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sabato 8 gennaio 2011

12 ore

Tutti parlavano dell'effetto dell'jet lag, ma io non l'avevo mai provato, fino a giovedì sera. dopo 20 ore di aereo e 24 ore da sveglia ero stremata. oggi dopo quasi due giorni di risposo ho la testa che mi scoppia e non riesco a stare fuori dal letto per più di un'ora.
Ma forse non è solo il jet lag, è il famoso dio maschilista, è la mia vita che si ribella a se stessa, a sentimenti, parole non dette, a giorni in famiglia, a regali, a desideri, a speranze, agli amici, a tutto, boicottando se stessa e di conseguenza tutto ciò che conta.

lunedì 16 agosto 2010

in un grande magazzino una volta al mese, spingere un carrello pieno sotto braccio a te e parlar di surgelati, rincarati....

la mia testa era lì, appoggiata sulla sua spalla, mentre lui guidava la sua fiat-qualchecosa nera fiammante, dopo un giorno in giro per la capitale, diretti al tesco della sua cittá. io stanca, distrutta, semiaddormentata sul sedile accanto al suo
lui lì tranquillo a guidare come se fosse la cosa piú normale del mondo essere in macchina insieme e andare al supermercato
senza niente da dire senza tante parole...

quel senso di normalitá spirava in tutta la macchina che attraversava una cittá di palazzi biancogrigi con un'architettura per me inconsueta
quella normalitá che a volte ci manca
normalitá di sentimenti di cui è inutile parlare
di vite che anche se insieme per 5 giorni vivono quei giorni come fosse l'eternitá
normalitá di un amore silenzioso e discreto
normalitá di un odore noto e speciale, di un gesto normale eppure così speciale

in un grande magazzino una volta al
mese, spingere un carrello pieno
sotto braccio a te
e parlar di surgelati, rincarati
far la coda mentre sento che
ti appoggi a me
...

martedì 8 settembre 2009

Voi ci siete stati?

Ci siete stati voi in quella città sul mar tirreno chiusa a nord da rocce verdeggianti a picco sula mare? Dove sorgono, bianchi, paesini di pescatori arrampicati sul fianco scosceso?
Avete mai rimirato il blu del mare con sprazzi di sole nel grande golfo leccando un cono di frutta mentre passeggiavate sul lungomare alberato di palme, dove, alacri, si arrampicano rapidi ratti?
Siete mai saliti pedibus calcantibus sui sentieri dove, anni fa, pregavano cammiando in processione come nere formiche, pretini fortunati che guardavano la città addormentata nel letto della valle?
Avete mai sentito voi l'odore di quel mare e lo schiaffo di quel vento?

domenica 12 luglio 2009

O Balcon do Atlantico


A La Coruña o A Coruña che dir si voglia:

  • I gabbiani sorvegliano la città, emettendo gridi da guerrieri.
  • Le sorelline hanno lo stesso vestitino e i fratellini lo stesso costumino, chè quasi ti meravigli del fatto che la madre non abbia comprato lo stesso costume anche al padre. Sará stato un problema di taglia.
  • Il vento soffia forte e il sole batte anche se non lo senti. Non ho mai avuto il visto tanto rosso.
  • Le donne indossano tailleur(ini) che anche se moderni suonano a demodè. Le bambini portano fiocchi di raso bianchi nei capelli.
  • Con 15 euri mangiano di tapas due persone. "Es mucha comida" ci ha detto il cameriere quando abbiamo ordinato.
  • Chiedi un'indicazione e a gente ti accompagna nel posto in cui devi andare. Non è un combinazione, è quasi la norma.
  • Si beve un albariño que te cagas.
  • Si sente l'odore del mare come uno schiaffo.

* foto da http://blog.ulises.com

venerdì 9 gennaio 2009

insomma

cosa c'è al mondo più bello dei sorrisi che ci danno o che diamo?
tanti anni fa ero innamorata di una canzone di Gino Paoli, Un sorriso gratis...

cosa c'è al mondo di più uff di dover star bloccati ad una scrivania dopo 15 giorni di vacanza e nullafacenza?

cosa c'è al mondo di più naturale del non svegliarsi il secondo giorno di lavoro dopo 15 giorni di vacanza?

