva un sorriso radioso e i suoi occhi già brillanti erano ancora più luminosi, la sua testa reclinata da un lato in direzione di lui. E il suo corpo perso nell'abbraccio. E pensai: "Quanto lo ama".
Io non credo molto nel matrimonio. Direi che non credo nel matrimonio di tutti. Credo che sia triste che molta gente si sposi solo per fare una grande cerimonia. Perché così fan tutti. Perché si ha paura di perdere un treno.
Amichetta non rientra in nessuna di queste categorie. Ho sempre stimato Amichetta per quello che ha avuto il coraggio di lasciare per trasferirsi nella città (anzi nel Paese) del suo ragazzo, dove essenzialmente non conosceva nessuno dove non aveva un lavoro. E sentirla felice, e vedere che è cambiata, mi ha emozionato. Mi è venuta voglia di parlare con lei. Di sapere com'è successo. Che pensieri ha fatto. Che esigenze ha.
E mi ha dato una gran fiducia nell'amore. Io so che questa decisione è frutto di amore. Mi dà speranza nella vita.

Intanto subito dopo la telefonata di amichetta, mi è arrivata una risposta ad un sms che avevo inviato qualche giorno fa. Il ragazzo mi ringraziava per gli auguri di compleanno. E mi diceva che todo el mundo si è ricordato del suo cumple.
Altra emozione.

Il dente è ancora indolenzito. Di un indolenzito dolorante.
Insomma quando torno a Barna dovrò decisamente trovarmi un dentista. E con urgenza, per di più.

Mercoledì lui mi ha mandato un sms: "I hope you are enjoying Italian food".
Io ho risposto dopo qualche ora. E lui il giorno dopo: in spagnolo, un messaggio lunghissimo il cui succo era che era contento del fatto che tutto in Italia fosse come io lo desideravo.
Non so se lo capisco questo ragazzo. Ma so che comincio a...

Muxos besos.

martedì 23 settembre 2008

la mercè

Domani è la mercè. Concerti in tutte le piazze.
Non per me, alle prese con zaino e preparativi.
Quattro cose. Mi porto più cose quando vado a fare trekking che per questo mini-viaggio.
Più cose quando vado alla spiaggia.

Non vedo l'ora. Sono emozionata. Ma non solo di un'emozione bella. Mi prende un po' di tristezza anche. Pensando che il passato è il passato. E che domani è un giorno importante. O che almeno lo era fino a qualche anno fa.

sabato 20 settembre 2008

glandouille

Stasera

in città c'è la festa della Mercè.

Ma

Scogliera

sta di nuovo male.

Debole. Unico mio compagno il letto. E una coperta blu con un Titti giallo. Noia.
E si sa cosa fa l'uomo moderno quando si annoia? 1) vede un film. Ci ho provato ma il pc si rifiuta di farmi vedere Noviembre. 2) si mette a non far niente in Internet.Ed eccomi qua.

Guglandoguglando, mi sono imbattuta in un inedito di De Gregori che non conoscevo.
Voce giovane. Canzone che come tutti gli inediti di De Gregori canzone non è. Leccami tutte le volte che ti chiamo amore. E in qualche modo proprio in quanto non canzone, ancora più canzone.

venerdì 19 settembre 2008

venerdì 12 settembre 2008

un altro venerdì

Ho incontrato di nuovo il guatemalteco
Però, no, non gliele ho chieste le foto. Non ero molto reattiva, troppo stanca, di venerdì sera dopo un giorno pieno in ufficio e il virus che ancora serpeggia dentro di me.
Sembrava stanco anche lui. In realtà sembrava resacoso. O triste. Però mi guardava con sguardo pieno. Occhi piccoli. Barba incolta.

giovedì 11 settembre 2008

lo zibaldino* di Scogliera

ovvero pensieri sparsi.

è giovedì, apparentemente un giovedì qualunque se non fosse che è el dia de Catalunya.
Voci dicono che un ragazzino si sia arrampicato su una gru davanti alla cattedrale e che abbia infilzato una bandiera di Catalunya. E che poi non sia più sceso. E che non si faccua acchiappare dai pompieri (che in realtà vogliono solo aiutarlo). A quest'ora l'avranno preso, si spera.
Però io penso che queste cose siano frutto dell'atmosfera e dalla maniera in cui la "catalanità" viene inculcata alla gente qui.

Ho deciso che l'unico modo per disfarsi di questa febbre che mi ha già rovinato un weekend è prenderla di petto e fare lo stesso le cose che voglio fare ignorando i decimi, il raffreddore, il mal di gola e la debolezza. Ieri sera sono uscita e oggi sono andata a mare. E forse la mia salute non è migliorata, ma sono molto più felice. Stavo morendo tra le 4 mura.

A volte non me ne accorgo. Ma devo avere una personalità forte. Vedo l'influenza dei miei gusti e del mio modo di pensare sulla gente.

Internet e la privacy.
-Ho scoperto per puro caso che digitando nomi e cognomi delle persone in google esce fuori una pagina di facebook in cui si vede la foto della persona e le foto dei suoi contatti. What the fuck?!?!?
-La gente chiude i blog o li privatizza perché improvvisamente la sua pagina viene letta da gente nota. E' una cosa a cui ho pensato molte volte e che a volte mi ha fatto evitare di scrivere cose che avrei scritto. Il che è abbastanza triste se si pensa che io ho aperto il blog proprio per scrivere di cose che non volevo dire a chi avevo intorno.

