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sabato 7 marzo 2009

un altro venerdì o para mojar el pan

Stamattina come tutti i giorni ho preso l'ascensore per scendere di casa.
L'ascensore al piano terra è fatto in modo che quando esci dopo tipo un metro c'è una specie di gradino, quindi se quando qualcuno entra nel portone si ferma prima del gradino, visto dall'ascensore questo qualcuno sembra altissimo.


Io oggi, come quasi tutti i venerdì, ero una walking toilet ovverossia un cesso ambulante. Capelli legati (che di solito me li lego per mettermi il fondotinta e me li sciolgo in ascensore, però oggi mi sono dimenticata), niente trucco a parte il fondotinta, vestita male e faccia di sonno perché ho dormito male…
Insomma, le sliding doors dell'ascensore si aprono e io con gli occhi semichiusi guardo davanti a me per uscire ma il cammino è ostruito. Si erge altissimo un uomo.
In realtà non era altissimo, solo che stava sul grandino e sembrava altissimo, cosìcché non l'ho messo a fuoco subito. Ho solo pensato: azz chi è sto figo? e per mettere a fuoco ho fatto il tipico gesto che fanno gli uomini con le donne in minigonna. Ho guardato la punta dei iedi sul gradino fino alla testa. Finalmente arrivata alla testa mi sono accorta che quell'agglomerato di vestiti blu era effettivamente V., il mio affascinante vicino. Che mi guardava con un sorriso ebete mentre io lo squadravo. Ma non è tutto, perché dopo lo sguardo da camionista arrapato, trovandomi in un orario del giorno in cui ancora non sono padrona di me stessa, non mi sono limitata a sorridere o a pronunciare una forma di saluto, bensì dalla bocca mi è uscito unmolto spontaneo e colloquiale (italiano):
"uà"

lui ha sorriso di più mentre mi diceva: que cara de sueño tienes.

all'anm ra figur' e mmerd


domenica 1 marzo 2009

Passato, presente e letteratura. Per un futuro che potrebbe non arrivare

- quando ero bambina sì sognavo di essere come paperon de paperoni
- ora no?
- no, ora ho altri sogni
- come?
- scrivere
- cosa scrivi?
- pensieri. Cretinaggini, meglio sciare (indicando i suoi sci).
-sì, a me piace sciare.

L'avvocato Guerrieri incontra un amico dell'università. Quello che era il suo migliore amico. E gli chiede della moglie. E' morta. Nell'arco di tre mesi. L'amico racconta:
"*Sai, Guido, allora pensi a un sacco di cose. E soprattutto pensi al tempo sprecato. Pensi alle passeggiate che non hai fatto, alle volte che non hai fatto l'amore, a quando hai mentito. A quando hai fatto il ragioniere con la moneta degli affetti. Lo so che è banale ma pensi che vorresti tornare indietro e dirle quanto la ami, tutte le volte che non lo hai fatto ma avresti dovuto.*"
Alla fine della conversazione con l'amico, l'avvocato Guerrieri chiama Margherita e le dice - più o meno - che la ama.

Ora io ero nel mio letto arancione, dopo una giornata persa a far nulla, con nel cervello la tortura del dover preparare le scatole. Senza prepararle. Fino all'ora in cui ho chiamato la smilza per sapere come stava. Ma lei non ha preso la chiamata ed è comprasa su skype. Abbiamo cominciato una delle nostre conversazioni surreali, in cui a un punto io le raccontavo di una delusione amorosa, aggiungendo poi che mi era già passata. Lei ribatteva che lei ci impiega almeno due anni a dimenticarsi di qualcuno. E io le ho detto: io dopo 3 anni e mezzo ancora penso a P. Lei ha detto: siete stati insieme tanto tempo. E io: non lo so se è questo. E' che penso di aver sbagliato.

E ho pensato, nel letto, che non sopportavo cose che fanno parte della vita, che sono inezie e che anzi in passato erano state il bello del rapporto. E per quelle cose ho distrutto il buono, l'ho triturato, l'ho segato. Fino a che non fosse più stato possibile ricostruirlo.

L'avvocato Guerrierie il suo amico Emilio hanno fatto venir fuori lacrime e pensieri.
Un rigurgito. Innescato probabilmente anche dalla delusione/presa di coscienza di oggi.

E la moto si allontanava rapida, dopo che lui aveva chiesto un bacio a lei. Una lei vestita di verde. E le aveva detto "Adeu".

* da A occhi chiusi, si G. Carofiglio