Cosa c'è di più aberrante di tornare a casa e accorgerti di aver lasciato il caricabatterie del cellulare dall'altra parte del mediterraneo? Ah questa la so: tornare a casa, accorgerti di avere lasciato il caricabatterie dall'altra parte del mediteranneo, sederti sul letto affranta e sbaradranghete
il letto cade sotto il tuo culo!!!

domenica 4 gennaio 2009

Tu non ti arrendere, non ti confondere, apri il tuo cuore all'universo, che questo mondo sai, bisogna prenderlo, solo così sarà diverso.

Oggi camminavo sotto portici deserti, sotto gli occhi vigili di serrande di negozi abbassate. Pochi passi prima, davanti alla chiesa, gente sulle scalinate. Fiori su un carro. L'aria sognante resta sul mio volto e metalinguisticamente riflette su stessa. Si dice che erano anni che non si affacciava così preponderante nel mio cervello, con tutti i sintomi dell'amore mentale. Con tutti i sogni su un uomo che è solo l'ombra di qualcuno intravisto e conosciuto, un qualcuno la cui carne e le cui ossa svaniscono come un ologramma nel monitor della mia materia grigia. Una serenità in aura da sogno, slegata dalla realtà. E le mie guance a forma di sorriso. Come un'epifania capisco parole sepolte nella mia mente "il tuo sorriso fra la gente passerà forse indifferente, ma non ti sentirai più solo sei diventato un uomo". Ultimamente mi è capitato spesso.
Tornare su cose del passato e capirle in un modo diverso. Vedere un significato che prima restava non svelato. Mentre il significato di prima si è perso nell'inafferrabilità del tempo.

Mia sorella è andata a comprare il biglietto del treno e quando ha salutato mia madre lei piangeva. Sono andata ad abbracciarla e mi ha detto "lasciami stare". Col pudore del dolore. Mentre lottava contro se stessa per riuscire ad accettare la vita.

Perché la vita lascia sole persone generose, altruiste, intelligenti e coraggiose?
Perché, d'altro canto, abbiamo bisogno di stare soli per conoscerci e prendere il pieno possesso di noi stessi?

Oggi sono andata al supermercato per la scorta alimentare da mettere in valigia. Tre gli obiettivi, puntualmente prelevati dai banchi del supermercato: polenta Valsugana, melanzane sottolio, parmigiano reggiano. Ma carrelli pieni di ogni ben di Dio mi separavano dalla cassa. Sono fuggita via senza il mio bottino.
La corsa gli acquisti da quando sono arrivata in questa città è il mio incubo. Code chilometriche in macchina perché la gente andava a comprare i regali prima, poi code chilometriche nei negozi perché la gente andava in giro per saldi, poi code chilometriche alle case dei supermercati perché la gente fa la spesa per la Befana e rimpingua le dispense svuotate dalla cupidigia degli stomaci natalizi. Sono giorni di festa per tutti e nessuno resta in casa. E ogni metro quadro della città trasuda di un consumismo ineluttabile, triste nella consapevolezza di una crisi che sembra spettralmente preludere alla morte del gigante di cui è essa stessa frutto.

Ieri Michele Serra e un lettore del Venerdì di Repubblica commentavano la repulsione provata quest'anno nei confronti del Natale consumistico, di regali forzati, di sentimenti che si cristallizzano in una forma che dietro non ha più niente.

E il dolore ristagna nelle case in cui la gente muore.

domenica 21 dicembre 2008

figlia di famiglia

il senso di pienezza, completezza, amore e comprensione totale che si impossessa di me quando torno a casa è qualcosa che mi sorprende.
mi sorprende il modo in cui, dopo un volo di un'ora e tre quarti e un'oretta di treno, l'aria di mare di una piazza il cui limite sono gli alberi di barche con vele ammainate nel molo mi restituisca la me stessa di sempre.
senza lotta alcuna, una porta chiusa di un ripostiglio dentro il mio corpo si apre e lo sgabuzzino di sentimenti ed emozioni si trasforma in un salone a cielo aperto di amore, cura degli altri, abitudini passate non più esistenti ma amate e conservate con cura che ritornano come il ciclico tic tac dell'orologio, implacabili e ben accolte.
mi sorprende il modo in cui una donna autoconsapevole si riappropria del suo essere di ragazza nonostante o grazie all'esperienza che rende il suo passo più sicuro, i suoi ricordi più forti, i suoi sentimenti espressi a voce più alta, il suo punto di vista più alto, il suo sguardo più curioso, il suo giudizio più benevolo.