La mia migliore amica viene a trovarmi.

Non voglio affrontare la giornata lavorativa di domani. Cosa che non mi capitava da anni. Sì, erano anni che il lavoro non mi stressava. Non che mi stressi in generale. Solo mi stressa la situazione particolare di domani. Vabbè, pacienza.
Sarà presto fine settimana.

Stasera ho mangiato di nuovo la bomba. Una delle cose più buone del mondo.


* Lo zibaldino.

sabato 6 settembre 2008

un venerdì

un venerdì ti svegli strano. Ti sveglia la luce. E pensi sia tardi. Sei ancora immerso nel sonno ma la coscienza predomina sul tuo inconscio sonnolento e cerchi il cellulare per sapere l'ora. Trovi una chiamata persa da un numero che non conosci. Pensi sia qualcuno dall'ufficio e pensi "cazzo vuoi vedere che è mezzo giorno e non mi sono svegliata". Poi pensi anche: "vabbè chissenefotte, meglio se ho dormito di più". Poi finalmente guardi l'ora e sono solo le otto.
Allora torni alla tua almohada lunga lunga (sì, qui i cuscini sono matrimoniali) ma il tuo sogno erotico-sentimentale è già sfumato e la routine, i ricordi, lo stress cominciano a invadere il tuo cervello. Ti rigiri. Avvolgi la testa nel cuscino per non sentire il rumore di fondo della città. Ti rigiri. E tuo malgado ti alzi. Mezza nuda, sperando che la coinquilina non abbia ospiti, ti rechi famelica in cucina per il consueto gesto. Acqua, filtro, caffè, cucchiaino, tazzina, zucchero. E torni in camera. Dove... tuo malgrado... cominci a preparati, lentamente, per riscaldare il motore, con dolcezza...

E il venerdì comincia.
La parte noiosa del venerdì comincia. Quella parte in cui vorresti che i clienti fossero morti tutti. Che l'azienda ti pagasse per non far niente. In cui vorresti che il software sul mercato funzionasse davvero. Quella parte in cui sei così stanco dopo una settimana di lavoro che l'idea di uscire a cena la sera ti sembra una fatica insopportabile. Quella parte di giornata in cui gli occhi ti si chiudono. In cui ogni tanto guardi il tuo compagno di banco per vedere se anche lui si sta appapagnando. Quella parte in cui sei grata alla ragazza con le unghia lunghe se inizia a criticare la professionalità di qualche collega solo perché così puoi smettere di fare il tuo lavoro per alcuni minuti.

Poi a un certo punto: piiiing. 18.10.

FUGA

E cominci a pensare:
1) casa, piscina, casa, cena?
2) casa, siesta, cena?
3) casa, piscina, nanna?

CASA
Coinquilino messicano è tornato dal messico, ti accoglie alla porta di casa, ti abbraccia. Ti dà un regalo. Un collana di barro negro de artesania local.
Lui esce.
Tu:
Sottoponi al vaglio pro e contro di piscina, uscita con soli uomini, andare a dormire subito e fino a domani mattina, mentre skaipeggi con mamma, sorella, amica d'Irlanda (che l'hai chiamata senza preavviso -e che voglia che hai di sentirla!- e la cogli mentre è da Tesco), JoFalchetto.

Decidi. Opti per l'opzione 4: bagno post-telefonate, un poco di relax e uscire a cena.

15 minuti prima dell'appuntamento chiudi alle tue spalle la porta di casa, per dirigerti verso la metro.
Le porte dell'ascensore si aprono. Entri. Premi la B (sì gli ascensori spagnoli hanno più tasti con lettere che tasti con numeri). Arrivi al piano Basso. Le porte si aprono. Davanti a te, un uomo incede sicuro ma rilassato. Senza fretta. Maglietta a mezze maniche che dice in uno sguardo sono ancora in ferie mi posso mettere la t-shirt rosa, hai capito io sono in ferie, vacanze, vacaciones, vacances, holidays. E' lui. L'unico condomino che ti fa piacere incontrare. Victor. E' li. Lo saluti. Un po' titubante. Non lo vedi dall'ultima volta che lo incontrasti all'uscita del portone. C'era tua madre. Che guardò, ascoltò il saluto intercorso tra te e il suddetto, lasció che il portone si richiudesse alle vostre spalle e laconica disse "Bell'uomo".
Lui ti saluta. Accenna un sorriso. Ti chiede come stai, quasi incerto sul se si può fermare a dire una parola in più o no. Probabilmente nota il tuo sorriso aperto, perché la dice: ¿que tal las vacaciones?
No, non sono stata in Italia. Sono stata in Finlandia e qualche giorno in Costa Brava.
¿Donde? aqui y aqui.
E tu? Belize y Guatemala.

APRITICIELO
Guatemala? Il sogno della mia vita, Victor! E ti è piaciuto? Ma sei andato in spiaggia o all'avventura?
Con la mochila. Sono dimagrito 3 chili.
Non smetti piú di fare domande. Lui sembra compiaciuto. "Perché sogni di andare in Guatemala?", ti chiede.
Eri scesa in orario per l'appuntamento a cena ma ora sei in ritardo. Vi salutate.

