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giovedì 31 dicembre 2009

Fuori c'è un tramonto incredibile

di quei tramonti come ne ho visti solo qui.

E penso che il 2009 sta per finire.
Un duemilanove fatto di cose e persone speciali. Fatto di emozioni forti, positive e negative. Di prime volte. Di litigi e di rifiuti definitivi.

Lo scorpione viene acclamato dagli oroscopi come uno dei segni favoriti per il 2010. Chissà...

Mi sono chiesta cosa mi aspetto dall'anno che viene e soprattutto cosa posso fare affinché il 2010 risponda alle mie aspettative:

1) Amare. Voglio dire in generale. Il mondo, la vita, le cose belle e le cose brutte.

2) Coltivare le amicizie e scoprire il bello nella gente.

3) Coltivare l'amore speciale, se c'è, o trovarlo, se non c'è.

4) Fare qualcosa di concreto per realizzare il progetto lavorativo che volevo avviare a settembre.

5) Dimagrire 15 chili.

6) Essere più ordinata e attenta alle cose.

7) Cercare di arrivare al "puto" livello C di catalano il più rapidamente possibile

8) Fare un corso di almeno tre mesi di castigliano e magari prendermi un certificato.

9) Non dimenticarmi che lo sport fa bene al corpo e alla mente

domenica 27 dicembre 2009

l'albero lo avete già tolto?

Spero di no, perché io ci avevo messo un post e mi sono dimenticato di darvelo. Il post l'ho messo sotto l'albero di Squonk

Ho valutato la possibilità che siate troppo pigri per andarvi a cercare i miei quattro righi nel mare di post sotto l'albero, indi per cui ve lo incollo below.


O

La mia amica O odia il Natale. O odia molte cose e molte persone. E a Natale le odia di più. O e una ragazza carina, alta, magra, con gli occhi azzurri. Quando è di fronte alla finestra il sole si riflette nella sua iride e i suoi occhi diventano ancora più blu. O ha la pelle bianchissima. A O non piace passare il Natale con la sua famiglia, perché il Natale le sembra inutile e stupido. Quindi a Natale O non andrà a trovare la sua famiglia, ci andrà a gennaio. O non lo sa, anche se a volte lo intuisce di sbieco, ma il motivo per cui odia la gente e il motivo per cui odia il Natale è che non si sente amata. Quello di cui O ha bisogno per imparare ad amare la vita, e la gente e il Natale, è amore. Io voglio bene a O. Ma solo il mio amore non le basta. Io spero che quest'anno il dio del Natale le porti A.

i buoni propositi sono stati realizzati?

L'anno scorso alla fine dell'anno avevo scritto i miei propositi per l'anno seguente.
Vediamo se li ho soddisfatti!
1) continuare ad essere aperta verso la vita e magari aprirmi ulteriormente

2) innamorarmi
ehm, no comment
3) migliorare il mio castigliano al punto da esserne orgogliosa
mhmm, ancora non ne sono orgogliosa però un poco è migliorato
3b) cominciare a studiare il catalano
Sìììì, yuppiee!!!
4) fare almeno un progetto, anche piccolo, relativo al mio futuro lavorativo
Fuocherello
5) cambiare casa
Sì, vivo solaaaa
6) cominciare a mettere da parte i soldi per un viaggio in un altro continente
Acquazzone
7) cominciare a fare qualcosa di utile per la comunità in cui vivo
acquazzone bis
8) vedere mia madre almeno un mese sì e uno no
Febbraio, aprile, luglio, settembre, natale

possibile che...

... a nessuno gli è importato niente del fatto che sulla destra di questo blog ci sia un sondaggio?
Devo dedurre che a nessuno interessano i sondaggi? Peccato perché questo era solo un sondaggio preliminare a cui avrebbero fatto seguito esilaranti sondaggi hard. Ma visto che solo una persona ha votato, mi sa che... questo potrebbe essere il primo e l'ultimo.

Buon 27 dicembre a tutti

lunedì 21 dicembre 2009

l'inverno sta iniziando e un anno se ne va, sto diventando vecchia, lo sai che non mi va

Come ogni anno nella migliore tradizione scoglierica ecco a voi un test senza il quale si puó sicuramente vivere :-)

1. Avuto qualche relazione quest'anno?

evviva, posso rispondere sì!
2. Hai già festeggiato il tuo compleanno?
Essì, mica il compleanno cambia :-P
3. Pianto?
Mhmm, ogni tanto
4. Fatto diete?
Sí. No non sto mentendo!!! Mi hai chiesto se le ho fatte non se sono riuscite!?!!!
5. Fatto le ore piccole?

6. Bevuto bevande particolari?
La sidra versata a un metro dal bicchiere :-)
Vodka polacca
Liquore al caffè gallego
7. Campeggiato?
sì :)
8. Comprato qualcosa?
regali, qualcosa per me e come sempre candele. Ah e le lucine di Natale che ho messo attorno alla finestra e che non toglieró mai pié :-P
9. Incontrato qualcuno/a di speciale?

10. Viaggiato all'estero?
La Spagna è estero? e l'Italia? Vabbè l'Irlanda conta, no?
11. A che stai pensando?
A come sono felice
12. Hai abbracciato qualcuno?

13. Hai dormito nel letto di qualcun altro?

14. Hai bevuto alcool?

15. Sei rimasto senza soldi?
Anche quest'anno sì
16. Hai avuto un incidente d'auto?
No, mi hanno rubato il portafogli, vale?
17. Sei rimasto con il cellulare senza soldi?
eh
18. Sei stato chiamato puttaniere o puttana?
No
19. Hai fatto qualcosa di cui ti sei pentito?
Non credo
20. L'ultima persona che hai abbracciato?
jeje, top secret :)
22. L'ultima persona che ti ha chiamato?
Sorema
23. Quando è stata l'ultima volta in cui ti sei sentito stupido?
quando neltentativo di nascondere dal "top secret" il regalo che gli ho comprato per natale, gliel'ho passato sotto il naso
24. Quale è l'ultima persona con cui hai ballato?
L'amico di Burgos. Il ballo migliore della mia vita.
25. L'ultima persona a cui hai gridato?
Mamma
26. Cosa stai facendo?
Scrivendo sul blog, dicendomi che devo andare a letto

giovedì 10 dicembre 2009

Al matì em llevo als tres cuarts de vuit

Certe mattine ti svegli e guardi intorno a te. E per qualche motivo quello che vedi non ti piace. È che forse la sera prima te ne sei andata a dormire con quella sensazione che quello che avevi provato nei giorni precedenti poteva essere un'apparenza. Qualcosa ti ha reso triste ieri. Stamattina quindi ci hai messo del tempo per riuscire a renderti conto, come normalmente fai la mattina, che sei fortunata. ad avere un tetto. un letto caldo. sorrisi. e altro.

Mentre scendevo le ripide scale del palazzo antico e guardavo con gli occhi verso il basso le mattonelle rosse, quelle di una volta, che ora non ci sono più, graffiate dagli anni, ho pensato alle scale che ho sceso e salito. Ai portoni, di vetro e ferro, agli ascensori -dove c'erano-, ai citofoni, alle voci che rispondevano ai citofoni. Ai "Benvenuta nella nostra casa", ai sorrisi di chi mi aspettava felice di vedermi e a chi chiudeva la porta dietro di me domandandosi già quando ci saremmo rivisti di nuovo. Ho pensato alle città.

Finita la scala, passato il portone, la strada mi attendeva densa già di gente e automobili. Odore di città widely spread. Ho girato a sinistra, nei vicoli da paesino di collina con i palazzi bassi e quella sensazione di famiglia, calore, casa accogliente, amore. Il mio vicolo scendeva verso il basso, verso la costa che si affaccia sullo stesso mare su cui sono nata. Chissà se mia madre dalla finestra della cucina guardava quel mare. Io scendevo, pensando a quella strana vena di tristezza e alla differenza tra l'essere di destra e l'essere di sinistra.

I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra
il concerto nello stadio è di sinistra
i prezzi sono un po' di destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
I collant son quasi sempre di sinistra
il reggicalze è più che mai di destra
la pisciata in compagnia è di sinistra
il cesso è sempre in fondo a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
La piscina bella azzurra e trasparente
è evidente che sia un po' di destra
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
sono di merda più che sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Può davvero condizionare la tua vita il fatto, ad esempio, di avere un compagno di destra, anche se tu ti senti inevitabilmente di sinistra, se credi nell'assistenza medica gratuita, nelle uguali possibilità per tutti, nell'ingiustizia di una società in cui i ricchi possono studiare di più e meglio dei poveri, dove la gente viene giudicata per come veste? Può?