mi sorprendo e gioisco della vita.

sabato 6 settembre 2008

un venerdì

un venerdì ti svegli strano. Ti sveglia la luce. E pensi sia tardi. Sei ancora immerso nel sonno ma la coscienza predomina sul tuo inconscio sonnolento e cerchi il cellulare per sapere l'ora. Trovi una chiamata persa da un numero che non conosci. Pensi sia qualcuno dall'ufficio e pensi "cazzo vuoi vedere che è mezzo giorno e non mi sono svegliata". Poi pensi anche: "vabbè chissenefotte, meglio se ho dormito di più". Poi finalmente guardi l'ora e sono solo le otto.
Allora torni alla tua almohada lunga lunga (sì, qui i cuscini sono matrimoniali) ma il tuo sogno erotico-sentimentale è già sfumato e la routine, i ricordi, lo stress cominciano a invadere il tuo cervello. Ti rigiri. Avvolgi la testa nel cuscino per non sentire il rumore di fondo della città. Ti rigiri. E tuo malgado ti alzi. Mezza nuda, sperando che la coinquilina non abbia ospiti, ti rechi famelica in cucina per il consueto gesto. Acqua, filtro, caffè, cucchiaino, tazzina, zucchero. E torni in camera. Dove... tuo malgrado... cominci a preparati, lentamente, per riscaldare il motore, con dolcezza...

E il venerdì comincia.
La parte noiosa del venerdì comincia. Quella parte in cui vorresti che i clienti fossero morti tutti. Che l'azienda ti pagasse per non far niente. In cui vorresti che il software sul mercato funzionasse davvero. Quella parte in cui sei così stanco dopo una settimana di lavoro che l'idea di uscire a cena la sera ti sembra una fatica insopportabile. Quella parte di giornata in cui gli occhi ti si chiudono. In cui ogni tanto guardi il tuo compagno di banco per vedere se anche lui si sta appapagnando. Quella parte in cui sei grata alla ragazza con le unghia lunghe se inizia a criticare la professionalità di qualche collega solo perché così puoi smettere di fare il tuo lavoro per alcuni minuti.

Poi a un certo punto: piiiing. 18.10.

FUGA

E cominci a pensare:
1) casa, piscina, casa, cena?
2) casa, siesta, cena?
3) casa, piscina, nanna?

CASA
Coinquilino messicano è tornato dal messico, ti accoglie alla porta di casa, ti abbraccia. Ti dà un regalo. Un collana di barro negro de artesania local.
Lui esce.
Tu:
Sottoponi al vaglio pro e contro di piscina, uscita con soli uomini, andare a dormire subito e fino a domani mattina, mentre skaipeggi con mamma, sorella, amica d'Irlanda (che l'hai chiamata senza preavviso -e che voglia che hai di sentirla!- e la cogli mentre è da Tesco), JoFalchetto.

Decidi. Opti per l'opzione 4: bagno post-telefonate, un poco di relax e uscire a cena.

15 minuti prima dell'appuntamento chiudi alle tue spalle la porta di casa, per dirigerti verso la metro.
Le porte dell'ascensore si aprono. Entri. Premi la B (sì gli ascensori spagnoli hanno più tasti con lettere che tasti con numeri). Arrivi al piano Basso. Le porte si aprono. Davanti a te, un uomo incede sicuro ma rilassato. Senza fretta. Maglietta a mezze maniche che dice in uno sguardo sono ancora in ferie mi posso mettere la t-shirt rosa, hai capito io sono in ferie, vacanze, vacaciones, vacances, holidays. E' lui. L'unico condomino che ti fa piacere incontrare. Victor. E' li. Lo saluti. Un po' titubante. Non lo vedi dall'ultima volta che lo incontrasti all'uscita del portone. C'era tua madre. Che guardò, ascoltò il saluto intercorso tra te e il suddetto, lasció che il portone si richiudesse alle vostre spalle e laconica disse "Bell'uomo".
Lui ti saluta. Accenna un sorriso. Ti chiede come stai, quasi incerto sul se si può fermare a dire una parola in più o no. Probabilmente nota il tuo sorriso aperto, perché la dice: ¿que tal las vacaciones?
No, non sono stata in Italia. Sono stata in Finlandia e qualche giorno in Costa Brava.
¿Donde? aqui y aqui.
E tu? Belize y Guatemala.

