Pagine

domenica 29 giugno 2008

La festa comincia. ¡Enhorabuena!

Scoppiano petardi nella appiccicosa aria estiva.
Hanno deciso che stasera non dormirò. Anche l'indipendentista Catalunya festeggia.
Magari sono fuochi più che petardi, ma da qui non si vedono.

giovedì 26 giugno 2008

palabras del día de San Juan (letto giuàn)

Il giorno di San Giovanni ho avuto tempo libero e per caso mi sono trovata a chattare con Amichetta di Spagna che ha avuto modo, come sempre, di insegnarmi una parola nella sua lingua:

acuñar1.

(De cuño).

1. tr. Imprimir y sellar una pieza de metal, especialmente una moneda o una medalla, por medio de cuño o troquel.

2. tr. Hacer, fabricar moneda.

3. tr. Dar forma a expresiones o conceptos, especialmente cuando logran difusión o permanencia. Acuñar una palabra, un lema, una máxima.




acuñar2.

(De cuña).

1. tr. Meter cuñas.

2. tr. Ajustar unas cosas con otras, encajarlas entre sí.


*******************************************************************************

Il giorno di San Giovanni ho avuto tempo libero e leggendo Tango e gli altri mi sono imbattuta nella parola CAVEDAGNA


ca|ve||gna
s.f.
RE sett., var. ⇒capezzagna.

******************************************************************************

ca|pez||gna
s.f.
TS agr., striscia di terreno incolto che limita le testate di un campo coltivato ed è perpendicolare alla direzione dell’aratura [quadro 19]
Varianti: cavedagna
chiave di ricerca: capezza




martedì 24 giugno 2008

Questa ve la devo dire!!!

OGGI
Nelle chiavi di ricerca del mio blog
c'è

"scrivere a Guccini"

Caro avventore guglante,

se gli scrivi e ti risponde, dammi l'indirizzo che gli scrivo anch'io!!! :-)

In fede,

Scogliera a picco su Pavana

venerdì 20 giugno 2008

La revetlla de Sant Joan

La città scalpita, i fortunati si preparano al ponte. I meno fortunati sentono comunque il clima vacanziero e cominciano a pregustare l'atmosfera – dicono speciale – della notte più corta dell'anno, la notte tra il 23 e il 24 di questo mese.

L'ayuntamiento allestirà concerti e altre attività in giardini e piazze. La gente andrà a emborracharse sulla spiaggia, libera dal pensiero che il giorno dopo si lavora perché in realtà non si lavora. Appunto! :-)

Scogliera alla scrivania annusa l'aria d'estate che entra dalla finestra spalancata. Oltre la finestra, el ruìdo de los coches e il palazzo violetto, ottocentesco, caldo di sole. E fronde verdi. Oltre il palazzo, lo spigolo di un altro elegante edificio, la cui balconata è chiusa all'angolo da una grande palla decorativa di pietra bianca. Ancora più il là, un enorme palazzo degli anni '70/'80, beige con persiane grigie e tegole ardenti dietro le quali spunta, quasi attesa dietro quello lo squallore, una gru. Perché le gru in prossimità di palazzoni da periferia sono un mistero della fede nelle grandi città. Lo sai che prima o poi le incontrerai.

Scogliera alla scrivania ode tasti, guarda i colleghi vestiti d'estate. Infradito, pantaloncini, colori imperversano per dare il benvenuto a questa calura tanto attesa.

Scogliera pensa alla sua escursione in montagna domani e al suo corpo che si immergerà in acque hopefully cristalline domenica. Sa che tutti, intorno a lei, stanno favoleggiando allo stesso modo del weekend che li attende e fremono per vedere la fine di questa giornata lavorativa, per liberare i loro orecchi delle note tutte uguali delle tastiere di cattiva qualità.

Non s'ode voce, solo traffico, pochi clacson, un'ambulanza di tanto in quando.

