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venerdì 30 gennaio 2009

Mr. Bennett and Mrs. Brown

perché poi in realtà io me lo chiedo cosa c'è dietro quelle facce, dietro facce assonnate o stupefatte dalla luce dei pc, dietro capelli legati con cura, o spettinati e sporchi. Me lo chiedo. Anche se non lo dico e non ne parlo con nessuno.

Domande senza risposta. A parte quei guizzi. Quei gesti minimi che cogli mentre qualcuno parla durante la pausa pranzo e muove la testa un po' più a destra del normale. O guarda qualcun altro con occhi un po' più lucidi. O situazioni di cui sei testimone per pura coincidenza, perché per andare in bagno passi dalla cucina e vedi la ragazza dalle calze sbarazzine che piange.

E quei gesti minimi, quelle coincidenze, dentro di te formano una storia. Non importa quanto vera o affidabile. Una storia.

sabato 17 gennaio 2009

ogni tanto un po' di letteratura non fa male

Fernando Pessoa
Escrito en un libro abandonado en un viaje

" Tengo el cansancio anticipado de lo que no voy a encontrar. Si en determinado momento me hubiera vuelto para la izquierda en lugar de para la derecha. Si en cierto instante hubiera dicho sí en lugar de no, o no en lugar de sí. Si en determinada conversación hubiese tenido frases que sólo ahora en el entresueño elaboro. Si todo esto hubiera sido así hoy sería otro y quizá el Universo entero sería insensiblemente llevado a ser otro también. Pero sólo ahora lo que nunca fui ni seré me duele. Voy a pasar la noche a Cintra porque no puedo pasarla en Lisboa pero cuando llegue a Cintra me va dar pena de no haberme quedado en Lisboa. Siempre esta inquietud sin resolución, sin nexo, sin consecuencia. Siempre, siempre, siempre. Esta angustia excesiva del espíritu por nada. En la carretera de Cintra, o en la carretera del sueño, o en la carretera de la vida. A la izquierda hay una casucha al borde de la carretera. A la derecha, el campo abierto con la luna a lo lejos. El auto que parecía hace poco proporcionarme libertad es ahora algo en lo que estoy encerrado. A la izquierda, hacia atrás, la casucha modesta. La vida allí debe ser feliz sólo porque no es la mía. Si alguien me ha visto desde la ventana de la casucha soñará: ese que va en el auto es feliz. "

da qui

sabato 10 gennaio 2009

NON

io non ci credo più.

venerdì 9 gennaio 2009

insomma

cosa c'è al mondo più bello dei sorrisi che ci danno o che diamo?
tanti anni fa ero innamorata di una canzone di Gino Paoli, Un sorriso gratis...

cosa c'è al mondo di più uff di dover star bloccati ad una scrivania dopo 15 giorni di vacanza e nullafacenza?

cosa c'è al mondo di più naturale del non svegliarsi il secondo giorno di lavoro dopo 15 giorni di vacanza?

Cosa c'è di più aberrante di tornare a casa e accorgerti di aver lasciato il caricabatterie del cellulare dall'altra parte del mediterraneo? Ah questa la so: tornare a casa, accorgerti di avere lasciato il caricabatterie dall'altra parte del mediteranneo, sederti sul letto affranta e sbaradranghete
il letto cade sotto il tuo culo!!!

domenica 4 gennaio 2009

Tu non ti arrendere, non ti confondere, apri il tuo cuore all'universo, che questo mondo sai, bisogna prenderlo, solo così sarà diverso.

Oggi camminavo sotto portici deserti, sotto gli occhi vigili di serrande di negozi abbassate. Pochi passi prima, davanti alla chiesa, gente sulle scalinate. Fiori su un carro. L'aria sognante resta sul mio volto e metalinguisticamente riflette su stessa. Si dice che erano anni che non si affacciava così preponderante nel mio cervello, con tutti i sintomi dell'amore mentale. Con tutti i sogni su un uomo che è solo l'ombra di qualcuno intravisto e conosciuto, un qualcuno la cui carne e le cui ossa svaniscono come un ologramma nel monitor della mia materia grigia. Una serenità in aura da sogno, slegata dalla realtà. E le mie guance a forma di sorriso. Come un'epifania capisco parole sepolte nella mia mente "il tuo sorriso fra la gente passerà forse indifferente, ma non ti sentirai più solo sei diventato un uomo". Ultimamente mi è capitato spesso.
Tornare su cose del passato e capirle in un modo diverso. Vedere un significato che prima restava non svelato. Mentre il significato di prima si è perso nell'inafferrabilità del tempo.

Mia sorella è andata a comprare il biglietto del treno e quando ha salutato mia madre lei piangeva. Sono andata ad abbracciarla e mi ha detto "lasciami stare". Col pudore del dolore. Mentre lottava contro se stessa per riuscire ad accettare la vita.

Perché la vita lascia sole persone generose, altruiste, intelligenti e coraggiose?
Perché, d'altro canto, abbiamo bisogno di stare soli per conoscerci e prendere il pieno possesso di noi stessi?

Oggi sono andata al supermercato per la scorta alimentare da mettere in valigia. Tre gli obiettivi, puntualmente prelevati dai banchi del supermercato: polenta Valsugana, melanzane sottolio, parmigiano reggiano. Ma carrelli pieni di ogni ben di Dio mi separavano dalla cassa. Sono fuggita via senza il mio bottino.
La corsa gli acquisti da quando sono arrivata in questa città è il mio incubo. Code chilometriche in macchina perché la gente andava a comprare i regali prima, poi code chilometriche nei negozi perché la gente andava in giro per saldi, poi code chilometriche alle case dei supermercati perché la gente fa la spesa per la Befana e rimpingua le dispense svuotate dalla cupidigia degli stomaci natalizi. Sono giorni di festa per tutti e nessuno resta in casa. E ogni metro quadro della città trasuda di un consumismo ineluttabile, triste nella consapevolezza di una crisi che sembra spettralmente preludere alla morte del gigante di cui è essa stessa frutto.

Ieri Michele Serra e un lettore del Venerdì di Repubblica commentavano la repulsione provata quest'anno nei confronti del Natale consumistico, di regali forzati, di sentimenti che si cristallizzano in una forma che dietro non ha più niente.

E il dolore ristagna nelle case in cui la gente muore.