APRITICIELO
Guatemala? Il sogno della mia vita, Victor! E ti è piaciuto? Ma sei andato in spiaggia o all'avventura?
Con la mochila. Sono dimagrito 3 chili.
Non smetti piú di fare domande. Lui sembra compiaciuto. "Perché sogni di andare in Guatemala?", ti chiede.
Eri scesa in orario per l'appuntamento a cena ma ora sei in ritardo. Vi salutate.

Sorridi, sei contenta. Un uomo cos¡ normale... ma che ascolta Glorya Gaynor... fa le vacanze in posti lontani. Con lo zaino. Prendendo i bus. Camminando nove ore al giorno. E' stato in piú paesi extraeuropei di quelli che tu hai visto in Europa.
Mentre ripensi alla conversazione, cammini. Verso la metro. E pensi. Foto. Avrá fatto foto. Magari lo incontreró di nuovo.

Sei quasi arrivata all'appuntamento con i tre uomini, che pensi siano due, quando il cellulare squilla ed è lui che ti chiede dove sei e perchè lasci aspettare tre uomini che sono lì per te.
L'ansia che avevi prima di decidere cosa fare la sera è completamente svanita. Li saluti. Tutti e tre. E cominciate a ridere e scherzare. E camminate alla volta del ristorante etiope. Proposto da te. Arrivate. Dentro è bellissimo, accogliente e curato ma con la semplicitá che ci si attenderebbe. Tavolini in paglia colorata accolgono grossi vassoi argentei su cui troneggia un pane rotondo tipo base della pizza con sopra carne. Mangiate. Con le mani. Bevete succo di gawaba (o qualcosa del genere) e tè (rigorosamente con hielo perchè siete a Barcelona e qui in estate il tè si beve con ghiaccio). Insomma risate, mani sporche, comida picante, rica y guarra :-) ancora risate. E sì, per questa sera era la scelta giusta. Mi ha risollevato l'umore nero di un'intera settimana. A volte le cose sono piú facili a farsi che a dirsi.

Casa di nuovo. Un passaggio tra i blogger. E nanna. Non senza un pensierino della buonanotte.

Sì, ti chiederó le foto!

martedì 26 agosto 2008

credo che non si possa immaginare...

... un oroscopo più bello del mio in questi giorni...
armonia nei sentimenti, capacità di provare emozioni, originalità e sauarfer nel lavoro. Fino al giorno xxx settembre in cui pare che dovrei innamorarmi per davvero.
Se non fosse che l'oroscopo già me l'ha detto più volte quest'anno che mi innamoravo.
E devo dire che la voglia e la predisposizione ci sono.
Manca la meteria prima.
Ma la verità è che non c'è più nemmeno la fretta, non c'è l'ansia, c'è una strana sicurezza che arriverà. Quando dovrà arrivare. Quasi invisibile. Ma subito bene accolto.

E c'è la conapevolezza che il passato è il passato. Quasi come una vittoria.

C'è quella strana percezione della vita che mi dice con precisione e istintivamente se sto perdendo del tempo, che mi fa evitare di mettere energie in cose o persone che non le meritano. Che mi fa andare avanti per la mia strada, perché poi alla fine per me è ancora vero quello che mi insegnò mia madre da bambina, che è meglio soli che male accompagnati. Dove male non vuol dire che la persona che ti accompagna non è buona, ma solo che non è quella giusta per te.

E se Farewell mi fa piangere perché l'ex uomo della mia vita non è più mio, è proprio questa consapevolezza che mi fa sentire forte, forse perché so come ci sono arrivata. Perché so che passo dopo passo, ragione dopo ragione, discussione dopo discussione, errore dopo errore, sono arrivata fin qui. Fino a questa città multilungue ma con una sola tradizione a cui i più devono adeguarsi se vogliono integrarsi.