Ai posteri l'ardua sentenza, diceva il poeta.
Camminavo per il mio vicolo, senza davvero cercare una risposta alle mie domande, quando di repente vedo comparire da dietro a un palazzo modernista verdamente e florescamente decorato timido, ma caldo e giallo più che mai, l'invernale raggio di sole che martedì cercavo disperamente nelle piazzette di Gracia senza troppo successo.
Scendevo in quella direzione, accecata dalla luce eppur felice. Scendevo, scendevo sempre di più. Il sole come stella cometa sul mio cammino.
Poi i palazzi diventano più alti e la geometria squadrata. Sono sul marciapiede a mano derecha e scendo. Incrocio quel pezzo di Carrer Provença dove la carreggiata è divisa in due da uno stand del bicing. Mi giro di un centinaio di gradi verso destra, il raggio di sole si è infranto contro i comignoli della Pedrera, che vedo da dietro, ma pur frantumato come tra gli infiniti angoli di un prisma mi chiama, illuminando il roccioso Gaudì del suo giallo brillante color bianco d'uovo.

Scendo, scendo, scendo, e passo –di nuovo- davanti all'albergo dove il nero con i capelli brizzolati vestito come un dipendente d'hotel da film americano, con palandrana rossa dai giganteschi bottoni dorati, mi saluta con entusiasmo come se fossi un cliente o qualcuno che aspettava che passasse. Non passo di lì tutti i giorni. E quando è lì a salutarmi ho ogni volta quella sensazione che mi aspettasse.
Il raggio di sole non c'è già più e il suo abbraccio caldo è ora diventato umidità squadrata dell'esciampla. Il mio umore è statico. Mando un sms. Un sms di sinistra. A cui il destinatario di destra non ripsponde.



Mentre seguivo il raggio di sole nelle mani avevo una busta rossa, con dentro un pacchetto rosso e un'etichetta arancione con la scritta bianca Natura. Il topo di plastica che è lì dentro non ha niente di naturale. Un omaggio al capitalismo. Come tutta la mia vita d'altronde. Si può essere di sinistra in una società di destra? Pace all'anima delle vecchine.

Ora guardo siti di storia per capire se la dittatura di Hitler era di destra o di sinistra. E scrivo a voi i miei pensieri.

ti porto in dono un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
che cosa pensi tu

martedì 8 dicembre 2009

el amigo invisible

sì, lo so, pure voi quando eravate bambini c'avevate l'amico invisibile e ve lo portavate in giro per la casa, e dicevate a vostra madre "mamma, non ti sedere che stai schiacciando il mio amico Gianni o Nino (che fa più bambino)".

E anche se questo Nino non ha paura di tirare un calcio di rigore, il vostro amico invisibile non c'entra un cazzo anche se piace tanto ai giovani.

Insomma, voi lo sapete giá che a Natale si fanno i regali. In Italia nelle aziende i regali li fa l'azienda, tipo che a seconda di quanto è sfigata l'azienda vi possono regalare un panettone bauli o l'asti cinzano o se l'azienda è un po' meno sfigata vi regalano i menestrelli di Scaturchio e l'agenda personalizzata di Nazareno Gabrieli (che poi non sarà un caso che proprio a Natale vi regalino una cosa di uno che si chiama Nazareno) o se è ancora meno sfigata vi fanno un regalo di marca tipo D&G ma poi se siete sfigati voi (ecco il mio caso) vi possono regalare un completino intimo rosso di dolce e gabbana, che già è secondo voi cattivo gusto regalare biancheria intima ai dipendenti ma poi dopo pure una taglia che vi grande di culo e piccola di seno!!! Vabbè, comunque tutto ciò teoricamente succede anche in altre parti d'Europa, tipo in Spagna. Non nella mia azienda peròò. La mia azienda è più sfigata anche di quelli che regalano l'asti cinzano. Nella mia azienda pertanto i regali li fanno i dipendenti. In Irlanda questa pratica si chiama Kris Kindle mentre in Spagna, tanto per venire finalmente al punto, si chiama Amigo invisible.

Ora nella mia azienda sfigata a me mi è capitato di sorteggiare come amigo invisible un collega spagnolo che non sente non vede ma parla del suo gallo da battaglia, ehm no, vede e sente però è uno di quelli che vivono di battute e di gossip e che tanto qualsiasi cosa gli regali non gli interesserà perché proprio il concetto del regalo in sé probabilmente gli è indifferente. Indi per cui io che in questo grande gioco un anno ho regalato una candela, un altro anno una bottiglia di vino e l'anno dopo un'altra candela quest'anno mi sono detta: io mo' al collega spagnolo gli regalo la prima stronzata che trovo, quanto piú inutile e stupida meglio è. Cosa che mi sembrava facile.

Non avevo fatto però i conti con due elementi fondamentali della Navidad o del Nadal che dir si voglia.
1) I negozi sono pieni di cose inutili e stupide. Se poi fanno anche ridere questo sta negli occhi di chi guarda.
2) La mia coscienza.

Il punto due è quello che mi interessa di più. Cioè io devo spendere 10 euro e altre venti persone di sfigazienda faranno lo stesso. Mo' con tutti quei soldi, vabbè non sono tanti però sempre soldi sono, quanti bambini del terzo mondo ci mangiano? Quanti terremotati dell'Aquila potrebbero avere un natale un poco meno peggio, quante vecchine povere anziché wrustel lessi potrebbero mangiarsi un bel pezzo di vitello? Soprattutto se pensi al fatto che la mia sfigazienda non è probabilmente l'unica che ha adottato sti amici invisibili ti rendi conto di quanto è brutto il capitalismo e la coscienza ti fa male sempre di piú.
Ma poi, diciamoci la veritá, amici di chi?

Quindi quando io sono andata da Natura Casa (il tempio del consumismo finto fair trade della capitale catalana, straripante di ricchezza ma piangente miseria) e ho avvistato quello che mi sembrava un regalo quasi inutile e quasi carino ovvero un fermaporta a forma di formaggio col topolino sopra (sì lo so è inutile), ho cominciato a pensare: "ma vermaente faccio che devo spendere otto euro e cinquanta per regalare a qualcuno che a stento mi dice "ciao" se mi incontra alla macchinetta del caffè una cosa per la quale probabilmente mi prenderà per culo per il resto della vita (senza veramente prendermi per culo facendo il mio nome perché poi alla fine sono un amico invisibile). Insomma ho cominciato a pensare a tutta quella gente accalcata da Natura casa a guardare oggetti di somma inutilità provenienti da paesi dove con il costo di uno di quegli oggetti inutili un cristiano, ma anche uno di un'altra religione (jiji), ci mangia per un mese. E mi sono detta ma veramente faccio? Ma veramente io sto accendendo un cero al dio dell'inutilità, del denaro, dello sperpero, del capitalismo?
Allora poi col mio amico (questa volta visibile - pure troppo aggiungerei) che cercava pure lui il regalo per l'amica invisibile siamo andati in un altro negozio dove lui ha trovato un peluche a forma di animale esotico per la ragazza hippie mentre io mi sono fermata a guardare un oggetto similelettrico a forma allungata, mezzo in metallo mezzo in plastica, con una specie di punta a cerchio di metallo. Lo analizzavo. L'amico visibile mi ha detto nella lingua che parliamo tra noi "lo so che cos'è; è un rasoio per i peli del naso. Questo è un bel regalo per il tuo collega spagnolo che non sente non vede, e guarda costa solo setteuroecinquanta" (un euro in meno tolto alle bocche delle vecchine). E tu pensi (e dici, perchè hai questa abitudine da sempre che prima parli e poi pensi) 1) jajaja come lo sai che è x i peli del naso, ce l'hai? 2) Uau, questo regalo fa veramente ridere, va proprio bene per il collega spagnolo che non sente non vede con la sua maglietta fucsia e le sue battute che prendono per culo il mondo intero.
Stai quasi per prendere l'oggetto e portarlo alla cassa quando taradá ti chiedi ma veramente c'è qualcuno che nel mondo si rade i peli del naso con questo aggeggio? E chiedi all'amico visibile pure troppo: scusa ma tu lo useresti mai? E lui risponde: solo prima di un appuntamento!!! Insomma cominci a pensare di nuovo alle vecchine...

