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sabato 27 settembre 2008

amichevolmente

Dormo male. E stanotte mi rigiro nel letto con dolore generalizzato al dente. Direi alla gengiva.
È che io da questo punto di vista sono davvero un caso irrecuperabile. Se un dente non mi si spappola, non vado dal dentista. E ora siamo al momento fatidico. All'inizio della fine. Ho cominciato ad avere dolore nel sogno.

Già prima tuttavia il mio sonno era agitato e alterato dalle emozioni di questi giorni. Vedere o sentire persone amate una volta ogni tre mesi incide notevolmente sulla mia emotività.
Oggi ho parlato con amiche con cui non parlavo da un po'.
Con la mia amica glottologa. Con la mia amica neoprofessoressa. Con amichetta di Spagna.
E amichetta di Spagna non mi ha quasi dato il tempo di alzare la cornetta che mi ha detto: "Mi sposo". "Mi sposo". Con una voce felice e quasi sorpresa. Un po' titubante. Cioè curiosa di vedere la mia reazione.
Il mio cuore è stato invaso dalla felicità. La prima volta nella mia vita che mi emoziono perché qualcuno mi annuncia che si sposa.
Il fatto è che amichetta di Spagna è un'antimatrimonista. Da quando la conosco. E il fatto che a un certo punto abbia sentito quest'esigenza, mi fa credere nell'amore.
Quando io ho conosciuto amichetta, lei era già innamorata di questo ragazzo, che invero è molto fortunato. Quando io ho conosciuto amichetta, lei viveva a un congruo numero di chilometri dal fidanzato. Quando io ho visto per la prima volta il fidanzato di amichetta di Spagna, lei aveva un sorriso radioso e i suoi occhi già brillanti erano ancora più luminosi, la sua testa reclinata da un lato in direzione di lui. E il suo corpo perso nell'abbraccio. E pensai: "Quanto lo ama".
Io non credo molto nel matrimonio. Direi che non credo nel matrimonio di tutti. Credo che sia triste che molta gente si sposi solo per fare una grande cerimonia. Perché così fan tutti. Perché si ha paura di perdere un treno.
Amichetta non rientra in nessuna di queste categorie. Ho sempre stimato Amichetta per quello che ha avuto il coraggio di lasciare per trasferirsi nella città (anzi nel Paese) del suo ragazzo, dove essenzialmente non conosceva nessuno dove non aveva un lavoro. E sentirla felice, e vedere che è cambiata, mi ha emozionato. Mi è venuta voglia di parlare con lei. Di sapere com'è successo. Che pensieri ha fatto. Che esigenze ha.
E mi ha dato una gran fiducia nell'amore. Io so che questa decisione è frutto di amore. Mi dà speranza nella vita.

Intanto subito dopo la telefonata di amichetta, mi è arrivata una risposta ad un sms che avevo inviato qualche giorno fa. Il ragazzo mi ringraziava per gli auguri di compleanno. E mi diceva che todo el mundo si è ricordato del suo cumple.
Altra emozione.

Il dente è ancora indolenzito. Di un indolenzito dolorante.
Insomma quando torno a Barna dovrò decisamente trovarmi un dentista. E con urgenza, per di più.

Mercoledì lui mi ha mandato un sms: "I hope you are enjoying Italian food".
Io ho risposto dopo qualche ora. E lui il giorno dopo: in spagnolo, un messaggio lunghissimo il cui succo era che era contento del fatto che tutto in Italia fosse come io lo desideravo.
Non so se lo capisco questo ragazzo. Ma so che comincio a...

Muxos besos.

martedì 23 settembre 2008

la mercè

Domani è la mercè. Concerti in tutte le piazze.
Non per me, alle prese con zaino e preparativi.
Quattro cose. Mi porto più cose quando vado a fare trekking che per questo mini-viaggio.
Più cose quando vado alla spiaggia.

Non vedo l'ora. Sono emozionata. Ma non solo di un'emozione bella. Mi prende un po' di tristezza anche. Pensando che il passato è il passato. E che domani è un giorno importante. O che almeno lo era fino a qualche anno fa.

sabato 20 settembre 2008

glandouille

Stasera

in città c'è la festa della Mercè.