E insomma anche il terzo dei tre pensieri si è rivelato ampassan. E questa volta non penso nemmeno che dipenda da me. Non penso che potevo fare le cose meglio. Non penso che potevo evitare qualcosa. Penso che ho fatto quello che mi andava di fare, e che proprio perché l'ho fatto so quello che voglio. E quindi quello che non voglio.

E intanto ho un'amica, che dopo domani compie gli anni. Molti meno di me. E sono contenta di passare il suo compleanno con lei, mangiando pizza. Lei che non lo festeggia mai. Lei che prima mi diceva di no e ora si lascia trascinare dalla mia voglia di vivere.

Il fatto di lasciare un segno nella vita e nel sorriso della gente, è anche questo che dà forza. O almeno che dà forza a me. E intanto oggi la mia collega tornata a lavoro dopo due settimane mi ha detto: oh, ma lo sai che ti sei fatta proprio secca. Erano almeno 10 anni che qualcuno non associava a me la parola secca. E oggi ho comprato il biglietto per tornare a casa. E mentre lo compravo mi sono accorta che l'ho comprato per il giorno del compleanno dell'uomo col cellulare nuovo. Ma non ci sarà il suo compleanno. Non ci sarà lui. Né io e lui. Ci sarò solo io, a casa, felice con la mia famiglia. E questo anche è forza. Che poi è anche lo stesso giorno in cui l'oroscopo dice che mi innamorerò. Non che ci creda, eh. Cioè negli oroscopi sì, ma in questa cosa qui no.

Voglia d'amare.

venerdì 15 agosto 2008

sabato 9 agosto 2008

turisticando

Bàrcino sotterranea non è malaccio.
Mi ha impressionato il modo in cui i catalani sono in grado di far conoscere all'umanità la loro storia. Ponti di ferro e plexiglass tra gli scavi. Tutto pulito lucente. Spiegazioni passo passo. E le audioguìas che Scogliera odia tanto.

sabato 2 agosto 2008

è qui

di notte, la finestra aperta per il troppo caldo.
Materasso a terra accanto al letto grande.
Giaccio. E sento il suo respiro accanto a me. Pesante e forte. Un respiro che conosco.
Un respiro che amo.

Un sorriso mi nasce sul viso. Anche se è notte, anche se non dormo.
Un sorriso e un senso di felicità di sottofondo. Di amore incodizionato, di conoscenza profonda. Di legame inseparabile.

È qui. E io sono felice.

lunedì 28 luglio 2008

sudore sulla mia pelle
lenzuola nuove fiorate in lavatrice
piantana azzurra da 12 euro nel soggiorno a fare compagnia a chico messicano
padella senza graffi nuova di zecca

stanza quasi pulita. Ma domani di più.

Ma che bello sono emozionata per quello che mi aspetta.

Però che caldo!

domenica 23 marzo 2008

Gioielli di Catalunya


Ho sempre pensato che il paese di pescatori più bello del mondo fosse Amalfi, con le sue case bianche, l'imponente duomo con la sua lussuositá arabeggiante, il fiume e le cartiere ai piedi del monte.

Ma...

Nell'estremo nord della costa catalana, risalendo da Girona, superando Figueres, si incontra un paesino raggiungibile solo da una "carrettera" sinuosa come una donna. Dal centro di Cadaques, a ridosso sul mare, senza "platjia", sulla destra si raggiunge un sentiero costiero sulle rocce, da cui si vedono isolotti e scogli e il mare di tonalità intense di azzurro. E dove non mancano piccole spiagge, dette calas.
Una quindicina di kilometri piú a nord, Cap de Creus è un insieme di colline rocciose irregolari e selvagge a dividere il mare in due. Tanto ventoso da dar miedo, più selvaggio dell'angolo più isolato di Irlanda. Il coche, una piccola ford Ka a noleggio, quasi volava via nonostante alla guida fosse un'imponente scogliera :-)

Compagni di viaggio un'amica italiana in visita, l'amica catalana dell'isola incantata e un sorridente ragazzo brasiliano.