E insomma usciamo dal negozio. Né io né il mio amico abbiamo comprato il relativo oggetto inutile. Sono le dueemezza e i negozi nell'area in cui siamo stanno chiudendo. Che facciamo? Altro!

Marò, ma io gli amici li voglio visibili!!!
Topo fermaporta o rasoio per peli del naso?!?!?

mercoledì 18 novembre 2009

lo strano effetto che fa la mia faccia nei vostri occhi...

Quando ti ritrovi di fronte a una persona dopo quasi 10 anni, le rughe sul suo volto le vedi di più. E l'effetto che sortiscono è forte. Quasi come una valanga o un temporale di quelli che durano tutta la notte con lampi e tuoni e tu vai nel letto di mamma per farti proteggere. Noti i capelli bianchi, che quando lui aveva 50 y pico anni non aveva… Noti che gli occhi sembrano più piccoli e più chiari, e la pelle abbronzata pare incartapecorita. Lo sguardo è spento ma sempre caparbio.

lunedì 16 novembre 2009

Jo parlo català

Dopo due (si sono ufficialmente dos) anys (letto agns come gli agnelli ma senza elli e con una s) a Barcelona (fu Barcino) Scogliera, la splendida temeraria mujer (o dona que dir si voglia) del Sudditalia, ha deciso che era ormai giunto il momento di completare la sua integrazione in quel di Catalunya (letto Catalugna), accettare una nuova sfida e iscriversi a uno dei famosi corsi gratuiti del Consorci per a la Normalització Lingüística e lo fece.
Si catalanizzò. O almeno ci provò.

Che poi io quando sono arrivata a Catalunya (Copyright sulla locuzione "a + nome del Paese" di Tuttofamedia. Tutti i diritti riservati.) già sapevo le migliori frasi in català, quelle senza cui non si può vivere tipo Anem a buscar la bola de drac ( che dite la verità non avreste mai pensato di ascoltare dragonball in català.) o baixem a la font del gat

Insomma tutti i dilluns e i dimecres Scogliera se ne va in una scuola scuoletta nel culo della luna della capitale catalana a studiare il magico català assieme a latinoamericani (ovverossia boliviani, boliviani e ancora boliviani), moldavi, spagnoli di tutta la penisola, marocchini (che però hanno lasciato il corso perché nunciaponnfà) e, perché no, insieme agli immancabili italiani (che non fanno mai male).

Insomma scogliera arriva in classe e dice bona tarda (che però si scrive tarde) e comincia a studiare amene catalanità come tanto per fare un esempio l'ora in catalano.
Voi lo sapete che i catalani per dire le sette e mezza dicono "sono due quarti di otto"? E che per dire l'intervallo di tempo che va tra "e venti" e "e venticinque" dicono "un quarto e mezzo"? Tipo tu vuoi dire che sono le 4.23 e allora dirai "è un quarto e mezzo di 5".
Non ci credete? E allora fate clic qui e godetevi il relotge che poi orologio si dice gaire come in napoletano! Avete capito un po'.

Y ya està :-)


venerdì 13 novembre 2009

notizie dall'extremadura

http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/8358629.stm

In inglese

martedì 6 ottobre 2009

Riepilogando

  • da quando leggo, non scrivo piú. Ultimo libro letto che mi ha affascinato: Il cane di terracotta.
  • Saturno sta per la lasciare la mia casa dell'amicizia. Conseguenze: sono piú socievole.
  • quando ho deciso che alla prima occasione in cui avrei rivisto l'uomo del ballo gli avrei fatto capire qualcosa, ho saputo che è stato visto con una donna "agafada" (avvinghiata) a lui di venerdì notte.
  • due giorni prima di ció, per caso mi sono trovata mano nella mano con qualcuno appena conosciuto. Dolce, ubriaco, centroeuropeo, brutto, occhi azzurri luminosi. Segni particolari: piú basso di me.
  • ho una nuova quasi amica in ufficio. Simpatica, allegra e viva. Sta diventando amica del gilipollas que mi disse che la gente mi invitava a uscire perchè ho un big cleveage (vedi qualche post piú giú)
  • Il gilipollas di cui sopra, dopo avermi visto mano nella mano con fattuccio-occhio-azzurro, ha preso il mio cinodolo a scorpione tra le mani, se lo è sttaccato alla faccia e ha detto "oh, a scorpio, my perfect match!!!" mah
  • Un amico domenica mi ha fatto una sopresa. Un gesto generoso e spontaneo che mi ha fatto felice.
  • Ho voglia d'amare.
  • Sabato vado in montagna. !Jolin¡ dopo quanto tempo.
  • viva la vita!!!

domenica 20 settembre 2009

Il primo comandamento.

piacersi è importante.
Sotto tutti i punti di vista. Piacersi quando si dice "piacere" a qualcuno appena conosciuto.
Piacersi, quando un uomo ti guarda negli occhi, con uno sguardo perplesso, che non si capisce. Ma ti guarda.
Piacersi, quando gli amici mettono in facebook foto del tuo faccione.
Piacersi, quando si risponde al capo in ufficio.
Piacersi, con il vestito nuovo.
Piacersi, quando si guardano i proprio occhi allo specchio.
Piacersi, anche quando non si ha il coraggio di andare a una festa per non fronteggiare lo stress di vedere le persone che ci vanno.
Piacersi come si è, senza smettere di cercare di migliorarsi (e di far diventare il faccione un po' piú faccino).

Piacersi.

martedì 8 settembre 2009

Voi ci siete stati?

Ci siete stati voi in quella città sul mar tirreno chiusa a nord da rocce verdeggianti a picco sula mare? Dove sorgono, bianchi, paesini di pescatori arrampicati sul fianco scosceso?
Avete mai rimirato il blu del mare con sprazzi di sole nel grande golfo leccando un cono di frutta mentre passeggiavate sul lungomare alberato di palme, dove, alacri, si arrampicano rapidi ratti?
Siete mai saliti pedibus calcantibus sui sentieri dove, anni fa, pregavano cammiando in processione come nere formiche, pretini fortunati che guardavano la città addormentata nel letto della valle?
Avete mai sentito voi l'odore di quel mare e lo schiaffo di quel vento?

domenica 23 agosto 2009

concerto in piazza e ballo

Trovarti abbracciata a qualcuno mentre balli descrivendo a gesti il testo sto della canzone. Ricambiare il suo abbraccio, perderti e poi ricominciare a ballare.

lunedì 17 agosto 2009

finestre

La casa antica con bosco a lato, le fontane con le ninfee, l'odore di alberi, non c'è piú. Il giardino giá da tempo non c'era piú, non si vedeva piú dalla strada che dava accesso alla viuzza su cui si affacciava la casa. Il giardino giá da tempo andavo a cercarlo con persone a cui volevo mostrarlo. Giá da tempo l'ho cercato per stradine di campagna con muretti di mattoncini marroni, percorrendo su massi ruscelli invernali, guardandone i fiori, passando sotto gallerie, cercando la strada per quel giardino che ormai dai anni è scomparso dai miei sogni, anche se io continuo a cercarlo come il paradiso perduto.
L'ultima volta che ho sognato di andare a cercare la casa e il giardino al posto della casa antica - e posta idealemente su una collina del salernitano non ben precisata e molto probabilmente inesistente - tutto il paesaggio attorno alla casa era brullo, come terra bruciata. La casa antica non c'era ma nella stessa esatta posizione c'era una casa grande come un palazzo, con i tetti come una casa di montagna, ma piú alta di una casa, piú grande. La casa era bianca e marroncino aranciato, all'inizio quasi mi piaceva, anche se ero delusa perché avrei voluto trovare la casa antica, e un po' nostalgica anche. Poi guardando piú attentamente la casa, noto un particolare strano. La casa ha il telaio delle finestre. E apparentemente ha finestre con minuscoli balconi. Ma guardando bene la finestra in realtá non c'è, è murata, con il muro che sporge all'infuori e dipinto dello stesso marroncino aranciato di altri dettagli del palazzo. Lo guardo così ammutolita. Chiedendomi il perchè di quella violenza al paesaggio, alla casa, al mio giardino, alla bellezza della vita. E mi sveglio.