Sorridi, sei contenta. Un uomo cos¡ normale... ma che ascolta Glorya Gaynor... fa le vacanze in posti lontani. Con lo zaino. Prendendo i bus. Camminando nove ore al giorno. E' stato in piú paesi extraeuropei di quelli che tu hai visto in Europa.
Mentre ripensi alla conversazione, cammini. Verso la metro. E pensi. Foto. Avrá fatto foto. Magari lo incontreró di nuovo.

Sei quasi arrivata all'appuntamento con i tre uomini, che pensi siano due, quando il cellulare squilla ed è lui che ti chiede dove sei e perchè lasci aspettare tre uomini che sono lì per te.
L'ansia che avevi prima di decidere cosa fare la sera è completamente svanita. Li saluti. Tutti e tre. E cominciate a ridere e scherzare. E camminate alla volta del ristorante etiope. Proposto da te. Arrivate. Dentro è bellissimo, accogliente e curato ma con la semplicitá che ci si attenderebbe. Tavolini in paglia colorata accolgono grossi vassoi argentei su cui troneggia un pane rotondo tipo base della pizza con sopra carne. Mangiate. Con le mani. Bevete succo di gawaba (o qualcosa del genere) e tè (rigorosamente con hielo perchè siete a Barcelona e qui in estate il tè si beve con ghiaccio). Insomma risate, mani sporche, comida picante, rica y guarra :-) ancora risate. E sì, per questa sera era la scelta giusta. Mi ha risollevato l'umore nero di un'intera settimana. A volte le cose sono piú facili a farsi che a dirsi.

Casa di nuovo. Un passaggio tra i blogger. E nanna. Non senza un pensierino della buonanotte.

Sì, ti chiederó le foto!

giovedì 4 settembre 2008

martedì 2 settembre 2008

rileggendo questo post, capisco perché quel mio amico l'altro giorno mi ha detto che sono poetica (magari anche un po' patetica)

Da quando ho scritto questo, continuo di tanto in tanto a pensare ai miei luoghi dell'anima.

Ci sono posti che hanno fatto parte della mia vita e delle mie esperienze. Ci sono posti che ho condiviso con persone. Magari con una sola persona della mia vita. Ma non con le altre. Ci sono posti conservati in un angolino della mia memoria che i più ignorano. Ci sono posti che per me equivalgono alla vita.
E descriverli è opera da poeta o da scrittore, non da blogger qualunque. Non da trentenne sfaccendata che digita sommessa in un ufficio pigro.

Molti di questi posti rappresentano o hanno rappresentato oltre alla scoperta della vita un rifugio, più o meno consapevole, dalla vita stessa. O dalla me stessa pensierosa, malinconica e timida.

Molti di questi posti sono spiagge. O calette tra le rocce.
Molti di questi posti sono odore di mare, sole ardente e brezza estiva.
Sono riflessi argentei su mare verde o azzurro, a volte cristallino. Altre volte no.
Sono impronte di gabbiani sulla sabbia lunare di Caporizzuto alla foce di un fiumiciattolo. E sorpresa, e paura del peccato.
Sono corpi abbronzati e pelli lisce e spalle non abbronzate di pelli olivastre, con un solo pelo nero doppio e riccio. Sono ombelichi ripieni di batuffoli di lana.
Sono un balcone che affaccia sul cimitero e un balcone sul grande golfo, con scogli artificialmente collocati per frenare la furia invernale del mare. E rumore di telefilm poliziesco e di passi cadenzati e sbilenchi di nonna. Odori del passato.
Sono sorrisi e amore che non esistono più il giorno 2 settembre 2008 ma esistono in un cuore che il 2 settembre 2008 ancora batte, e ancora ricorda.

"Ricordo" viene da una radice indoeuropea, qualcosa tipo *cord/*card, da cui viene anche la parola "cuore".

Esistono spiagge buie, con la luce della luna, il mare come una pozza di acqua stagnante e quattro gambe, due pelose e due no che solcano l'acqua camminando sulla riva. Per migliorare la circolazione. Ridendo. Baciandosi di tanto in tanto. E che il nome di quel posto significhi davvero "forza dell'erba", o sia solo una paretimologia, poco importa.

Gli occhi possono essere considerati un luogo?
No, perché io quegli occhi li ho rimirati per ore e ore, giorni, anni. Come si fa con un paesaggio chulo, spettacolare, con scogliere incantante e verdi praterie.

E ho annusato l'odore degli alberi in boschi vicino a conventi e ascoltato parole che parlavano di purezza.

Ho passeggiato per vicoli umidi e antichi, guardando curiosa artigianato etnico. Tra odore di pizza e conversazioni in dialetto. Sono entrata mille volte nella chiesa di Santa Chiara, e ho mangiato arancini di riso nearby. Mentre i sogni miei segreti si cullavano nel bus.

Sono palme su spiagge greche isolate del mondo. E chele di granchi morti tra le dita di chi amavo.

Fiumi in piena. Quasi straripanti e io seduta sull'argine. E il ragazzo a parlarmi della pequeñita.

L'odore di fiume è così diverso dall'odore del mare. Eppure il fiume porta con sé le stesse storie. Il fiume è più malinconico. Meno guerriero del mare. Non ha l'ampio respiro del mare. E non ha la placida immensità dell'oceano. i grandi gabbiani. Ma ha decine di cigni appollaiati.

I golfi, tra i miei luoghi ci sono golfi. E monti bassi (che fossero di preti o no). E castelli su laghi.

frammenti

Scogli e acqua gelata, blu, verde, azzurra. Rocce grigie e riflessi color della terra.

