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lunedì 31 marzo 2008

Barcelona come Galway... per due giorni


Sono venuti, hanno portato i loro sorrisi, il loro amore, e la nostra storia.
Sono andati via.
Mi hanno lasciato calore, sorrisi, amore e tante risate.


In otto, 14 ore insieme sabato. E qualcuna in meno la domenica. Barceloneta, Gracia, Monjuic. Aneddotti, battute, ricordi e quel parlarsi addosso. Quella voglia dell'altro. Quella consapevolezza di qualcosa di speciale che ci ha uniti e ci unirà per sempre. E mangiare insieme quelle delizie che un anno fa ci erano negati. Godere insieme di quel sole a cui già ci siamo riabituati e che ci mancava da morire nell'isola incantata.

"GRACIAS Por sU visiTA".
Un Gallifante para nosostros

domenica 23 marzo 2008

Gioielli di Catalunya


Ho sempre pensato che il paese di pescatori più bello del mondo fosse Amalfi, con le sue case bianche, l'imponente duomo con la sua lussuositá arabeggiante, il fiume e le cartiere ai piedi del monte.

Ma...

Nell'estremo nord della costa catalana, risalendo da Girona, superando Figueres, si incontra un paesino raggiungibile solo da una "carrettera" sinuosa come una donna. Dal centro di Cadaques, a ridosso sul mare, senza "platjia", sulla destra si raggiunge un sentiero costiero sulle rocce, da cui si vedono isolotti e scogli e il mare di tonalità intense di azzurro. E dove non mancano piccole spiagge, dette calas.
Una quindicina di kilometri piú a nord, Cap de Creus è un insieme di colline rocciose irregolari e selvagge a dividere il mare in due. Tanto ventoso da dar miedo, più selvaggio dell'angolo più isolato di Irlanda. Il coche, una piccola ford Ka a noleggio, quasi volava via nonostante alla guida fosse un'imponente scogliera :-)

Compagni di viaggio un'amica italiana in visita, l'amica catalana dell'isola incantata e un sorridente ragazzo brasiliano.

Comida: suquet, peix a la planxa, sopa de peix, e altre prelibatezze catalane.
Idioma: catalano in una varietà simile al mallorquino.
Nuove "paraulas": patatona (=figa),"te'l portu" (detto di un croissant dal barista del "casino"), escamarlanes (scampi).

mercoledì 12 marzo 2008

Gli emigranti (soprattutto napoletani e zone limitrofe) e la pasta

In Spagna dicono che la cucina spagnola è migliore di quella italiana, perché gli italiani mangiano solo pasta. Gli italiani rispondono: perché voi la pasta solo alla carbonara e alla bolognese la fate (che poi, ndS, avete mai parlato con un milanese all'estero che pensa che il sintagma "pasta alla bolognese" sia stato inventato all'estero, epperché a milano la pasta alla bolognese la chiamano ragù ma a Napoli 'o rraù è na cosa diversa). E VOI, dicoono gli italiani agli spagnoli, e VOI e sottolineo VOI non lo sapete in quanti modi diversi si può fare la pasta.
Ma non ci perdiamo in discussioni sui sughi, che solo un incompetente non sa che la pasta la puoi fare con tutto. Anzi sulle salse. Perché la parola "sugo" a me mi ha sempre fatto pensare al paesano del paesino minuscolo della provincia di Potenza che si vuole atteggiare e che la parola salsa ci pare troppo brutta, troppo di famiglia e quindi dice "sugo", perché "sugo" fa più chic. Ma a me quando mi dicono sugo io penso alla carne. Se uno mi dice salsa io penso invece al pomodoro fresco, con le fogliolone di basilico, con i capellini come me lo faceva mia nonna, ché mia nonna i capellini li adorava. E ogni tanto mi diceva: "e vieni a mangiare da me, che ci facciamo due capellini col pomodoro fresco, che a tua mamma e a tua sorella non piacciono i capellini e a me e a te sì" :-) (cazzo che nostalgia!)
Insomma mia nonna... a no... insomma il sugo, no ma che dico: la pasta!

Insomma, la pasta.

Quando sono andata a Londra la prima volta, taaaanti anni fa, pensai: cazzo hanno la pasta Barilla
e la pasta Antonio Amato. Scogliera pensiero: azz ma allora Antonio Amato non è tanto una pasta locale... allora ha ragione mia nonna che compra Antonio Amato e non mia mamma che dice sempre a mia nonna, ma perché compri Antonio Amato che fa schifo, è più buona Russo, De Cecco, Voiello?