martedì 11 agosto 2009

sogni e corpo

Molte volte mi sono chiesta nella mia vita come il ciclo mestruale influenzi i sogni.
Per molti anni all'inizio delle regoleho sognato di correre inseguita, in situazioni piú o meno ansiogene, in genere in presenza di qualcuno che conoscevo. Ultimamente sogno bagni sporchi di sangue e altro, e spesso si sogni sangue, qando stanno per venirmi le regole, sangue in condizioni e situazioni diverse.
Stanotte ho sognato un morto, grasso, inpacchettato in una plastica nera, appoggiato sul davanzale senza finestre di una casa diroccata, che per qualche motivo penso che non fosse diroccata all'inizio del sogno. Nel sogno era come se sapessi chi era morto. Ma da sveglia no non lo sapevo. A un punto del sogno, prima della morte del morto doveva esserci mia madre. Quando il morto è giá moto, mia nonna viene a vedere la situazione. Nel sogno mia nonna è vecchia come non è mai stata, ha bisogno di qualcuno a cui appggiarsi, come mai nella sua vita reale, è piú magradi com'era e abbastanza incartapecorita. Peró lei veglia sulla situazione nel sogno, comanda cosa fare. E' come se sapesse chi è morto. Poi arriva anche sua sorella. Che guarda il cortile e l'albero prima frondoso e altro è rinsecchito e rimpicciolito, ma ha una sua bellezza, orientale direi. Mi dicono: lo puoi lasciare qui per adornare, lo metti in aria in modo che pensa e voli, sai che carino. E dicono a mia sorella di chiudere dall'esterno le finestrelle dell'altra casa (che si è materializzata all'istante) per evitare che succeda quello che è successo alla casa vecchia. Mia sorella nel sogno non ha piú di 15 anni e quando mi sveglio sono convita che sia la rappresentazione di me.

Poi svegliandomi da questo sogno che essenzialmente parla di me e di finestre che qualcuno chiude mi sono ricordata di un altro sogno di qualche giorno da... ma questo merita un post a parte...

lunedì 3 agosto 2009

canzoni d'autore

La rabbia un tempo la scandiva
soltanto la locomotiva
gettata a sasso sulla strada;
adesso è giorno di mercato
spuntano a grappoli i poeti
tutte le isole han trovato.

dal donegal alle isole aran
e da dublino fino al connemara
dal donegal alle isole aran
che da dublino
fino al connemara

C'è un tempo d'aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.

Tutti cercano qualcosa,
magari per vie infinite,
magari per vie difficili e misteriose.
A volte con arroganza e a volte senza pudore,
a volte senza speranza e ormai nemmeno piú dolore.
Soltanto per un po' di tempo o per la vita intera,
nel sole di mezzogiorno o nella polvere di questa lunga sera.
Tutti cercano qualcosa che non sanno piú ma io di più.

Prese un poco di argilla rossa, fece la carne, fece le ossa,
ci sputò sopra, ci fu un gran tuono ed è in quel modo che è nato l'uomo...

E adesso dimmi quando finirá la guerra,
e adesso dimmi quando finirá la guerra,
e adesso per favore dimmi quando finirá la guerra,
sono stufo di stare nella mia trincea di lusso.
E a questo punto i tre quarti del pubblico
cominciarono a fischiare, a gridare:
"Ogni cosa a suo posto, quest'uomo è nel posto sbagliato!".

E allora accendo tutte le mie luce per sentrmi un po' meno solo [...]
E strappo i fogli di un calendario non aggiornato da mesi tre
scrivo una pagina del mio diario, è ancora notte e io penso a te
Le vespe han fatto di nuovo il nido nella cassetta della posta
a ogni tua lettera mi pungo il dito anche se so che non lo fai apposta
ora mi dicono che il veleno d'api qualche volta faanche bene
ma farmi pungere da una vespa son sicuro che non mi conviene
E strappo i fogli di un calendario non aggiornato da mesi tre
(Le vespe)

giovedì 30 luglio 2009

Caro diario,

Caro diario,

oggi sono andata al Caixa Forum, c'era un film italiano. L'Italia, sai, la lingua di terra in cui sono nata e in cui in qualche posto e in qualche modo sono pure cresciuta. Davano un film del 1993.

Il millenovecentonovantatrè è l'anno in cui mi sono iscritta all'universitá. Nel cinema (sì lo so solo a Napoli le lezioni universitarie si fanno nei cinema) in cui si facevano le lezioni della mia materia preferita (il mio primo esame, il mio primo trenta) campeggiava un manifesto di un uomo magro di spalle in groppa a una vespa, con una casco bianco ed un mantello. E sopra c'era scritto in lettere fintocorsive bianche il titolo del film. Quel poster mi ha sempre dato curiosità, ma fino ad oggi non l'avevo mai visto. Il millenovecentonovantatrè era 16 anni fa. E io ero una ragazzina.

Caro diario,


oggi come tutti giorni sono andata a prendere il caffè nell'unico posto dove il caffè è buono in questa cittá, con il collega (e ultimamente amico) con cui vado tutti i giorni. Il mio collega era un po' distratto oggi. Quando siamo arrivati nell'atrio al piano terr
a dell'edificio in cui lavoriamo l'ascensore era al piano ed un uomo in vestito da ufficio, formale ma light, era giá dentro ma - uditi passi - educatamente ha premuto il pulsante che impedisce alle porte di chiudersi. Io sono entrada grata, apprezzando l'educazione, e sorridente ho detto Hola gracias. Lui ha sorriso apertamente. Dietro di me si è infilato il mio collega e a seguire due "ragazzini" dotati di pacchetto di patatine e cuffie pendule di iPod. Ovviamente hanno premuto il numero uno, e sono scesi al primo piano, il piano dell'uffio dei ragazzini che non si sa che fanno e delle ragazzine benvestite. Boh.
Io ho guardato il tizio e ho sorriso, avrei detto che ero curiosa di sapere cosa fanno quei ragazzini, ma o lo dicevo al mio collega - ovvero in italiano - o lo dicevo in spagnolo in modo che il tipo capisse, perchè poi era a lui che volevo dirlo ma mi sono intimidita. Insomma mentre io così pensavo l'ascensore è arrivato al secondo, il nostro. Ho sorriso al tipo che saliva al sesto dicendo chao e lui ha detto Arrivederci, ehm hasta luego. Al suo Arrivederci io ero giá fuori dall'ascensore e gli ho detto entusista Arrivederci? sei italiano! e lui: anche tu? Sì, noi siamo italiani. E la sliding door si è chiusa rapidamente.


Caro diario,
spero di reincontrarlo in ascensore.
Ah! E Caro diario, Moretti mi è sembrato così italiano.




martedì 28 luglio 2009

Il profilo con cui ho aperto questo blog nel luglio 2007

Da quando ero bambina la gente si ferma a guardare i miei grandi occhi neri. Nelle fotografie in bianco e nero che mi faceva lo zio acquisito, quegli occhi non mi sembrano così grandi, ma in essi risplende una luce insolita. Quando mi guardo allo specchio oggi, attorno ai miei occhi vedo minuscole rughe quasi impercettebili. "Il ragazzo" il giorno di Pasqua, mentre eravamo sull'orlo di una scogliera a picco sull'oceano atlantico, mi ha detto: "You have a beautiful glance". Così dicendo scattava foto ai miei occhi soltanto. Quando guardo quelle foto, inorridisco. I miei occhi di un colore nocciola chiaro con pagliuzze verdi cangianti sono circondati da una pelle oltremodo porosa, punteggiata di rosso e su cui spuntano, quasi timidi, improvvidi peletti ispidi attorno a sopracciglia mal depilate. È il ritratto di me. Grande bellezza e talenti non comuni in mani incapaci all'organizzazione e alla gestione, ribelli alla normalità. Tutto questo in uno sguardo, lo stesso da trentun'anni.

giovedì 23 luglio 2009

Io tutte le mattine mi mangio un cruasán de chocolate, che poi in realtá è con la nutella, l'unico cruasán con la nutella che si trova a Barcellona...