Dietro il foglio di Word su cui Scogliera scrive s'intravede la foto della città più bella del mondo. Un pezzo di mare a largo del molo turistico in basso e un pezzo del colle roccioso in alto. Con palazzi antichi e meno antichi pigramente immobili a godersi l'ultimo scorcio di sole che li coglie da destra. Ma forse, più probabilmente, non è l'ultimo raggio, bensì il primo, perché il sole in quella città in genere tramonta dall'altro lato della montagna. Scogliera s'incuriosisce e guarda la foto più in dettaglio, cercando di capire se le persiane dei palazzi in primo piano sono aperte o no. Il palazzo della Provincia campeggia bianco con i suoi innumeri occhi marrone scuro, dietro i quali Scogliera immagina attempati impiegati calvobrizzolati fingersi in importanti faccende affaccendati mentre sorseggiano calmi un caffé, buttando l'occhio al mare… Se il cervello è già accesso a prima mattina, si chiederanno anche cosa sta succedendo in mare, dove pescherecci bianchi azzurri blu, sbandierano striscioni e fanno ammuina. Il traffichino della situazione saprà già tutto per aver parlato, presto la mattina, con il barista, conoscente da anni, e per avere con lui commentato le notizie riportate nel giornale locale. Il traffichino renderà i colleghi edotti sullo sciopero. Commenteranno che l'Europa favorisce la Spagna e i funzionari donna si chiederanno se la domenica potranno cucinare la past-e-vvongole come sempre.

Scogliera si accorge di aver guardato nelle sue tasche, perché, sì, lei quel posto lo conosce come le sue tasche o di più (nelle tasche di Scogliera si trovano sempre oggetti inaspettati, lasciati lì a poltrire per ore, giorni, mesi, anni in base al grado di attività/attrattiva del capo di abbigliamento in questione). Scogliera si accorge che tanto ravanare nelle tasche le porta nostalgia. Le porta la nostalgia del passato, della mamma e degli spaghettini coi maruzzielli, degli odori che solo in quella grande città sono così… così intensi, così… immutabili. Odori di tutta la vita.

Un impellente bisogno di cambiare l'acqua alle aulive riporta Scogliera al luogo in cui si trova. La calura aumenta ma, memore dei giorni di pioggia, Scogliera ne gioisce.

Pensa alla notte che verrà. Alla ragazza au pair che se ne tornerà in America e ai suoi drink di despedida stanotte. E sì, è proprio il caso di dire stanotte e non stasera. Perché qui si esce all'ora in cui nella placida città della foto Scogliera soleva ritirarsi.

13.03, tra un po' si mangerà. Scogliera, placida, attende.

18.02, la giornata è agli sgoccioli. Un caldo sole attende Scogliera all'uscita della prigione, ehm... dell'ufficio

martedì 17 giugno 2008

Vita

Ci sono topi tutti in giro, topi tutti intorno, topi mattina e sera, topi mattina e giorno. Sudici topi lucidi, giocano a nascondino, fanno tana nel tronco degli alberi, dentro al nostro giardino.


Una canzone allucinata come questa giornata.

Un ufficio al secondo piano. Gente al PC. Ticchettìo di tasti di plastica premuti da dita frenetiche. Più digiti, più produci.

Alla mia destra finestre. Oltre la finestra, un palazzo violetto, antico, ottocentesco. E fronde d'alberi. Più in là, oltre il palazzo si intravede un pezzo di cielo: bianco di luce, grigio di pioggia.

La prima volta che ho sentito quella canzone era da un album con la copertina di plastica nera. Completamente nera. E i testi erano su libretto giallo, che viene da chiedersi se De Gregori abbia comprato quella carta gialla 20 anni fa e la utilizzi e riutilizzi e riutilizzi.

Ero iscritta allora a uno di quei club dove paghi un tot al mese e scegli un CD. Una cosa tipo il club degli editori, ma per i dischi compatti (come diceva il mio nonno italianista). E scelsi questo CD con la copertina nera, di cui non sapevo nulla, a parte il fatto che fosse di De Gregori, quello de La donna cannone e de La storia siamo noi.

Si chimava Bootleg. Le canzoni che conoscevo erano arrangiate in una maniera diversa. E tra le canzoni 300000000 di topi, che ascoltai ma non capii.

Finché un giorno il mio amico P., che ancora non aveva il cellulare nuovo perché a quell'epoca il cellulare ce l'avevano in pochi, mentre parlavamo del più e del meno, nominò questa canzone. E io gli parlai del CD, e lui l'ascoltò. E mi disse che non mi era piaciuta perché era live. E mi fece ascoltare la versione acustica. E mi piacque.

E la esaminammo, sottoponendo parole, musica e silenzi ad un'attenta disamina. Lui mi diceva che avevo la vena della critica letteraria. Che avevo capacità interpretive insuperabili. Che a volte lo facevo troppo. Ma le mie teorie degregoriane lo affascinavano. E la cantavamo, e la citavamo. Questa e altre, con Guccini che cominciava a entrare di sguincio nella mia vita, tra il libeccio di una domanda e il picchiettìo di una scatola di te.