Ma

Scogliera

sta di nuovo male.

Debole. Unico mio compagno il letto. E una coperta blu con un Titti giallo. Noia.
E si sa cosa fa l'uomo moderno quando si annoia? 1) vede un film. Ci ho provato ma il pc si rifiuta di farmi vedere Noviembre. 2) si mette a non far niente in Internet.Ed eccomi qua.

Guglandoguglando, mi sono imbattuta in un inedito di De Gregori che non conoscevo.
Voce giovane. Canzone che come tutti gli inediti di De Gregori canzone non è. Leccami tutte le volte che ti chiamo amore. E in qualche modo proprio in quanto non canzone, ancora più canzone.

venerdì 19 settembre 2008

venerdì 12 settembre 2008

un altro venerdì

Ho incontrato di nuovo il guatemalteco
Però, no, non gliele ho chieste le foto. Non ero molto reattiva, troppo stanca, di venerdì sera dopo un giorno pieno in ufficio e il virus che ancora serpeggia dentro di me.
Sembrava stanco anche lui. In realtà sembrava resacoso. O triste. Però mi guardava con sguardo pieno. Occhi piccoli. Barba incolta.

giovedì 11 settembre 2008

lo zibaldino* di Scogliera

ovvero pensieri sparsi.

è giovedì, apparentemente un giovedì qualunque se non fosse che è el dia de Catalunya.
Voci dicono che un ragazzino si sia arrampicato su una gru davanti alla cattedrale e che abbia infilzato una bandiera di Catalunya. E che poi non sia più sceso. E che non si faccua acchiappare dai pompieri (che in realtà vogliono solo aiutarlo). A quest'ora l'avranno preso, si spera.
Però io penso che queste cose siano frutto dell'atmosfera e dalla maniera in cui la "catalanità" viene inculcata alla gente qui.

Ho deciso che l'unico modo per disfarsi di questa febbre che mi ha già rovinato un weekend è prenderla di petto e fare lo stesso le cose che voglio fare ignorando i decimi, il raffreddore, il mal di gola e la debolezza. Ieri sera sono uscita e oggi sono andata a mare. E forse la mia salute non è migliorata, ma sono molto più felice. Stavo morendo tra le 4 mura.

A volte non me ne accorgo. Ma devo avere una personalità forte. Vedo l'influenza dei miei gusti e del mio modo di pensare sulla gente.

Internet e la privacy.
-Ho scoperto per puro caso che digitando nomi e cognomi delle persone in google esce fuori una pagina di facebook in cui si vede la foto della persona e le foto dei suoi contatti. What the fuck?!?!?
-La gente chiude i blog o li privatizza perché improvvisamente la sua pagina viene letta da gente nota. E' una cosa a cui ho pensato molte volte e che a volte mi ha fatto evitare di scrivere cose che avrei scritto. Il che è abbastanza triste se si pensa che io ho aperto il blog proprio per scrivere di cose che non volevo dire a chi avevo intorno.

La mia migliore amica viene a trovarmi.

Non voglio affrontare la giornata lavorativa di domani. Cosa che non mi capitava da anni. Sì, erano anni che il lavoro non mi stressava. Non che mi stressi in generale. Solo mi stressa la situazione particolare di domani. Vabbè, pacienza.
Sarà presto fine settimana.

Stasera ho mangiato di nuovo la bomba. Una delle cose più buone del mondo.