sottotitolo: e io l'ho trovato

Invece un anno fa un libro ha trovato me. Me l'ha regalato la mia amica Pinta, muy muy linda, la quale trovatasi a passare per Barcelona pensò bene di comparmi questo libro. Lo que pasa es que io finora questo libro non l'avevo letto. Voglio dire, un libro in spagnolo, in spagnolo rapido e gergale... in un periodo in cui leggevo poco e facevo sport. Caso vuole che ora faccio meno deporte e leggo di piú e che mi sia ricordata, hace dìas, que avevo ancora questo libro che mi aveva regalato Pinta. Fatto sta che io leggo sobretodo in metro, perché poi si sa se in metro non si vuole diventare scemi guardando i piedi della gente, o i peli della gente (che è peggio) o bambini moccolosi o 50 ventenni vestite a festa o 30 barbuti un poco luridi, si sa, la cosa migliore è leggere. Anche perché altro tempo per leggere non è che lo avrei.
E allora io ho preso il libro e me lo sono messo nella borsa del pranzo. E lo so che state pensando, ma no non si è unto di pollo al vino né di riso con spinaci e lomo. Peró sì che ci stava bene nella borsa del pranzo in cui c'era anche un cruasán, non quello con la nutella, no, perché in questi giorni voglio scendere la pancia o panza che dir si voglia e allora il cruasán lo prendo normál.
E insomma sì, il libro parla di cruasán. Perché lo mejor que le puede pasar a un cruasán es que lo unten con mantequilla, che poi a me il burro non mi piace nemmeno. Pero non è questo che conta, quel che conta è che io en el metro mi diverto un montón, leyendo a Pablo Tussot.

giovedì 16 luglio 2009

metafora della vita?

e mi domando perchè ti dovrei chiamare tutte le volte che passi e ti fermi lontano lontano da me.
Sará come sará se sará vero se sarà vero sarà che mi nasconderai la fine del sentiero, però...ti leggo nel pensiero...


Lei è di lá. Lei esiste da sempre. Ma non è per sempre.
La gente muore. Come quel tipo dalla storia misteriosa di cui oggi lei mi ha detto: "xxx è morto".
La vita a volte è difficile da capire.

Quando lei è qui tutto va bene: tra me e le mie parole e la mia anima.

A me il tipo che è morto mi piaceva. Era un diverso. Era povero. Era.

Lei è di lá. Lei.




domenica 12 luglio 2009

O Balcon do Atlantico


A La Coruña o A Coruña che dir si voglia:

  • I gabbiani sorvegliano la città, emettendo gridi da guerrieri.
  • Le sorelline hanno lo stesso vestitino e i fratellini lo stesso costumino, chè quasi ti meravigli del fatto che la madre non abbia comprato lo stesso costume anche al padre. Sará stato un problema di taglia.
  • Il vento soffia forte e il sole batte anche se non lo senti. Non ho mai avuto il visto tanto rosso.
  • Le donne indossano tailleur(ini) che anche se moderni suonano a demodè. Le bambini portano fiocchi di raso bianchi nei capelli.
  • Con 15 euri mangiano di tapas due persone. "Es mucha comida" ci ha detto il cameriere quando abbiamo ordinato.
  • Chiedi un'indicazione e a gente ti accompagna nel posto in cui devi andare. Non è un combinazione, è quasi la norma.
  • Si beve un albariño que te cagas.
  • Si sente l'odore del mare come uno schiaffo.

* foto da http://blog.ulises.com

lunedì 22 giugno 2009

Voglia di piangermi addosso

stasera ne ho.
So che la vita puó essere bella, peró ora mi sembra che non ci sia speranza per me. Tra una cazzata e l'altra sono arrivata adavere 33 anni e a sentirmi disperatamente sola.
Tutti fanno sesso e tutti si innamorano. E io qui, sola, dentro una stanza e tutto il mondo fuori...

martedì 9 giugno 2009

una serpe in seno

in un post di non molto tempo fa avevo detto in risposta a neru che un'amica per un uomo non l'avevo persa mai. E questo era un mesetto fa. Ora sembra che le cose siano diverse. Quest'uomo di mezzo ci si è trovato solo per caso e mi ha invitato a prendere un caffè per puro desiderio di incontrare nuovi amici. Patatrac. La mia amica ha avuto una crisi. Crisi di gelosia/vittimismo e mi ha gettato addosso, veleno, invidia e odio.
Peccato che io a quest'amica in un anno e mezzo di permanenza in questa cittá me la sia curata come un figlio, tentando di aiutarla a superare le sue incapacitá, tollerando cose intollerabili per amore e perchè pensavo che ne avesse bisogno... in maniera gratuita

Questa crisi mi ha fatto sentire ferita. L'amore dato mi è sembrato gettato al vento. E la mia stabilitá emotiva se n'è andata gentilmente affanculo. Tre altre amiche, tra cui l'amica presumibilmente persa nell'altro post, mi hanno fatto da spalla. E mi hanno dato amore.

Il tizio intanto è ignaro della bufera che ha scatenato.

lunedì 25 maggio 2009

una birretta

perchè i trentenni italiani dicono "andiamoci a prendere una birretta", e non "andiamoci a prendere una birra"? Forse solo i modenesi dicono "una birra" perchè hanno piú carattere e perchè per loro birra e vino sono birra e vino. Te lo immagini un modenese dire "un vinello"?

Perché ho detto solo cose sbagliate sapendo che lo erano?
Perchè ho questo desiderio di possesso? O almeno perchè l'ho avuto in quel momento?

Un coacervo di pensieri, con sottofondo di musica africana.

sabato 16 maggio 2009

Da Repubblica

In chiusura alcune citazioni del repertorio berlusconiano. Una su tutte: "Non ho bisogno di governare per avere potere. Ho case dappertutto, barche stupende, una moglie (ormai ex) stupenda e una famiglia bellissima. Io, in politica, mi sto sacrificando per il Paese".

Qualcuno oggi mi ha detto:

you have a big cleavage (adducendolo come motivo per cui la gente mi invita a uscire e a fare cose).

Da www.wordreference.com
Pocket Oxford Italian Dictionary © 2006 Oxford University Press:
cleavage /ˡkliːvɪdʒ/ noun (woman's) décolleté m inv

Forse dovrei mettermi maglie piú accollate... e vedere che succede

mercoledì 13 maggio 2009

Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi se avevo ancora quella foto... in cui tu sorridevi e non guardavi...



Sono giorni che cerco di scrivere quello che mi passa per la mente, ma davanti ai pixel bianchi il cervello inizia a produrre pensieri sparsi e non riesce a metterli in ordine.

Allora,c'è il fatto che mi piace la mia nuova casa, ad esempio.
Prendermi cura del mio appartamento è un po' come prendermi cura di me stessa. Accendere le candele, innaffiare le piante. Un copriletto verde sul divano.
Lì per lì non mi ero accorta di quanta voglia avessi di andare a vivere da sola.
E' stata un'occasione improvvisa e l'ho presa al volo. Mi faceva anche un po' paura. E invece è il mio piccolo paradiso.
A due mesi dal trasloco posso dire che è anche un po' come uno spartiacque. Tra il prima e il dopo. Magari è solo un caso, peró vedo il passato in modo diverso. Con affetto ma con distacco. Con la certezza di essere io. Con le mie scelte. Ed essere arrivata fin qua. Nel bene e nel male.


domenica 3 maggio 2009

il segreto è...

... uscire da se stessi, per dare agli altri la possibilità di entrare.

commento

secondo me se Veronica Lario vuole divorziare sono cazzi dei suoi. A me non mi importa un fico secco e non capisco perchè Repubblica online debba darla come seconda notizia. Mi sembra addirittura piú interessante la terza notizia, ovvero quella su Milan-Juve. Ad ogni modo secondo me entrambe starebbero meglio su Gente o riviste affini.

mercoledì 29 aprile 2009

tra la vita che vuoi e la vita che invece avrai

la mia vita è la mia vita

è quel tempo durante il quale io nasco, cresco, mi sviluppo, metto le tette, cambio la voce, cambio il corpo, studio, mi innamoro,mi laureo, inizio a lavorare, lascio il fidanzato, resto sola, espatrio, incontro nuovi amici, torno, espatrio di nuovo, sono ancora sola, incontro altra gente, vedo gli amici di prima, faccio sesso con uno sconosciuto, perdo la mia migliore amica, pago le conseguenza delle mie scelte, vivo sola, amo mia madre e mia sorella e me ne prendo cura, ricordo.

Ho ancora la forza?

Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare,
di tutti quegli sbagli che per un
motivo o l'altro so rifare...
 
E ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte
ve la posso garantire...
 
Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
nel mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo...
 