Corpi poco più che adolescenti, ma vibranti e odorosi. Le mani di lei sul petto villoso di lui. L'odore del sudore mescolato all'odore del sale marino, dei crostacei tutt'intorno.

L'estate in un paese di mare.


E il piacere della scoperta.

Leggo, condivido e diffondo

Oggi su Repubblica, Pietro Citati scrive:

"Quanto ai giudizi psicologici, la pretesa di comprendere, analizzare e giudicare un bambino o un ragazzo, è completamente insensata. Nessun professore sa chi è veramente un alunno di otto o quindici anni: non lo sanno nemmeno il padre o la madre, e nessun altro essere umano".

lunedì 1 settembre 2008

Come in un film, ma Barcelona anziché Vienna

ci sono volte in cui ci succedono cose strane, o incredibili, che sembrano uscite da un film americano. A me è successo qualcosa come in Prima dell'alba.
Poi il giorno dopo mi sono accorta che quello che era veramente incredibile era la situazione. Ma era appunto incredibile, ovvero non credibile, e il giorno dopo mi sono svegliata dal sogno.
E mi sono accorta di molte cose. Una di queste è che so molto più di quanto io stessa pensi cosa è importante per me nella vita. E cosa cerco in un uomo.
Mi sono accorta di quanto il mio passato sia passato, perché io sono diversa, e quanto una persona che 10 anni fa mi avrebbe fatto follemente innamorare di sé questa volta abbia perso il suo fascino dopo la prima ora e mezza di conversazione.

Mi sono accorta che anche se ho bisogo di verve, di molta verve nella mia vita quotidiana, al contrario di quanto avrei potuto fare tempo fa, ora non me ne andrei tre mesi in Cina o in Africa se ne avessi occasione. O magari ci andrei, però so quello che perderei.
Non so se è un fatto di età. Ma un po' è come se mi stessi assestando nella vita normale. Il ché, diciamocelo, un po' mi lascia anche perplessa.

Insomma in 24 ore un sogno d'amore è nato e si è infranto. Senza lasciare traccia per di più. Perché stranamente io sono tranquilla. E mi sento più forte.
Mi sorge il dubbio che sia la via per la solitudine eterna.

venerdì 29 agosto 2008

Cose2

Cose apparantemente facili: andare al bancomat, inserire il bancomat nell'apposita fessura, digitare codice e somma desiderata, e ritirarla.
Che si trasformano in difficili:
il puto bancomat si trattiene la scheda!!!


aaaargh!!!

giovedì 28 agosto 2008

come io e te che stiamo a guardare tutte queste cose passare

Cose facili: trovare il sito dell'Università di Barcelona e scoprire tutto, tutto ma proprio tutto riguardo al corso di laurea a cui ti vuoi iscrivere.

Cose difficili: capire dove si deve andare per iscriversi all'università di Barcelona


Cose facili: decidere come vestirti per andare a mangiare una pizza napoletana

Cose difficili: trovare le chiavi di casa ammishcate al tuo disordine prima di uscire per andarti a mangiare una pizza napoletana


Cose facili: fare quattro chiacchiere in messenger con l'uomo col cellulare

Cose difficili: non farti prendere dalla nostalgia quando fai quattro chiacchiere in messenger con l'uomo col cellulare




È venuto qualcuno, baby, che non si è presentato.
È venuto lo stesso, baby, ma non era invitato.
È venuto qualcuno, baby, che ci guarda e sta zitto,
e c'è qualcosa che cambia sotto questo soffitto.

mercoledì 27 agosto 2008

dauntaim

per fortuna esiste il dauntaim.
per fortuna oggi il dauntaim mi ha baciato.
Anche se per poco.
Intanto ho il tempo di scrivere cazzate.

Non è che io abbia molto da dire in reatà. Solo cazzeggio.
-No, tu sbagli cazzeggio. Io uso Facebook :-)
Adattamenti tecnologici di vecchie pubblicità.

Insomma il dauntaim è essenzialmente questo. Chattare con gli amici lontani. Mandare mail. Scrivere post inutili. Twitterare. Pensare. Ciarlare. Progettare vacaciones Pregustare la pizza napoletana che mi mangerò stasera. No, non nel senso che una pizza napoletana ovvero con pummarolo e aglio, bensì una pizza fatta come la farebbero a napoli. Ovvero bbuona. Una pizza che mentre la mangi vedi i ritagli di giornale di maradona alle pareti, e senti la parlata napoletana. E anche se la pizza alla diavola si chiama calabrese, sempre meridionale è. Sempre viene da quell'inferno in cui gli insegnanti dovranno fare i corsi di recupero.

Vabbuò, vado a pigliarmi n'atu ccafé

martedì 26 agosto 2008

credo che non si possa immaginare...

... un oroscopo più bello del mio in questi giorni...
armonia nei sentimenti, capacità di provare emozioni, originalità e sauarfer nel lavoro. Fino al giorno xxx settembre in cui pare che dovrei innamorarmi per davvero.
Se non fosse che l'oroscopo già me l'ha detto più volte quest'anno che mi innamoravo.
E devo dire che la voglia e la predisposizione ci sono.
Manca la meteria prima.
Ma la verità è che non c'è più nemmeno la fretta, non c'è l'ansia, c'è una strana sicurezza che arriverà. Quando dovrà arrivare. Quasi invisibile. Ma subito bene accolto.