Con l'amore che cominciava a serpeggiare. E gelosie non dette. E la paura di "altri" che invadessero i nostri spazi. C'era la musica, la primavera che entrava nell'estate, c'erano i libri...di poesia, di grammatica inglese, di diritto privato ed economica politica. C'erano i sogni. Soldi quasi non ce n'erano. E c'era la promozione di MacDonald con gli hamburger a mille lire la sera. E passeggiate interminabili, tra Neruda e Garcìa Marquez, tra i bruchi delle epistole entomologiche e i carciofi guerrieri delle odi elementari. E c'erano sterminate distese di topi, refrattarie ad ogni sterminio, sorridevano dalle finestre tutte d'oro e d'alluminio. Quei topi tra il sogno e la realtà. Topi come tarli. E c'erano sempre meno amici. E sempre più dizionari. E sempre più sogni.

Poi ci furono le lauree, le scelte. E ci furono la valigia dell'attore, prendere e lasciare, stagioni, ci furono le pubblicità tamarre e i sicchi e nafta, ci furono partenze e ritorni. Ci furono morti. Ma la vita continuò. E ci furono concerti, a Faenza, a Cesena, dov'era la nostra vita allora. E ci furono liti per hotdog con senape, per cyclette non utilizzate, per amici non visti. E ci fu noia. Ci fu sesso. Ci furono sorrisi e mani. Ancora speranze. Ancora noia. E ci fu paura. Promesse non mantenute.

Ed io ti ho veduto salire sopra un altare
e dire una messa da topi e per i topi pregare


E le dita continuano a ticchettare (che non sono passi e non è buon umore). E il cielo è ancora color inverno.

La ragazza con le unghia lunghe arriva con una tazza di te e si siede alla scrivania.

Tra una riga e l'altra di questo foglio di pixel, Berlusconi annulla leggi e ne fa di nuove, gente mai vista scrive post su blog, voci tedesche mormorano alla mia sinistra, voci spagnole a voce alta discettano alla mia destra.

Coinquilina mayor - che già più non condivide l'appartamento - sarà a casa, un occhio a leggere, un orecchio alla TV. I telefoni al suo fianco sul tavolino di vimini. Hermanita starà combattendo fra carte e scartoffie in attesa che il buio le regali l'atteso abbraccio e le carezze. L'uomo col cellulare, che il martedì ha giornata lunga, sarà alla macchinetta del caffè con la sua nuova compagna, mentre E. da dietro a una colonna li guarda e fa gestacci.

Perché la vita va. Vita era ieri. E vita sarà domani. E non spieghino a me come si usa l'articolo in italiano.


Da troppo tempo bella, non più bella tra poco, colei che vide al gioco la piccola Graziella.

Belli i belli occhi strani della bellezza ancora d'un fiore che disfiora e non avrà domani.

lunedì 16 giugno 2008

cose che mi piacciono di me

Leggendo il blog di Lucy e visto che oggi...

...la mia amica di Irlanda mi ha detto che sembra che io sia in un periodo di bassa autostima...

vi elenco le
COSE CHE MI PIACCIONO DI ME

Il sorriso. Sorrido spesso e in maniera gratuita, senza un motivo. Mi mette in pace con il mondo e mette il mondo in pace con me

Sono aperta. Amica d'Irlanda e Pinta da un po' parlano solo con me delle loro storie d'amore, perché, dicono, io sono l'unica amica che hanno che accetta e capisce storie d'amore non canoniche. Senza pregiudizi.

Ci sono sempre per gli amici. Per me l'amicizia è sacrosanta. Anche mentre dormo, anche mentre piango, anche mentre...

So vedere i miei difetti e riconoscerli.

Sono coraggiosa. Affronto la vita e le sfide quotidiane senza tirarmi indietro.

Altruista e generosa.

lunedì 9 giugno 2008

lunedì sera

Al piano di sotto Gloria Gaynor urla I will survive, e Victor con lei. O magari non è Victor. Si tratta di un uomo, comunque. Sta cucinando credo. Si vede l'ombra attraverso la tenda bianca. Ha la luce accesa. Quella cucina l'ho vista altre volte dalla finestra. Mobili di lacca lucida rossa. Anzi no, ho controllato, non viene dalla casa della cucina rossa, ma dalla casa di sotto. Allora non è Victor. E non è una cucina, dev'essere una camera da letto. Sarà uno dei regazzi punk-a-bestia di nazionalità non identificata. Anche se non sembra musica da punk-a-bestia. Questo è un pregiudizio culturale. Che tipo di musica ascolterebbero i punk-a-bestia?
Intanto Glorya Gaynor è diventato un altro motivo allegro che non conosco. E l'uomo misterioso lo fischietta.
Mi ha distratto dalla mia solitudine e dalla mia infelicità.
Mi ha distratto dal pensiero dei miei errori. Dei miei errori di tutta la vita. E anche ora, mentre scrivo, questa musica mi dà speranza.