Ho ancora la forza di non tirarmi indietro,
di scegliermi la vita masticando ogni metro,
di far la conta degli amici andati e dire:
"Ci vediam più tardi ..."
 
E ho ancora la forza di scegliere parole
per gioco, per il gusto di potermi sfogare
perché, che piaccia o no, è capitato
che sia quello che so fare...


[Ligabue/Guccini]

mercoledì 22 aprile 2009

mercoledì 1 aprile 2009

tutto mi sembrava andasse bene, e tutto mi sembrava andasse bene, tra me e le mie parole, tra me e le mie parole e la mia anima

tra i pensieri che facciamo alcuni sono dovuti a uno stimolo particolare. Voglio dire, la speculazione criticolinguisticoletteraria di solito la facciamo quando siamo a contatto con l'oggetto della speculazione stessa. Ovvero, se leggiamo, le parole sulla carta colpiscono alcuni tasti nel nostro cervello, che innescano ricordi, conoscenze, desideri e ci fanno elaborare pensieri, piú o meno complessi o per lo meno colpiscono i nostri neuroni.

Io credo che se mia madre 6 mesi fa, quando le dissi "mamma dammi tre libri in italiano ben scritti, ché ho bisogno di tenere viva la mia lingua materna" non mi avesse dato insieme a Guccini e Carofiglio il libro che sto leggendo ora il mio cervello avrebbe ricevuto migliaia di stimoli in meno.

Non tutti i libri stimolano allo stesso modo.
Ad esempio io ho sempre considerato Guccini, cantante e scrittore, un grosso stimolo per me. La sua capacitá di mescolare lingua antica, lingua letteraria, echi poetici e veemenza sono stati per anni il motore del mio pensiero criticolinguistico.

Da quando ho cominciato a leggere questo libro del millenovecentosessantaqualcosa con la copertina azzurro shock, i numeri di pagina in caratteri similgotici e con le virgolette chiuse al posto di quelle aperte, mi sono accorta che senza questo libro il mio cervello sarebbe morto schiacciato dal rumore e della gente nel metro già giorni fa.
In quindici giorni ho letto 60 pagine. Il ché è veramente poco per un libro che alla terza pagina è saltato in testa a tutti i miei libri favoriti, ha surclassato non solo Guccini, ma tutti i guareschi i pirandello i pratolini i bulgakov e persino i checov e i tolstoj che ho amato nella mia vita.

Ora, io sono in un internet point, uno di quei posti tristi che qui chiamano Locutorios dove gente che ha le famiglie lontano va a telefonare, e dove usano il pc ceffi dalla pelle scura e dal capello spesso. Pertanto non ho con me il prezioso libro che oltre a spalancarmi un mondo sul dialetto veneto (Vicenza è in Veneto, ¿verdad?) ha rimesso in moto gli ingranaggi del mio pensiero filologico- storico-linguistico.
Parlare di questo libro senza citare le frasi è invero come parlare alla maniera dei discorsoni pomposi e vacui del nostro presidente del consiglio.

La storia di un bambino raccontata dal bambino diventato grande che nella sua immensa cultura rivive da adulto colto le emozioni delle parole scoperte da bambino, in un parallelismo continuo e naturale, non forzato, tra dialetto e italiano.

Il dialetto, quello del libro, è - come avevo giá avuto modo di sperimentare ascoltando i commenti di un amico noneso (della Val di Non) che a sua volta ascoltava incredulo le conversazioni in catalano tra amicaPR e amichetta di Spagna - incredibilmente simile alla lingua del posto in cui vivo ora. Un lingua che non conosce doppie quasi, che conserva una purezza di italiano antico che palatalizza suoni gutturali e gutturalizza suoni palatali.

Quel bambino, con il suo approccio puro aperto e intelligente alla vita, ogni mattina mi presenta un pezzo dell'Italia di ottant'anni fa, l'Italia in cui è stata bambina mia nonna, un'italia senza tv, un'italia con la violenza non ancora esplosa, ma in nuce già, di distorsioni del pensiero e della verità.

sabato 7 marzo 2009

un altro venerdì o para mojar el pan

Stamattina come tutti i giorni ho preso l'ascensore per scendere di casa.
L'ascensore al piano terra è fatto in modo che quando esci dopo tipo un metro c'è una specie di gradino, quindi se quando qualcuno entra nel portone si ferma prima del gradino, visto dall'ascensore questo qualcuno sembra altissimo.


Io oggi, come quasi tutti i venerdì, ero una walking toilet ovverossia un cesso ambulante. Capelli legati (che di solito me li lego per mettermi il fondotinta e me li sciolgo in ascensore, però oggi mi sono dimenticata), niente trucco a parte il fondotinta, vestita male e faccia di sonno perché ho dormito male…
Insomma, le sliding doors dell'ascensore si aprono e io con gli occhi semichiusi guardo davanti a me per uscire ma il cammino è ostruito. Si erge altissimo un uomo.
In realtà non era altissimo, solo che stava sul grandino e sembrava altissimo, cosìcché non l'ho messo a fuoco subito. Ho solo pensato: azz chi è sto figo? e per mettere a fuoco ho fatto il tipico gesto che fanno gli uomini con le donne in minigonna. Ho guardato la punta dei iedi sul gradino fino alla testa. Finalmente arrivata alla testa mi sono accorta che quell'agglomerato di vestiti blu era effettivamente V., il mio affascinante vicino. Che mi guardava con un sorriso ebete mentre io lo squadravo. Ma non è tutto, perché dopo lo sguardo da camionista arrapato, trovandomi in un orario del giorno in cui ancora non sono padrona di me stessa, non mi sono limitata a sorridere o a pronunciare una forma di saluto, bensì dalla bocca mi è uscito unmolto spontaneo e colloquiale (italiano):
"uà"

lui ha sorriso di più mentre mi diceva: que cara de sueño tienes.

all'anm ra figur' e mmerd


domenica 1 marzo 2009

Passato, presente e letteratura. Per un futuro che potrebbe non arrivare

- quando ero bambina sì sognavo di essere come paperon de paperoni
- ora no?
- no, ora ho altri sogni
- come?
- scrivere
- cosa scrivi?
- pensieri. Cretinaggini, meglio sciare (indicando i suoi sci).
-sì, a me piace sciare.

L'avvocato Guerrieri incontra un amico dell'università. Quello che era il suo migliore amico. E gli chiede della moglie. E' morta. Nell'arco di tre mesi. L'amico racconta:
"*Sai, Guido, allora pensi a un sacco di cose. E soprattutto pensi al tempo sprecato. Pensi alle passeggiate che non hai fatto, alle volte che non hai fatto l'amore, a quando hai mentito. A quando hai fatto il ragioniere con la moneta degli affetti. Lo so che è banale ma pensi che vorresti tornare indietro e dirle quanto la ami, tutte le volte che non lo hai fatto ma avresti dovuto.*"
Alla fine della conversazione con l'amico, l'avvocato Guerrieri chiama Margherita e le dice - più o meno - che la ama.

Ora io ero nel mio letto arancione, dopo una giornata persa a far nulla, con nel cervello la tortura del dover preparare le scatole. Senza prepararle. Fino all'ora in cui ho chiamato la smilza per sapere come stava. Ma lei non ha preso la chiamata ed è comprasa su skype. Abbiamo cominciato una delle nostre conversazioni surreali, in cui a un punto io le raccontavo di una delusione amorosa, aggiungendo poi che mi era già passata. Lei ribatteva che lei ci impiega almeno due anni a dimenticarsi di qualcuno. E io le ho detto: io dopo 3 anni e mezzo ancora penso a P. Lei ha detto: siete stati insieme tanto tempo. E io: non lo so se è questo. E' che penso di aver sbagliato.

E ho pensato, nel letto, che non sopportavo cose che fanno parte della vita, che sono inezie e che anzi in passato erano state il bello del rapporto. E per quelle cose ho distrutto il buono, l'ho triturato, l'ho segato. Fino a che non fosse più stato possibile ricostruirlo.

L'avvocato Guerrierie il suo amico Emilio hanno fatto venir fuori lacrime e pensieri.
Un rigurgito. Innescato probabilmente anche dalla delusione/presa di coscienza di oggi.

E la moto si allontanava rapida, dopo che lui aveva chiesto un bacio a lei. Una lei vestita di verde. E le aveva detto "Adeu".