* Lo zibaldino.

sabato 6 settembre 2008

un venerdì

un venerdì ti svegli strano. Ti sveglia la luce. E pensi sia tardi. Sei ancora immerso nel sonno ma la coscienza predomina sul tuo inconscio sonnolento e cerchi il cellulare per sapere l'ora. Trovi una chiamata persa da un numero che non conosci. Pensi sia qualcuno dall'ufficio e pensi "cazzo vuoi vedere che è mezzo giorno e non mi sono svegliata". Poi pensi anche: "vabbè chissenefotte, meglio se ho dormito di più". Poi finalmente guardi l'ora e sono solo le otto.
Allora torni alla tua almohada lunga lunga (sì, qui i cuscini sono matrimoniali) ma il tuo sogno erotico-sentimentale è già sfumato e la routine, i ricordi, lo stress cominciano a invadere il tuo cervello. Ti rigiri. Avvolgi la testa nel cuscino per non sentire il rumore di fondo della città. Ti rigiri. E tuo malgado ti alzi. Mezza nuda, sperando che la coinquilina non abbia ospiti, ti rechi famelica in cucina per il consueto gesto. Acqua, filtro, caffè, cucchiaino, tazzina, zucchero. E torni in camera. Dove... tuo malgrado... cominci a preparati, lentamente, per riscaldare il motore, con dolcezza...

E il venerdì comincia.
La parte noiosa del venerdì comincia. Quella parte in cui vorresti che i clienti fossero morti tutti. Che l'azienda ti pagasse per non far niente. In cui vorresti che il software sul mercato funzionasse davvero. Quella parte in cui sei così stanco dopo una settimana di lavoro che l'idea di uscire a cena la sera ti sembra una fatica insopportabile. Quella parte di giornata in cui gli occhi ti si chiudono. In cui ogni tanto guardi il tuo compagno di banco per vedere se anche lui si sta appapagnando. Quella parte in cui sei grata alla ragazza con le unghia lunghe se inizia a criticare la professionalità di qualche collega solo perché così puoi smettere di fare il tuo lavoro per alcuni minuti.

Poi a un certo punto: piiiing. 18.10.

FUGA

E cominci a pensare:
1) casa, piscina, casa, cena?
2) casa, siesta, cena?
3) casa, piscina, nanna?

CASA
Coinquilino messicano è tornato dal messico, ti accoglie alla porta di casa, ti abbraccia. Ti dà un regalo. Un collana di barro negro de artesania local.
Lui esce.
Tu:
Sottoponi al vaglio pro e contro di piscina, uscita con soli uomini, andare a dormire subito e fino a domani mattina, mentre skaipeggi con mamma, sorella, amica d'Irlanda (che l'hai chiamata senza preavviso -e che voglia che hai di sentirla!- e la cogli mentre è da Tesco), JoFalchetto.

Decidi. Opti per l'opzione 4: bagno post-telefonate, un poco di relax e uscire a cena.

15 minuti prima dell'appuntamento chiudi alle tue spalle la porta di casa, per dirigerti verso la metro.
Le porte dell'ascensore si aprono. Entri. Premi la B (sì gli ascensori spagnoli hanno più tasti con lettere che tasti con numeri). Arrivi al piano Basso. Le porte si aprono. Davanti a te, un uomo incede sicuro ma rilassato. Senza fretta. Maglietta a mezze maniche che dice in uno sguardo sono ancora in ferie mi posso mettere la t-shirt rosa, hai capito io sono in ferie, vacanze, vacaciones, vacances, holidays. E' lui. L'unico condomino che ti fa piacere incontrare. Victor. E' li. Lo saluti. Un po' titubante. Non lo vedi dall'ultima volta che lo incontrasti all'uscita del portone. C'era tua madre. Che guardò, ascoltò il saluto intercorso tra te e il suddetto, lasció che il portone si richiudesse alle vostre spalle e laconica disse "Bell'uomo".
Lui ti saluta. Accenna un sorriso. Ti chiede come stai, quasi incerto sul se si può fermare a dire una parola in più o no. Probabilmente nota il tuo sorriso aperto, perché la dice: ¿que tal las vacaciones?
No, non sono stata in Italia. Sono stata in Finlandia e qualche giorno in Costa Brava.
¿Donde? aqui y aqui.
E tu? Belize y Guatemala.