Comida: suquet, peix a la planxa, sopa de peix, e altre prelibatezze catalane.
Idioma: catalano in una varietà simile al mallorquino.
Nuove "paraulas": patatona (=figa),"te'l portu" (detto di un croissant dal barista del "casino"), escamarlanes (scampi).

martedì 25 settembre 2007

La boqueria2


La boqueria. Bancarella di pesce. Foto di un frutto di mare che non avevo mai visto. In spagnolo si chiama parcebe.

La boqueria vista da scogliera



La boqueria è un grande mercato di alimentari di Barcellona. Sebbene frequentato da turisti ha un suo fascino. Qui sopra potete vedere il reparto "fruit juices" di una bancarella di frutta.

PS: la data sulla foto è impostata all'americana, perdonatemi :-)

domenica 23 settembre 2007

"Come del resto alla fine di un viaggio c'è sempre un viaggio da ricominciare"

Un viaggio è finito, un altro ricomincerà.

Concretamente e in modo figurato.

Qualche giorno fa, mentre ero a Madrid, chattavo sul messenger con l'uomo col cellulare nuovo il quale compie gli anni a breve: io gli ho chiesto se avrebbe festeggiato e lui mi ha detto che una ragazza con cui sta uscendo gli prepara una festa, cosicché lui non sa nulla sulla festa...
Sono scoppiata a piangere.
Ero a Madrid in un internet point con la mia amica pesce gelatina la quale in realtà non sa molto di tutta la storia e non mi conosce troppo. Credo sia riasta abbastanza di sasso, cercava di essere carina e dolce ma non è che sapesse troppo cosa stava succedendo.

A volte le emozioni ti aggrediscono e tu non sai bene cosa fare/dire/pensare...

Poi mi è passata, avevo bisogno di sfogarmi immagino... e... voltare pagina... forse... credo...

Madrid - Roma

Piccoli commenti sparsi:

  • Ryanair è quasi palindromo - uno dovrà pure pensare a qualcosa durante un viaggio aereo di due ore se non c'è nessun vicino di posto simpatico/carino/che non legga tutto il tempo con cui parlare.
  • Che bella la tastiera con gli accenti.
  • Della serie"la lingua ritrovata": un controllore sul treno che dice a telefono in perfetto accento napolaetano "e che problema c'è".
  • La mia stanza rimaneggiata dall'hermanita.
  • Un chilo di queso manchego e una bottiglia di Jerez sul tavolo della mia cucina.
  • Nuovi ricordi.
  • Nuova percezione della vita.
  • Nuovi propositi.

Questo e molto altro da domani sui vostri schermi :-)

Buenas noches,

Scogliera italiana

domenica 16 settembre 2007

Aggiornamento

Tappe precedenti

Barcellona
Granada
Cadiz

Tappa attuale
Siviglia

Tappe future
Cordoba
Madrid

Cose degne di nota:
  • Il calore afoso di Sevilla
  • Las playas chulisimas di Cadiz
  • Pescaito frito
  • Tapas
  • Jerez dulce
  • L'albaycin a Granada e i suoi odori
  • I bagni arabi a Granada
  • Persone simpatiche incontrate qua e la'
  • churro relleno de crema :-) non potete immaginarvi che bontà
  • I giardini dell'Alhambra
  • Los azulejos dell'Alcazar di Sevilla
  • I gelsomini "olorosos" di Sevilla
Nota x Kost: la spiegazione sui churros te la faccio quando torno in Italia :-)
Un saluto a tutti :-)

lunedì 10 settembre 2007

Recuerdos desde Barcellona

Prima puntata in sintesi: Barcellona

Cose da ricordare:
  • Cartoccio di churros calientes
  • Monjuic e lo spettacolo delle fontane con la mia amica catalana
  • Enchivada
  • Sepia a la planca e trufas da Joanet
  • Conquiste di extracomunitari e inviti gentilmente declinati
  • Macchia di vomito fuori dalla porta del dormitorio di venti persone (!) stamattina quando mi sono svegliata
  • Tizio nel letto sopra al mio con ragazza...
  • Il caffè a Bcn fa schifo come nell'isola incantata
  • Barceloneta, la cattedrale e i vicoli intorno, il Born, la Ribera, il Raval
  • Fiume di turisti a Parc Guel che mi hanno abbastanza rovinato il giro
  • Gente simpatica incontrata qui e lì