* da A occhi chiusi, si G. Carofiglio

venerdì 27 febbraio 2009

na nananananana na nanana*

Stanotte mentre almanaccavo cercando soluzione al pangramma di cui parlava Bartezzaghi sulla Repubblica di ieri, mi sono chiesta se sarei mai diventata quella che sono se da bambina non mi avessero fatto vedere/leggere "gratta un Pepito ed esce un Peppone".

Quando sei piccolo che delle parole possano nasconderne altre è un assunto affascinante. Che parole incomprensibili ai tuoi orecchi possano nascondere un senso per un altro viene subito dopo.
Senza Don Camillo e Peppone, avrei studiato latino, greco, inglese, russo, basco, linguistica storica, fatto il lavoro che faccio, vissuto in Iralnda e Spagna, mi sarei mai innamorata di De Gregori e Guccini e dell'uomo che ho amato così a lungo?

Piccoli dubbi notturni.



*il titolo è un link, nel caso vogliate sapere che canzone è
...

martedì 24 febbraio 2009

ditemi perché se Tutto Fa Media fa TFM perché La Strada In Salita non fa LSIS

Mentre TFM imperversa tra cantantucoli e quelli che una volta si chiamavano sceneggiati, Quad si è inventato un meme o qualcosa di simile, un meme un po' così, un meme libero di quello che chi lo vuole fare lo fa, che chi vuole scrivere il titolo di una canzone scrive il titolo di una canzone e chi vuole crivere il titolo di un album scrive il titolo di un album. Io invece parafraso un verso, cosa che in realtà non è scritta nel post di Quad, ma Quad hai voluto la bicicletta e pedala!!! In salita ovviamente! O si potrebbe dire Attaccati al tram. Insomma quello che ti pare, questo è quello che passa il convento.

E ora, dopo il dovuto ossequio al mondo etereo veniamo al mio post.

Il post? quale post?

:-)

domenica 22 febbraio 2009

Di avvocati, vicini, spiagge, libri e altre sciocchezze

Giaceva lì da mesi, nel mio mobile bianco, dove si affastellano fogli di tutti i tipi e libri comprati e aperti mezza volta. Giaceva lì, nella sua copertina blu della Sellerio.

Ieri mattina c'era il sole. Io ero resacosa e mestruatosa. Quando mi sono svegliata il mal di testa impazzava. L'ibuprofene era finito e il sole splendeva. Anche se dalla mia stanza non si vedeva. Aprendo, però, la finestra del soggiorno si poteva intuire un sole caldo dallo spigolo di raggio solare che penetrava dall'alto le mura degli antichi palazzi del vicolo.

Il richiamo della primavera mi ha portato in piscina, a nuotare all'aperto. Uomini e donne in età da pensionamento pigramente sedevano lungo i muri della piscina aperta, su sedie di plastica e lettini foderati di blu, con libri, lettori CD, chiacchiere ed un'abbronzatura che definirei invidiabile ad agosto, figuriamoci a febbraio.

L'aria era calda e l'acqua tiepida ha accolto il mio corpo liberandolo dalle tossine, dallo stress da consegna, dalle preoccupazioni da cambio di casa, dai sogni amorosi nati in una notte di dolore e paura, dal ricordo dell'uomo disteso a terra e della donna nella sedia a rotelle con la paura dipinta sulle sue rughe scure di andalusa. Le bracciate, fendendo l'acqua, mi hanno restituito il mio corpo e la mia energia. E hanno solleticato il mio appetito già quasi primaverile.

Una pasta col tonno, modesta nella qualità ma enorme nella quantità, accompagnata da birra scura senza seven up e seguita dalla versione povera del Mars e da un buon caffé alla maniera di casa, ha fatto da preludio a un'ora nel divano accompagnata un libro. Cosa che, ohimé, mi capita di rado. Mentre l'aria tiepida primaverile spirava da uno spiraglio tra le ante della finestra semichiuse, semidistesa sul divano leggevo le gesta quotidiane di un avvocato meridionale, colto abbastanza per conciliare tradizione a autonomia di pensiero, desiderio di sicurezza e bisogno di libertà. Il tutto condito da una dose di intelligenza, ironia e rispetto per il prossimo. Così il libro che mia madre mi aveva prestato sei mesi fa è uscito dalla semioscurità del mio mobile bianco ed è andato a deliziarsi dell'aria barcellonese al profumo di pasta col tonno di cui, a onor del vero, ha ricevuto anche un piccolo assaggio, tiengendosi leggermente di rosso unto a pagina 33.

La storia dell'avvocato e della sua autonoma e intelligente fidanzata a sua volta ha fatto da preludio a una siesta profonda, di quelle che non mi capitano mai perché no, io non sono brava a dormire il pomeriggio, specialmente alle 4 del pomeriggio fino alle 6.

"Batti il ferro finché è caldo" mi aveva detto A., amica di Irlanda, giovedì mattina quando le avevo raccontato del triste episodio della sera prima e dell'abbraccio inaspettato e tenero datomi da un quarentenne in calzoni di piagiama a quadretti e maglietta bianca di Luz de Gas (nota discoteca figa di Barna, NdS) accorso in soccorso mentre io, con voce tremante, cercavo di spiegare ad un operatore del pronto soccorso o servizio analogo cosa stava succedendo.

Il ferro io non so batterlo, però suonare a un campanello quello sì so farlo.

Il libro nella copertina blu di Sellerio oggi si è fatto un giro sulla spiaggia di Barcellona. Il sole era già basso e il blu dell'orizzonte sfumava nel rosso del sole invisibile. La gente è uscita dal letargo agli scoppi del nuovo sole, il lungomare si è presto riempito di bici, di amici e di parole. Seduta sulla spiaggia a piedi scalzi, l'umidità mi penetrava le osse, ma io incurante ridevo ai commenti pseudomaschilisti dell'avvocato che guarda il culo di una suora e che finge competenze di astrologia druidica.

Come per incanto mi libero. Mi sento come tanto tempo fa, quando avevo il mondo ancora intero, quando a vent'anni è tutto chi lo sa.

E sì, potrebbe succedere. Potrebbe.

A volte dico sciocchezze e sorrido troppo. Però non importa. A ver.

fluttuazioni

un giorno sembra importante e dopo tre giorni sembra una tonterìa.

quello che ti chiedi è perché ti ha abbracciato. Così. Vedendoti appoggiata al muro. Ven aqui. E ti ha abbracciato. Senza lasciarti andare quando tu cercavi quasi di divincolarti, perché in fondo ti sembrava una situazione strana.

e gli sguardi.

Poi bussare alla sua porta. E chiacchierare. Però non è stato lo stesso che la sera dell'incidente.

E boh...

venerdì 13 febbraio 2009

tarata

evabbè a volte sembro una persona normale ma altre volte mi domando se soffro di sdoppiamento della personalità o quale trauma infantile mi fa agire in modo così stupido.
Oggi dopo tre mesi ho incontrato il Guatemalteco, alias il vicino con gli occhi brillanti, alias quello che ha buttato la mia cartolina nel cestino etc.

è che io proprio non sono capece. Ho troppi problemi con me stessa. Credo che in fondo abbia ragione mia sorella, ancora non sono abbastanza felice per innamorarmi.

mah

venerdì 6 febbraio 2009

pensierando

Ci sono giorni in cui i pensieri sono come onde di schiuma bianca che rifluiscono sul bagnasciuga. Si spiegano separandosi le une dalle altre e poi si riconfondono nel mare.

Non sempre le onde che rifluiscono sul bagnasciuga sono milioni di rose. A volte sono più incubi riusciti. Carcasse di animali morti maleodoranti. Calaveras di amori e amici.

I pensieri giungono alla mente così, per caso, come in una mattinata di sole in cui si passeggia sul lungomare si incontrano per caso conoscenti che non si vede da tempo, compagni di scuola dotati di nuova prole, o il cugino del vicino dell'amico del tuo compagno di banco.
I pensieri sono proprio così. Sono ricordi dimenticati, sepolti, che si riaffacciano alla memoria.
A volte riaffiorano da soli senza che nient'altro li abbia innescati.
Altre volte tu sei lì a scegliere canzoni da copiare sul tuo lettore mp3, aprendo cartelle e sottocartelle della tua unità esterna quando ti imbatti in file di word dai nomi strani e ritrovi vecchie conversazioni su messenger. Conversazioni di più di 4 anni fa.
Tu sai che la persona che scriveva eri tu, ma la conversazione disegna una vita diversa da quella che vivi ora. Una routine diversa, un lavoro diverso, un fidanzato diverso, interessi diversi, problemi diversi. Ma la stessa identica ironia che hai ora. Lo stesso identico modo libero di vedere la vita che hai ora. Durante tutto il tempo della lettura ti immergi in una te stessa del passato, nella tua vita del passato, e te ne senti attratta. Poi la conversazione termina e ti accorgi che è mezzanotte. Spegni la luce perché è ora di dormire. Il tuo cervello e il tuo cuore metabolizzano. Nei giorni che seguono la tristezza ti permea.