APRITICIELO
Guatemala? Il sogno della mia vita, Victor! E ti è piaciuto? Ma sei andato in spiaggia o all'avventura?
Con la mochila. Sono dimagrito 3 chili.
Non smetti piú di fare domande. Lui sembra compiaciuto. "Perché sogni di andare in Guatemala?", ti chiede.
Eri scesa in orario per l'appuntamento a cena ma ora sei in ritardo. Vi salutate.

Sorridi, sei contenta. Un uomo cos¡ normale... ma che ascolta Glorya Gaynor... fa le vacanze in posti lontani. Con lo zaino. Prendendo i bus. Camminando nove ore al giorno. E' stato in piú paesi extraeuropei di quelli che tu hai visto in Europa.
Mentre ripensi alla conversazione, cammini. Verso la metro. E pensi. Foto. Avrá fatto foto. Magari lo incontreró di nuovo.

Sei quasi arrivata all'appuntamento con i tre uomini, che pensi siano due, quando il cellulare squilla ed è lui che ti chiede dove sei e perchè lasci aspettare tre uomini che sono lì per te.
L'ansia che avevi prima di decidere cosa fare la sera è completamente svanita. Li saluti. Tutti e tre. E cominciate a ridere e scherzare. E camminate alla volta del ristorante etiope. Proposto da te. Arrivate. Dentro è bellissimo, accogliente e curato ma con la semplicitá che ci si attenderebbe. Tavolini in paglia colorata accolgono grossi vassoi argentei su cui troneggia un pane rotondo tipo base della pizza con sopra carne. Mangiate. Con le mani. Bevete succo di gawaba (o qualcosa del genere) e tè (rigorosamente con hielo perchè siete a Barcelona e qui in estate il tè si beve con ghiaccio). Insomma risate, mani sporche, comida picante, rica y guarra :-) ancora risate. E sì, per questa sera era la scelta giusta. Mi ha risollevato l'umore nero di un'intera settimana. A volte le cose sono piú facili a farsi che a dirsi.

Casa di nuovo. Un passaggio tra i blogger. E nanna. Non senza un pensierino della buonanotte.

Sì, ti chiederó le foto!

giovedì 4 settembre 2008

martedì 2 settembre 2008

rileggendo questo post, capisco perché quel mio amico l'altro giorno mi ha detto che sono poetica (magari anche un po' patetica)

Da quando ho scritto questo, continuo di tanto in tanto a pensare ai miei luoghi dell'anima.

Ci sono posti che hanno fatto parte della mia vita e delle mie esperienze. Ci sono posti che ho condiviso con persone. Magari con una sola persona della mia vita. Ma non con le altre. Ci sono posti conservati in un angolino della mia memoria che i più ignorano. Ci sono posti che per me equivalgono alla vita.
E descriverli è opera da poeta o da scrittore, non da blogger qualunque. Non da trentenne sfaccendata che digita sommessa in un ufficio pigro.

Molti di questi posti rappresentano o hanno rappresentato oltre alla scoperta della vita un rifugio, più o meno consapevole, dalla vita stessa. O dalla me stessa pensierosa, malinconica e timida.

Molti di questi posti sono spiagge. O calette tra le rocce.
Molti di questi posti sono odore di mare, sole ardente e brezza estiva.
Sono riflessi argentei su mare verde o azzurro, a volte cristallino. Altre volte no.
Sono impronte di gabbiani sulla sabbia lunare di Caporizzuto alla foce di un fiumiciattolo. E sorpresa, e paura del peccato.
Sono corpi abbronzati e pelli lisce e spalle non abbronzate di pelli olivastre, con un solo pelo nero doppio e riccio. Sono ombelichi ripieni di batuffoli di lana.
Sono un balcone che affaccia sul cimitero e un balcone sul grande golfo, con scogli artificialmente collocati per frenare la furia invernale del mare. E rumore di telefilm poliziesco e di passi cadenzati e sbilenchi di nonna. Odori del passato.
Sono sorrisi e amore che non esistono più il giorno 2 settembre 2008 ma esistono in un cuore che il 2 settembre 2008 ancora batte, e ancora ricorda.

"Ricordo" viene da una radice indoeuropea, qualcosa tipo *cord/*card, da cui viene anche la parola "cuore".