Come sto, qualcuno mi chiede di tanto. Come sto? Sto così. Sto. In questa città che non è la mia, ma ci somiglia abbastanza. In questa città dove italiani, francesi, inglesi, sudamericani, pakistani si sentono a casa. In questa città che accoglie tutti. In questa città con più gay che donne sposate.

La musica si è fermata. L'uomo ha chiuso la finestra. Aspettate... vado a sbirciare. Telefono a mamma, va...

****************************
10 giugno 2008 - ore 0:16
Comunque, ho chiesto delucidazioni al mio coinquilino. E sì, la casa di Gloria Gaynor è anche la casa di Victor. Che poi dal mio punto di vista Gloria Gaynor ha un alto effetto afrodisiaco, ergo magari Victor era in dolce compagnia.
***************************
Post scriptum. Mentre scrivevo la data mi sono accorta che oggi mio nonno avrebbe compiuto 99 anni. Così, per dire.

domenica 8 giugno 2008

La palabra del día

Ci sono a volte parole che catturano la nostra attenzione per qualche motivo: per la sonorità, perché ci ricordano qualcosa, perché le abbiamo sentite o lette per la prima volta in una occasione particolare.


Come si evince dal titolo del blog, Scogliera ama le parole. E di tanto in tanto le piace condividere la sua passione parolica con los de más.

Diciamo che, nel giorno della mia prima visita a Tarragona, inauguro una rubrica - senza periodicità alcuna - dedicata alla mia amica cosmopolita di Tarragona che mandava, a me e ad altri, mail con questo titolo quando lavoravamo insieme. Perché far parte dei destinatari di quelle mail mi riempì di gioia e mi fece imparare molto.


guiri.

(Acort. del vasco guiristino, cristino).

1. m. coloq. Ál. tojo (planta papilionácea).

2. com. Nombre con que, durante las guerras civiles del siglo XIX, designaban los carlistas a los partidarios de la reina Cristina, y después a todos los liberales, y en especial a los soldados del gobierno.

3. com. coloq. Turista extranjero. La costa está llena de guiris.

4. com. coloq. Miembro de la Guardia Civil.

Hoy en Tarragona - Today in Tarragona - Oggi a Tarragona

martedì 3 giugno 2008

un huevo que baila


L'incanto a Barcelona è uscire di casa, fare quattro passi nel proprio quartiere e imbattersi ogni volta in qualcosa di nuovo.
Più di una settimana fa, passando per caso davanti a un palazzo antico vicino alla cattedrale mi sono imbattuta nello spettacolo che vedete nella foto.
Questa quanto mai simpatica e bizzarra tradizione si chiama "Ou con Balla".
Pare che ogni anno per il "Corpus Cristi" (che immagino sia il corpus domini?) si preparano uova bianche vuote e le si pongono sulle fontane in palazzi antichi. Quest'anno l'hanno fatto solo con 5 fontane (quelle per le quali esiste un sistema di riutilizzo dell'acqua), causa siccità.
Pare sia una tradizione che esiste fin dal medioevo. L'origine è sconosciuta, ma ci sono diverse ipotesi, una delle quali è che la tradizione sia stata importata dall'Italia?!?! Mi permetto un mesto "Ma chi?!?!? Ma quando?!?!? Ma dove?!?!!?"

La foto è mia... mi spiace per i due ignari turisti immortalati per sempre sul mio blog, d'altro canto potevano anche togliersi dalle p***e mentre io scattavo, no? :-)

Per quelli di voi che capiscono lo spagnolo e sono interessati, pongo il link a un articolo che spiega la tradizione

lunedì 2 giugno 2008

L'Ebro

refuso o lapsus?

Da Repubblica:

Il secondo è Silvio Berlusconi, che nel finale della manifestazione, assediato dai fan, si concede un vero e proprio bagno di follia, camminando tra la gente.


ma più avanti

Berlusconi-show. E in coda, bagno di folla del premier: parte della folla lo acclama, gli grida "Silvio santo subito", assediando le auto presidenziali; lui prima resta nella macchina blindata, poi decide di uscire, sale sul predellino e risponde a grandi gesti all'abbraccio dei fan. E si incammina a piedi lungo via dei Fori Imperiali, mettendo a dura prova il nutrito servizio d'ordine.