A Galway, vendevano la pasta Roma. La vera pasta italiana. Poi vedi sul retro della confezione ed è prodotta a Dublino. Voi pensavate che taroccavano solo i CD e le magliette Gioggio Ammani? Vi sbagliavate! Gastronomicamente parlando in Irlanda taroccano tutto ciò che è italiano. Insomma dopo aver provato la pasta taroccata, impari che al Tesco vendono la Barilla. Sarà anche italiana, e certo meglio della Roma, ma... tu sei campana... a te ti piace la pasta di Gragnano. Non puoi vivere senza le molle Garofalo, i fusilli Voiello, i Rigatoni De Cecco.
Inizia la tua astinenza di emigrante, finché non viene a trovarti un fratello, sorella, zio, mamma, cugino, amico del cugino, e via discorrendo che verrà gentilmente incaricato di portarti due pacchi di molle Garofalo, due pacchi di Rigatoni De Cecco e magari due spaghettini Voiello.
Poi... di botto... un evento sconvolge la tua vita.
Una sera che ti manca il latte, alle 10 piemme, decidi di andare in uno di quei newsagent supermercatini, costosissimi, dove vendono un po' di tutto, gelati, pizze pronte, muffin, caffè, cibi pronti e gli yogut yoplait (parentesi: gli yogurt sono l'unica cosa più buona in Irlanda che in Italia). E...
Nel ripiano più basso dei prodotti cerealicoli cosa vedi? Un colore azzurro noto. Con riga gialla nota. Un pacco abbuffato. Pasta. Pensi: sembra il pacco dei rigatoni De Cecco. Ma poi dici: no sono fusilli. Metti a fuoco: Fusilli De Cecco!!!! Due pacchi di fusilli De Cecco che sorridono fra una folla di Paste biologiche ango-austro-ungariche!!! Due pacchi di fusilli De Cecco giusto sotto la vera pasta alla carbonara pronta della Knorr!!! E ti sorridono. Ti vogliono! Tu ricambi il sorriso e ti innamori. Afferri i due pacchi con cupidigia. Poi ti insospettisci. E dici. Italiani. Vera pasta italiana. Ti domandi: se 90 grammi di grana padano costano tre euri... se una pizza margherita costa nove euri... se i ravioli giovanni rana... insomma... un pacco di pasta De Cecco, quanto costerà?
E la risposta è subito detta. Un euro e sessantotto. Che a voi vi sembrerà un botto. E a me pure mi sembrava un botto. Ma vi posso dire che a Barcellona (e ve lo siete chiesti perché in italiano si dice barceLLona con due ELLE e in spagnolo - e in tutto il mondo - di sidece BarceLona, con una sola L?) costa di più. Almeno dieci centesimi in più. E a Bcn gli stipendi sono almeno il 25% in meno che a Galway.
Insomma, hai trovato il paradiso, la luce, il tuo dio. Al massimo dovrai rinunciare a una pinta ogni sabato che ripagherà il prezzo di due pacchi di mezzo chilo di pasta. Insomma il tuo fabbisogno settimanale, bisettimanale nel mio caso.
Ma poi vai la settimana dopo allo stesso negozio all'incrocio di monroe's ... e scopri che non ce li hanno mica sempre? E quindi cominci a passare per il negozietto tutti i giorni, per aggiudicarti ogni volta i due pacchi prima di tutti gli altri italiani :-) hihihi

Barcellona invece è una metropoli. Sotto il mio ufficio un ristorante italiano -solo da asporto-, il cui proprietario... ma tu guarda... è argentino, vende tutti e dico tutti i tipi di pasta De Cecco e Voiello. Quasi due euro l'uno. E tutti ma dico tutti i tipi di biscotti del mulino bianco. Ma ti devi fare un mutuo per comprarli. A Natale il pandoro Le Tre Marie costava 13 euri. Hai capito niente.

E qua comincia la mia storia. Che si intitola... non ve lo dico il titolo, e sennò capite già tutto. Meglio che leggete
Ma voi:
li avete mai visti/mangiati/cucinati IN ITALIA gli spaghetti rigati?

Sì, avete capito bbene, rigati! Come i rigatoni ma spaghetti :)
Io li ho visti per la prima volta una settimana fa al Carfur.
All'estero gli spaghetti sono in genere immangiabili, io non ci provo nemmeno a comprare le varie Pasta Roma e Pasta Gallo (leggesi "gaglio"). Però trovandomi in una terra dove un pacco di pasta de Cecco costa 1.90 direi che se trovo un pacco di spaghetti Agnesi (che pare sia una delle poche marche esportate sia in Irlanda che in Spagna), anche se sono spaghetti RIGATI, li compro.
E vaggia ric' a verità, erano proprio bbuoni.
Ora da habituè dei prodotti a marca italiana creati solo per esportarli (vedi i sughi pronti De Cecco) sono andata a cercarmi "spaghetti rigati" in gugol.
Mi uscivano siti in inglese. E allora ho impostato la ricerca per le pagine in italiano.
E che trovo?
Spaghetti rigati Divella, 60 centesimi :-)
E spaghetti rigati Agnesi. Non solo per l'export.
Cioè lo so che a voi non ve ne fotte un biiip, però, voi non vi potete immaginare quanto sono venuti buoni.
Panna (si lo so spaghetti con panna suona male, ma avevo voglia di panna e di spaghetti).
Champignon
Rosmarino
Cipolla
e pepe nero.
E pure il messicano si leccava i baffi.