E c'è la conapevolezza che il passato è il passato. Quasi come una vittoria.

C'è quella strana percezione della vita che mi dice con precisione e istintivamente se sto perdendo del tempo, che mi fa evitare di mettere energie in cose o persone che non le meritano. Che mi fa andare avanti per la mia strada, perché poi alla fine per me è ancora vero quello che mi insegnò mia madre da bambina, che è meglio soli che male accompagnati. Dove male non vuol dire che la persona che ti accompagna non è buona, ma solo che non è quella giusta per te.

E se Farewell mi fa piangere perché l'ex uomo della mia vita non è più mio, è proprio questa consapevolezza che mi fa sentire forte, forse perché so come ci sono arrivata. Perché so che passo dopo passo, ragione dopo ragione, discussione dopo discussione, errore dopo errore, sono arrivata fin qui. Fino a questa città multilungue ma con una sola tradizione a cui i più devono adeguarsi se vogliono integrarsi.

E insomma anche il terzo dei tre pensieri si è rivelato ampassan. E questa volta non penso nemmeno che dipenda da me. Non penso che potevo fare le cose meglio. Non penso che potevo evitare qualcosa. Penso che ho fatto quello che mi andava di fare, e che proprio perché l'ho fatto so quello che voglio. E quindi quello che non voglio.

E intanto ho un'amica, che dopo domani compie gli anni. Molti meno di me. E sono contenta di passare il suo compleanno con lei, mangiando pizza. Lei che non lo festeggia mai. Lei che prima mi diceva di no e ora si lascia trascinare dalla mia voglia di vivere.

Il fatto di lasciare un segno nella vita e nel sorriso della gente, è anche questo che dà forza. O almeno che dà forza a me. E intanto oggi la mia collega tornata a lavoro dopo due settimane mi ha detto: oh, ma lo sai che ti sei fatta proprio secca. Erano almeno 10 anni che qualcuno non associava a me la parola secca. E oggi ho comprato il biglietto per tornare a casa. E mentre lo compravo mi sono accorta che l'ho comprato per il giorno del compleanno dell'uomo col cellulare nuovo. Ma non ci sarà il suo compleanno. Non ci sarà lui. Né io e lui. Ci sarò solo io, a casa, felice con la mia famiglia. E questo anche è forza. Che poi è anche lo stesso giorno in cui l'oroscopo dice che mi innamorerò. Non che ci creda, eh. Cioè negli oroscopi sì, ma in questa cosa qui no.

Voglia d'amare.

sabato 23 agosto 2008

che poi uno può dirsi tante cose

ma quello che conta è quello che ti viene di fare in quel momento. nel momento in cui qualcosa accade, in cui qualcuno è di fronte a te, e tu decidi se ricambiare l'abbraccio o no. Se fargli il solletico o no. Cosa rispondergli all'essemmesse.

uno può dirsi che è ferito o che non lo è, che pensa a qualcuno altro o che non ci pensa, ma quello che conta è quando te lo trovi di fronte.
Quello che conta è quello che senti mentre in una serata estiva dopo un acquazzone, con il suolo bagnato, vai a caricati il cellulare alla caixa. Perché sei rimasta serza credito. E vuoi rispondergli.
Quello che conta è che abbia pensato ate. A te, immaginandoti sotto la pioggia o nuda a mare, al buio. A te.

Quello che conta è avere un'amica che resta sveglia anche se si sta addormentando sul PC per aiutarti a riscrivere il tuo CV che non aggiorni da 3 anni ormai...

Quello che conta è avere fame.
Avere una casa.
Persone che ci amano seppure all'altro capo del mare.

Quello che conta... 1,2,3,4...

giovedì 21 agosto 2008

la traccia del mio sangue sulla candela

in un racconto di garcia marquez una donna sposata con un soldato, sui Pirenei si fa male un dito, le esce una goccia di sangue che macchia la neve. lei muore.

Oggi ho premuto accidentalmente il palmo della mia mano su un bicchiere portacandela rotto. ma non me ne sono accorta subito, quindi ho continuato a premere. L'orlo rotto del bicchiere, che prima era color bicchiere, ora è rosso.

Quando ciò è successo mi stavo preparando per uscire. Con lui. Con il terzo dei lui.

Ho perso un certo qual quantitativo di sangue. Mi sono tagliata sul monticello all'attaccatura del pollice e nella piega dell'attaccatura del dito indice. Mano destra. Ora se digito me duele. Ora che digito me duele.

Mi sono incerottata e sono uscita. E a un certo punto mentre ero lì alla fiesta mayor de Gracia, un po' spenta in realtà - la festa dico - ho sentito un vuoto. Mi si è dipinta una faccia triste, contrabbandata per stanchezza, e l'uomo col cellulare nuovo si è piantato nella mia mente tra una shawarma e una cerveza.

poi ho ballato al tendone del folk. Perché a questo ragazzo piace ballare. E anche a me con lui. Mi sento libera di ballare male. E mi diverto saltando a destra e a sinistra, e lui con me.
poi ce ne siamo tornati a casa. Ognuno alla sua. E io penso a quando vivevo in Romagna. Con l'uomo di cui percepisco l'assenza. Io. E il vuoto. E il dito dolorante.

