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domenica 4 gennaio 2009

Tu non ti arrendere, non ti confondere, apri il tuo cuore all'universo, che questo mondo sai, bisogna prenderlo, solo così sarà diverso.

Oggi camminavo sotto portici deserti, sotto gli occhi vigili di serrande di negozi abbassate. Pochi passi prima, davanti alla chiesa, gente sulle scalinate. Fiori su un carro. L'aria sognante resta sul mio volto e metalinguisticamente riflette su stessa. Si dice che erano anni che non si affacciava così preponderante nel mio cervello, con tutti i sintomi dell'amore mentale. Con tutti i sogni su un uomo che è solo l'ombra di qualcuno intravisto e conosciuto, un qualcuno la cui carne e le cui ossa svaniscono come un ologramma nel monitor della mia materia grigia. Una serenità in aura da sogno, slegata dalla realtà. E le mie guance a forma di sorriso. Come un'epifania capisco parole sepolte nella mia mente "il tuo sorriso fra la gente passerà forse indifferente, ma non ti sentirai più solo sei diventato un uomo". Ultimamente mi è capitato spesso.
Tornare su cose del passato e capirle in un modo diverso. Vedere un significato che prima restava non svelato. Mentre il significato di prima si è perso nell'inafferrabilità del tempo.

Mia sorella è andata a comprare il biglietto del treno e quando ha salutato mia madre lei piangeva. Sono andata ad abbracciarla e mi ha detto "lasciami stare". Col pudore del dolore. Mentre lottava contro se stessa per riuscire ad accettare la vita.

Perché la vita lascia sole persone generose, altruiste, intelligenti e coraggiose?
Perché, d'altro canto, abbiamo bisogno di stare soli per conoscerci e prendere il pieno possesso di noi stessi?

Oggi sono andata al supermercato per la scorta alimentare da mettere in valigia. Tre gli obiettivi, puntualmente prelevati dai banchi del supermercato: polenta Valsugana, melanzane sottolio, parmigiano reggiano. Ma carrelli pieni di ogni ben di Dio mi separavano dalla cassa. Sono fuggita via senza il mio bottino.
La corsa gli acquisti da quando sono arrivata in questa città è il mio incubo. Code chilometriche in macchina perché la gente andava a comprare i regali prima, poi code chilometriche nei negozi perché la gente andava in giro per saldi, poi code chilometriche alle case dei supermercati perché la gente fa la spesa per la Befana e rimpingua le dispense svuotate dalla cupidigia degli stomaci natalizi. Sono giorni di festa per tutti e nessuno resta in casa. E ogni metro quadro della città trasuda di un consumismo ineluttabile, triste nella consapevolezza di una crisi che sembra spettralmente preludere alla morte del gigante di cui è essa stessa frutto.

Ieri Michele Serra e un lettore del Venerdì di Repubblica commentavano la repulsione provata quest'anno nei confronti del Natale consumistico, di regali forzati, di sentimenti che si cristallizzano in una forma che dietro non ha più niente.

E il dolore ristagna nelle case in cui la gente muore.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

che bella la prima parte del post, ci ho rivisto molto di come mi sento io in questi giorni.
un bacio

A picco sull'oceano ha detto...

desde, mentre oggi camminavo pensando alla canzone mi sono ricordata di un post di qualche mese fa in cui dicevi che andavi in bici la notte sentendoti felice.

ricambio il bacio :-)

Anonimo ha detto...

Perché la vita lascia sole persone generose, altruiste, intelligenti e coraggiose?

Appunto: perchè? Una delle domande cruciali della mia vita.

A picco sull'oceano ha detto...

kost, una delle risposte potrebbe essere perché hanno paura. Ma è una risposta parziale, direi.

buon anno

Anonimo ha detto...

ciao scogliera! volevo auguranti non un felice natale (che ormai è passato) non una serena epifania (passata anche quella) e nemmeno un allegro capodanno (sono una donna sempre in ritardo a quanto pare...)
volevo solo dirti che magari se ci si impegna, quest'anno si riesce ad avere ciò che la fortuna ogni anno passato non c'ha concesso.
un bacio
LaGraf

Anonimo ha detto...

Forse la solitudine delle persone generose ha un suo motivo. Chi è dotato di una profondità superiore alla media non può sottrarsi al richiamo della solitudine: è il suo principale nutrimento. L'importante è che non sia sempre solitudine: che essa si alterni e si integri con la partecipazione alla vita degli altri. Tua mamma è una donna fortunata perché ha una figlia saggia e profonda.
Grazie di avermi visitato!

Anonimo ha detto...
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