Esistono spiagge buie, con la luce della luna, il mare come una pozza di acqua stagnante e quattro gambe, due pelose e due no che solcano l'acqua camminando sulla riva. Per migliorare la circolazione. Ridendo. Baciandosi di tanto in tanto. E che il nome di quel posto significhi davvero "forza dell'erba", o sia solo una paretimologia, poco importa.

Gli occhi possono essere considerati un luogo?
No, perché io quegli occhi li ho rimirati per ore e ore, giorni, anni. Come si fa con un paesaggio chulo, spettacolare, con scogliere incantante e verdi praterie.

E ho annusato l'odore degli alberi in boschi vicino a conventi e ascoltato parole che parlavano di purezza.

Ho passeggiato per vicoli umidi e antichi, guardando curiosa artigianato etnico. Tra odore di pizza e conversazioni in dialetto. Sono entrata mille volte nella chiesa di Santa Chiara, e ho mangiato arancini di riso nearby. Mentre i sogni miei segreti si cullavano nel bus.

Sono palme su spiagge greche isolate del mondo. E chele di granchi morti tra le dita di chi amavo.

Fiumi in piena. Quasi straripanti e io seduta sull'argine. E il ragazzo a parlarmi della pequeñita.

L'odore di fiume è così diverso dall'odore del mare. Eppure il fiume porta con sé le stesse storie. Il fiume è più malinconico. Meno guerriero del mare. Non ha l'ampio respiro del mare. E non ha la placida immensità dell'oceano. i grandi gabbiani. Ma ha decine di cigni appollaiati.

I golfi, tra i miei luoghi ci sono golfi. E monti bassi (che fossero di preti o no). E castelli su laghi.

frammenti

Scogli e acqua gelata, blu, verde, azzurra. Rocce grigie e riflessi color della terra.

Corpi poco più che adolescenti, ma vibranti e odorosi. Le mani di lei sul petto villoso di lui. L'odore del sudore mescolato all'odore del sale marino, dei crostacei tutt'intorno.

L'estate in un paese di mare.


E il piacere della scoperta.

Leggo, condivido e diffondo

Oggi su Repubblica, Pietro Citati scrive:

"Quanto ai giudizi psicologici, la pretesa di comprendere, analizzare e giudicare un bambino o un ragazzo, è completamente insensata. Nessun professore sa chi è veramente un alunno di otto o quindici anni: non lo sanno nemmeno il padre o la madre, e nessun altro essere umano".

lunedì 1 settembre 2008

Come in un film, ma Barcelona anziché Vienna

ci sono volte in cui ci succedono cose strane, o incredibili, che sembrano uscite da un film americano. A me è successo qualcosa come in Prima dell'alba.
Poi il giorno dopo mi sono accorta che quello che era veramente incredibile era la situazione. Ma era appunto incredibile, ovvero non credibile, e il giorno dopo mi sono svegliata dal sogno.
E mi sono accorta di molte cose. Una di queste è che so molto più di quanto io stessa pensi cosa è importante per me nella vita. E cosa cerco in un uomo.
Mi sono accorta di quanto il mio passato sia passato, perché io sono diversa, e quanto una persona che 10 anni fa mi avrebbe fatto follemente innamorare di sé questa volta abbia perso il suo fascino dopo la prima ora e mezza di conversazione.

Mi sono accorta che anche se ho bisogo di verve, di molta verve nella mia vita quotidiana, al contrario di quanto avrei potuto fare tempo fa, ora non me ne andrei tre mesi in Cina o in Africa se ne avessi occasione. O magari ci andrei, però so quello che perderei.
Non so se è un fatto di età. Ma un po' è come se mi stessi assestando nella vita normale. Il ché, diciamocelo, un po' mi lascia anche perplessa.

Insomma in 24 ore un sogno d'amore è nato e si è infranto. Senza lasciare traccia per di più. Perché stranamente io sono tranquilla. E mi sento più forte.
Mi sorge il dubbio che sia la via per la solitudine eterna.