La traccia del mio sangue nella vita.

venerdì 15 agosto 2008

sabato 9 agosto 2008

turisticando

Bàrcino sotterranea non è malaccio.
Mi ha impressionato il modo in cui i catalani sono in grado di far conoscere all'umanità la loro storia. Ponti di ferro e plexiglass tra gli scavi. Tutto pulito lucente. Spiegazioni passo passo. E le audioguìas che Scogliera odia tanto.

persone che amo

è bello avere vicino le persone che ami.
Emozioni incredibili all'arrivo e durante il tempo insieme.
Ma poi la percezione che rimarrai di nuovo sola, quando se ne saranno andati.
Sangria e chiacchiere. Regali e sorrisi.

Amore e giri.

Oggi l'ex uomo della mia vita mi ha detto che aveva pensato che volessi tagliare i rapporti con lui... perché non lo contatto molto e in genere quando parliamo vado di fretta.

Mail scambiate con qualcuno con cui sono stata bene, hace mas que un mes now...
Un po' harta delle mail.

Sonno. Sueño.

giovedì 7 agosto 2008

a volte sì

a volte sì, divento gelosa.
Per qualcosa di piccolo, infinitesimale, di cui la gente nemmeno si accorge.
Mi ingelosisco. E mi entra un sottile senso di disagio.
Le persone avranno anche il diritto di vivere la loro vita, di andare a Parigi o dove gli pare con chi gli pare. Non è che debbano nocessariamente dirmi dove vanno, con chi vanno. O dirmi che hanno voglia di vedermi ossessivamente...

Già.

domenica 3 agosto 2008

mi serve un titolo x questo post se no non posso linkarlo a un nuovo post

oggi, che poi era ieri, ho letto un post di un blogger simpatico che parlava del tipo di donne che gli piace.

è interessante vedere il punto di vista degli uomini.

qualche anno fa avevo un amico che usciva solo con ragazze di una bellezza inferiore alla media. Lui era decisamente bello, intelligente, simpatico e c'aveva pure il fisico. E un odore da favola.
A questo tipo piacevano brune e pequeñitas. La cosa non ha niente di strano. Più che altro ci ho pensato perché lui è l'ultimo uomo che mi ha parlato delle sue preferenze in fatto di donne. Beh, non divagherò su quanto mi fa rosicare che uomini alti quasi un metro e novanta si mettano con ragazze di un metro e quarantacinque… no, non divegherò.

è stano perché io da un po' non ci penso a come mi piacciono gli uomini. Se mi piacciono biondi o bruni, italiani, inglesi o di chissà dove. Non ci penso più da quando non ne parlo più con quel mio amico. E da quando nella mia vita non c'è un uomo, nemmeno un uomo sognato, nemmeno un uomo virtuale. Chissà perché con quel mio amico finivamo sempre a parlare dei miei uomini e delle sue donne. Più delle sue donne, perché lui aveva in quei mesi più donne di tutti gli uomini che io ho avuto nella mia vita.

e da quando non penso più a come mi piacciono gli uomini, e da quando non ho più l'amico alto e bello e insicuro vicino, ho incontrato uomini che mi piacciono.


ho cominciato a incontrare uomini che mi piacciono da quando vivo qui.

non fraintendetemi, eh: non molti. Sono sempre pochi, rispetto alla media. E sono uomini ampassant.

Il primo si chiama arquitecto colombiano. L'ho conosciuto mentre cercavo casa. Pelo largo, interessante, vivace, poliglotta, ha vissuto in mezzo mondo. Ci ho parlato 5 minuti, quando cercavo casa. Affittava una stanza in casa sua. Aveva rifatto il salotto a suo gusto. Azzurro e arancione. Un sogno.

Il secondo: occhi verdazzurro come Pallade Atena. Poliglotta, sportivo di sport all'aria aperta. Ha vissuto all'estero. Gli piace la pasta alla carbonara e l'odore di terra mojada. Quando ho deciso che mi piaceva, si è messo con una giapponesa.

Il terzo: il più giovane dei tre. Vivace, poliglotta, ha vissuto in mezza Europa. Da ragazzo guardava la tv italiana. Balla. Ma di lui parleremo un'altra volta.

Insomma, se dovessi dire come mi piacciono gli uomini dovrei dire: poliglotti, con molta esperienza di vita, luoghi e persone. Attivi.

Il blogger di cui sopra ha scritto una cosa che condivido e che si applica a me:

"E poi la voglio dolce. Io ho paura delle donne con gli occhi da stronza"

E sì, io ho paura degli uomini con gli occhi da stronzo. Anzi forse più che averne paura non mi interessano. Li rilevo a mille miglia gli occhi da stronzo. A me piacciono gli occhi e le facce da bravo ragazzo. Già, proprio come quella dell'amico con l'odore da favola. O quella dell'uomo con cellulare nuovo.




Scoprendo Barcelona

Tutta la gente che va a Barcellona ha una specie di ossessione.
Tutta la gente che va a Barcellona vuole vedere Gaudì.

Gaudì ha il suo fascino devo ammetterlo. Però ha un neo. Ci vanno tutti.

Io quando l'anno scorso sono andata in vacanza a Barcellona sono stata a Parc Güell a vedere il lucertolone maiolicato e altre meraviglie. Però non è stato cos¡ bello. Non ho nemmeno potuto fare una fotografia alla lucertola perché la scalinata pullulava di educati turisti, quasi tutti italiani, che facevano nu burdell e pazz, urlavano, strattonavano, spintonavano, mangiavano, bevevano, gridavano. Esperienza edificante.