È un caso che quella stessa mattina tu abbia per caso pensato a un verso di una canzone che cantavate insieme e che quel verso ti sia sembrato profondamente diverso da come ti sembrava prima. E che allora ti sia andata a rileggere il testo cantando il motivo nella tua mente. La vita come qualcosa che va e viene. Apparenemtnete diversa ma sempre uguale. In cui siamo tutti dominati dal libero arbitrio e inevitabilmente soli. Nonostante tutto il conoscersi, nonostante tutto l'amarsi. Nell'impossibilità di dimenticare. Nell'impossibilita tuttavia di fermarsi, in un vita in cui l'amarsi e il perdersi si succedono incessantemente. Così incessante che vedendo una stella cadere, si è a tal punto sfiniti che non si sa più cosa desiderare.

E sper iche si vero, che quello che hai provato torni a manifestarsi, sotto un altro cielo, con un nuovo volto.

Ci sono giorni in cui la domanda che ti poni da mesi ormai, quella che ti rode, quel chiederti ripetutamente se dipende da te la tua condizione di single inossidabile, trova una risposta apparente nel rigo di una conversazione in chat svoltasi quasi 5 anni prima. "Lei è diversa da te, lei è intrigante".

E tu che racconti all'amica di Irlanda, quella matura e provata dalla vita, dei tuoi pensieri e le chiedi cosa pensi, e lei che ti dice: "io penso solo che sia venuto il momento di voltare pagina".

venerdì 30 gennaio 2009

Mr. Bennett and Mrs. Brown

perché poi in realtà io me lo chiedo cosa c'è dietro quelle facce, dietro facce assonnate o stupefatte dalla luce dei pc, dietro capelli legati con cura, o spettinati e sporchi. Me lo chiedo. Anche se non lo dico e non ne parlo con nessuno.

Domande senza risposta. A parte quei guizzi. Quei gesti minimi che cogli mentre qualcuno parla durante la pausa pranzo e muove la testa un po' più a destra del normale. O guarda qualcun altro con occhi un po' più lucidi. O situazioni di cui sei testimone per pura coincidenza, perché per andare in bagno passi dalla cucina e vedi la ragazza dalle calze sbarazzine che piange.

E quei gesti minimi, quelle coincidenze, dentro di te formano una storia. Non importa quanto vera o affidabile. Una storia.

sabato 17 gennaio 2009

ogni tanto un po' di letteratura non fa male

Fernando Pessoa
Escrito en un libro abandonado en un viaje

" Tengo el cansancio anticipado de lo que no voy a encontrar. Si en determinado momento me hubiera vuelto para la izquierda en lugar de para la derecha. Si en cierto instante hubiera dicho sí en lugar de no, o no en lugar de sí. Si en determinada conversación hubiese tenido frases que sólo ahora en el entresueño elaboro. Si todo esto hubiera sido así hoy sería otro y quizá el Universo entero sería insensiblemente llevado a ser otro también. Pero sólo ahora lo que nunca fui ni seré me duele. Voy a pasar la noche a Cintra porque no puedo pasarla en Lisboa pero cuando llegue a Cintra me va dar pena de no haberme quedado en Lisboa. Siempre esta inquietud sin resolución, sin nexo, sin consecuencia. Siempre, siempre, siempre. Esta angustia excesiva del espíritu por nada. En la carretera de Cintra, o en la carretera del sueño, o en la carretera de la vida. A la izquierda hay una casucha al borde de la carretera. A la derecha, el campo abierto con la luna a lo lejos. El auto que parecía hace poco proporcionarme libertad es ahora algo en lo que estoy encerrado. A la izquierda, hacia atrás, la casucha modesta. La vida allí debe ser feliz sólo porque no es la mía. Si alguien me ha visto desde la ventana de la casucha soñará: ese que va en el auto es feliz. "

da qui

sabato 10 gennaio 2009

NON

io non ci credo più.

venerdì 9 gennaio 2009

insomma

cosa c'è al mondo più bello dei sorrisi che ci danno o che diamo?
tanti anni fa ero innamorata di una canzone di Gino Paoli, Un sorriso gratis...

cosa c'è al mondo di più uff di dover star bloccati ad una scrivania dopo 15 giorni di vacanza e nullafacenza?

cosa c'è al mondo di più naturale del non svegliarsi il secondo giorno di lavoro dopo 15 giorni di vacanza?

Cosa c'è di più aberrante di tornare a casa e accorgerti di aver lasciato il caricabatterie del cellulare dall'altra parte del mediterraneo? Ah questa la so: tornare a casa, accorgerti di avere lasciato il caricabatterie dall'altra parte del mediteranneo, sederti sul letto affranta e sbaradranghete
il letto cade sotto il tuo culo!!!

domenica 4 gennaio 2009

Tu non ti arrendere, non ti confondere, apri il tuo cuore all'universo, che questo mondo sai, bisogna prenderlo, solo così sarà diverso.

Oggi camminavo sotto portici deserti, sotto gli occhi vigili di serrande di negozi abbassate. Pochi passi prima, davanti alla chiesa, gente sulle scalinate. Fiori su un carro. L'aria sognante resta sul mio volto e metalinguisticamente riflette su stessa. Si dice che erano anni che non si affacciava così preponderante nel mio cervello, con tutti i sintomi dell'amore mentale. Con tutti i sogni su un uomo che è solo l'ombra di qualcuno intravisto e conosciuto, un qualcuno la cui carne e le cui ossa svaniscono come un ologramma nel monitor della mia materia grigia. Una serenità in aura da sogno, slegata dalla realtà. E le mie guance a forma di sorriso. Come un'epifania capisco parole sepolte nella mia mente "il tuo sorriso fra la gente passerà forse indifferente, ma non ti sentirai più solo sei diventato un uomo". Ultimamente mi è capitato spesso.
Tornare su cose del passato e capirle in un modo diverso. Vedere un significato che prima restava non svelato. Mentre il significato di prima si è perso nell'inafferrabilità del tempo.

Mia sorella è andata a comprare il biglietto del treno e quando ha salutato mia madre lei piangeva. Sono andata ad abbracciarla e mi ha detto "lasciami stare". Col pudore del dolore. Mentre lottava contro se stessa per riuscire ad accettare la vita.

Perché la vita lascia sole persone generose, altruiste, intelligenti e coraggiose?
Perché, d'altro canto, abbiamo bisogno di stare soli per conoscerci e prendere il pieno possesso di noi stessi?

Oggi sono andata al supermercato per la scorta alimentare da mettere in valigia. Tre gli obiettivi, puntualmente prelevati dai banchi del supermercato: polenta Valsugana, melanzane sottolio, parmigiano reggiano. Ma carrelli pieni di ogni ben di Dio mi separavano dalla cassa. Sono fuggita via senza il mio bottino.
La corsa gli acquisti da quando sono arrivata in questa città è il mio incubo. Code chilometriche in macchina perché la gente andava a comprare i regali prima, poi code chilometriche nei negozi perché la gente andava in giro per saldi, poi code chilometriche alle case dei supermercati perché la gente fa la spesa per la Befana e rimpingua le dispense svuotate dalla cupidigia degli stomaci natalizi. Sono giorni di festa per tutti e nessuno resta in casa. E ogni metro quadro della città trasuda di un consumismo ineluttabile, triste nella consapevolezza di una crisi che sembra spettralmente preludere alla morte del gigante di cui è essa stessa frutto.

Ieri Michele Serra e un lettore del Venerdì di Repubblica commentavano la repulsione provata quest'anno nei confronti del Natale consumistico, di regali forzati, di sentimenti che si cristallizzano in una forma che dietro non ha più niente.

E il dolore ristagna nelle case in cui la gente muore.