E se Parc Güell per lo meno è gratis, a Casa Battliò oltre al danno anche la beffa: 17 euro più una fila lunga mezzo Passeig de Gracia.

La mia ospite è atterrata a Barcellona con un grande libro di Gaudì sotto il braccio.

- Queste sono le cose che voglio vedere di più, mi ha detto.

La mia ospite a Barcellona ha una specie di ossessione.
La mia ospite a Barcellona vuole vedere Gaudì.

sabato 2 agosto 2008

è qui

di notte, la finestra aperta per il troppo caldo.
Materasso a terra accanto al letto grande.
Giaccio. E sento il suo respiro accanto a me. Pesante e forte. Un respiro che conosco.
Un respiro che amo.

Un sorriso mi nasce sul viso. Anche se è notte, anche se non dormo.
Un sorriso e un senso di felicità di sottofondo. Di amore incodizionato, di conoscenza profonda. Di legame inseparabile.

È qui. E io sono felice.

lunedì 28 luglio 2008

sudore sulla mia pelle
lenzuola nuove fiorate in lavatrice
piantana azzurra da 12 euro nel soggiorno a fare compagnia a chico messicano
padella senza graffi nuova di zecca

stanza quasi pulita. Ma domani di più.

Ma che bello sono emozionata per quello che mi aspetta.

Però che caldo!

domenica 27 luglio 2008

nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

anche le relazioni

soprattutto le relazioni

Oggi pomeriggio nella calura estiva non riuscivo a muovermi, a stare in piedi, a uscire, a stare al pc. Il mio corpo lentamente si è abbandonato sul mio letto misura 150 con la finestra di fronte aperta e tutte le porte della casa aperta. Mi sono addormentata nella brezza. La luce calda entrava dalla finestra.

mi sono svegliata per rumori provenienti da una finestra che dà sul patio interior.

Una sensazione antica, già provata, di città sul mare. Di spensieratezza da studentessa. Di certezza dell'amore del mio compagno d'allora. Un'istante. Di tempo illimitato ed eterno. Di motorino in costiera. Di gelato nella villa comunale.

Un'istante in cui passato e presente si sono confusi.
E un risveglio senza rimpianti. Una vita diversa.

Persone che ci sono ma in modi diversi.

O persone che non ci sono più ma sono nel nostro cuore. Come mia nonna, le sere d'estate fuori al balcone. Biscotto di grano col succo di pomodoro. Frittelle di sciurilli e bocconcini. A volte la tv a volume da sordo. Odore di basilico.

e l'odore forte di mia nonna

e ci sono relazioni a distanza

soprattutto relazioni a distanza

le mie 4 migliori amiche vivono due in Irlanda, una a Napoli e l'altra a Roma

l'amica più stretta che ho qui la conoscevo già prima di venire qui, ma avevamo un rapporto diverso. Saltuario. Di simpatia, ma non stretto.
E ora è diverso. Ieri senza motivo mi ha regalato un libro.

un libro di candele




sabato 26 luglio 2008

Le Scogliere sono immerse nel mare, ma questa Scogliera si è immersa nella cultura finlandesa (con la A perché è femmina)

Cosa fa una ragazza italiana che si sente cosmopolita quando visita le amiche a Helsinki?

Si immerge nella cultura finlandese.

Mangia renna, fa la sauna in una casetta finlandese bellina bellina, visita i luoghi obbligati, si interessa al design finlandese (ergo entra in tutti i Marimekko e gli Aarikka della citta), guarda gli uomini finlandesi, va a mangiare nel MacDonald finlandese, mangia fragole finlandesi - che sono come le nostre ma costano di più. Beve birra finlandese, cider finanldese, salmiakkikossu sotto l'effetto dei quali, in un bar di Karaoke abitato solo da autentici fravacatori finlandesi, arriva a cantare in pura lingua finlandese - che non ha mai parlato né studiato - una delle canzoni finlandesi piú famose della loro storia musicale. Ascoltatela! Come? ho capito bene? Vi sembra di conoscerla?!? Si l'avete riascoltata e sapete cos'è, ne siete certi. Ce l'avete sulla punta della lingua, ma non vi ricordate cos'è!!!?! Allora ascoltate questa e forse vi si rinfresca la memoria! :-)

Insomma la ragazza italiana ha davvero fatto il pieno di suomi.

giovedì 24 luglio 2008

mercoledì 9 luglio 2008

Capita:

  1. di andare a fare un'escursione con gente simpatica;
  2. che sia di sabato;
  3. che il sole batta forte giá a prima mattina;
  4. che la destinazione sia a due ore di auto da Barcelona;
  5. che trovare il sentiero sia difficile, e prenda piú tempo del previsto: salite, discese e tentativi;
  6. che mentre parla con un ragazzo simpatico Scogliera non si senta più le mani e cominci a muoverle per "risvegliarle";
  7. che mentre muove le mani Scogliera le guardi;
  8. che guardando le sue mani scogliera si accorga che sono diventate enormi. Manos inchadas;
  9. che ti dicano che è normale che le mani si gonfino quando fa molto molto molto caldo;
  10. di scoprire che basta buttarsi nell'acqua fresca del mar di Catalunya per far sgonfiare un paio di mani da donnone di 300 kg.



Capita di passare una bella lunga giornata con gente di tutto il mondo che cammina sei ore, mangia fideuà, si fa il bagno nell'acqua tersa del parco naturale, cammina altre due ore, raggiunge l'auto e torni a casa.

Capita di stare bene con poco.

Capita di non volere nient'altro che quello che si ha in quel momento.

Capita che qualcuno si fermi ad aspettarci se restiamo ultimi (o penultimi).
Capita che mentre ci aspetta il qualcuno ci faccia qualche bella foto.

Capita che camminando si parli un po' di tutto, che si assaporino gli odori, si studino i rumori, si colga il baluginare della luce su una pietra o su una goccia d'acqua.
Capita di prendersi in giro.

c a p i t a d i e s s e r e f e l i c i


martedì 8 luglio 2008

Qualche giorno fa

  • Mentre sto qui e rileggo una cosa scritta da me, mentre penso a ciò che voglio scrivere…
  • Mentre sto qui a scrivere su un file di word perché la mia connessione a Internet è knocked out

Vorrei poter dividere questo momento in cui mangio da un calice un sorbetto a limone d’indubbia bontà col mio compagno.

  • Qualcuno che assapori le cose nel modo in cui le assoporo io.
  • Qualcuno per cui mangiare un gelato in un calice, col venticello estivo che entra nella stanza, seduti su un letto arancione, dopo aver visto un film che ti ha emozionato e fatto pensare abbia lo stesso sapore che ha per me.

Ripensando per un secondo a i topi non avevano nipoti. Palindromo. E alla frase che dice Pietro: Sator qualcosa e la ruota, che non la posso citare correttamente senza google. OMG. che questa volta invece di Oh My God potrebbe essere Oh Mio Gugl.

...comunque… dividere Sator qualcosa e il sorbetto al limone del corte inglés con un’anima. Un’anima fratella. Come una volta facevo con pitte, kebab, col baverplatte di cui poi s’innamorò anche lui… Perché io a mangiare sono sempre stata più brava di lui. L’unica cosa. E amare… forse…

E l’amore non lo so se è trasparente.

Insomma volevo raccontare una storia:

C’è un uomo che ha una figlia e la ama. E lo fa. Si dimentica di tutto e la ama. Però, stranamente, la vita non si dimentica di lui. Lo vanno a trovare nei giardini di fronte alla scuola. E mangiano al bar. Poi arriva una donna. E fanno sesso. Sesso, non l’amore. Lei si era tolta la fede. E insomma lasciamogli la loro intimità che vedere gente che fa cose che io non faccio mi frustra. Poi cade la neve. L’uomo entra in macchina e se ne va. E poi un uomo dalla voce profonda, un uomo che ha la voce come il mio uomo, quello ideale, che non c’è, canta. Canta dell’amore. E tutti si fanno trasportare dalla musica.

La musica finisce e pure i titoli di coda, ma le luci non si accendono. Io mi alzo e dietro di me c’è la ragazza con le unghia lunghe e il suo fidanzato dall’aspetto mefistofelico e gli occhi da bravo ragazzo.

E c’è L., appassionata di cinema. Che mi dice che le è piaciuto e commenta. Che una messicana sapesse chi era Moretti mi ha emozionato.

Ma poi ho scoperto che sa tutto il tuttibile sul cinema. E ho pensato alla mia famiglia cinefila e alle mia amiche cinefile. Però L. sa più di tutti messi insieme.

Io e le mie donne.

Insomma, è meglio se approfitto del fatto che non posso accedere a Internet per recuperare un po’ di sonno. Una notte disintossicante. Mi leggo un po’ di Santovito và. E intanto P. si gode la vita con un’altra.

…San Marco senz’altro anche il nome di una pizzeria… Stefania affondando Stefania ha lasciato un bambino…

Erano scarpe su san pietrini di tanti anni fa

domenica 29 giugno 2008

La festa comincia. ¡Enhorabuena!

Scoppiano petardi nella appiccicosa aria estiva.
Hanno deciso che stasera non dormirò. Anche l'indipendentista Catalunya festeggia.
Magari sono fuochi più che petardi, ma da qui non si vedono.

giovedì 26 giugno 2008

palabras del día de San Juan (letto giuàn)

Il giorno di San Giovanni ho avuto tempo libero e per caso mi sono trovata a chattare con Amichetta di Spagna che ha avuto modo, come sempre, di insegnarmi una parola nella sua lingua:

acuñar1.

(De cuño).

1. tr. Imprimir y sellar una pieza de metal, especialmente una moneda o una medalla, por medio de cuño o troquel.

2. tr. Hacer, fabricar moneda.

3. tr. Dar forma a expresiones o conceptos, especialmente cuando logran difusión o permanencia. Acuñar una palabra, un lema, una máxima.




acuñar2.

(De cuña).

1. tr. Meter cuñas.

2. tr. Ajustar unas cosas con otras, encajarlas entre sí.


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Il giorno di San Giovanni ho avuto tempo libero e leggendo Tango e gli altri mi sono imbattuta nella parola CAVEDAGNA


ca|ve||gna
s.f.
RE sett., var. ⇒capezzagna.

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ca|pez||gna
s.f.
TS agr., striscia di terreno incolto che limita le testate di un campo coltivato ed è perpendicolare alla direzione dell’aratura [quadro 19]
Varianti: cavedagna
chiave di ricerca: capezza