E mo (parola dell'italiano meridinale discendente diretta del latino "mox",nota di Scogliera la linguista would-be) beccatevi il sondaggino.
Rispondete nei commenti per favore. L'argomento mi interessa particolarmente.

Il sondaggio è:
Domanda uno
In italia avete mai mangiato gli spaghetti rigati?
Risposta A) Sì, passate alla domanda due
Risposta B) No. Il vostro sondaggio termina qui. Grazie di aver partecipato.

Domanda due
Di che marca erano gli spaghetti rigati che avete mangiato?
Risposte libere

:-)
Grazie di aver partecipato. Tornate a trovarci!

domenica 9 marzo 2008

A spasso per Barcelona

L'intrepida Scogliera oggi è stata in un incantevole posto, denominato Monastir de Pedralbes o Monasterio de Pedralbes o Monastero di Pedralbes.

Fondato dalla reina Elisenda de Montcada nel 1326, il monastero rappresenta una delle migliori espressioni del gotico catalano.

Purtroppo Scogliera si è dimenticata la "camara" a casa!

sabato 8 marzo 2008

Elucubrazioni

Quando scoppio a piangere così come ora ascoltando Culodritto solo perché penso a come doveva essere dolce Peppe quando mi diceva che questa era la sua canzone preferita. A come doveva essere sensibile pensando al padre e alla bambina. Rispecchiandosi forse in quel padre. Pensando che sua figlia non sarà con me. A come lo volevo, quando calpestavamo ventenni quei sanpietrini, rintanandoci nella Ricordi a cercare di scoprire se Guccini dicesse "in questa pista di voglie sorte" o "in questa pista di voglia e sorte" come se fosse un grande problema dell'umanità.

Quando non riesco a trattenere le lacrime perché il mio collega che era seduto a cena di fronte a me ieri, camminava giusto davanti a me, nello stesso identico modo in cui cammina Peppe. Con le gambe staccate, i piedi un po' all'indentro un po' all'infuori, con la testa bassa, guardandosi le punte e puntando con il piede destro ogni tanto qualcosa sul pavimento... e la mano sinistra in tasca, solo con la punta delle dita in tasca... [incredibile come due persone che non si sono mai viste, nate e cresciute in paesi diversi possano essere fisicamente identici se guardati con vista posteriore. Se mi avessero messo questo ragazzo davanti senza dirmi chi fosse avrei pensato che era Peppe]

... il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita...

E intanto nella mia mente immagini. Mentre il web si interroga sui sette segreti di ciascuno e io mi chiedo quali siano i miei segreti.
Ce n'è uno... sì non ci sono molte cose di me che non sa nessuno. C'è una che sa solo lui. E mi rimproverò perché non faccio attenzione quando attraverso la strada.

Ed eskimo che mi pareva una canzone da adulti ora potrei cantarla io. Sono io quella che alle cose ci arriva per contrarietà.

Quando penso a tutto questo...
...mi manca. Mi manca passeggiare sui quei sanpietrini. Mi manca parlare di cose assurde e di nessun interesse per il mondo intero eccetto noi due. Mi manca quel piccolo cinema a modena dove vedemmo quel film con Adam Sandler mezzo pazzo. Mi manca la spiaggia di Viserbella dove oggi con stivaloni di plastica la gente si riverserà a cercare cannolicchi e altri frutti di mare nella sabbia... come ogni sabato di marzo. E osservare i particolari con lui. E il cane con l'enorme pesce in bocca. E la pizza con gli asparagi, tutta croccante, che mi faceva schifo, ma era diventata la nootra pizza, la migliore che avessimo trovato il quella romagna umida e invernale, dove l'odore del mare è diverso e dove non ci sono le rocce della costiera amalfitana.

...E io come sempre faccio quel che posso...

E più di tanto non si può fare. Più che invitarlo qui. Si potrebbe prendere un aereo. Barcellona Forlì. Cercare un bus o qualcosa. Arrivare alla stazione... e telefonargli. E dire sono qui.
Verrebbe? non verrebbe? è fine settimana. Sarà con lei. Gli scombussolerei la vita e mi odierebbe per sempre.

Intanto ho fame... perché io ho sempre fame. Me lo rinfacciava sempre... che avevo la pancia perché mangiavo troppo. "oh ma magni sempre"...
Se fossi stata più forte.
Se avessi saputo esprimere a parole tutto quello che avevo dentro.
Se queste lacrime smettessero di piovere sul mio viso.
Se youtube ricominciasse a suonare...

La vedi nel cielo quell'alta pressione la senti una strana stagione...

...lo sai che non siamo più niente...

...e mi è venuta in mente quella canzone che imparai a un camposcuola di azione cattolica... la cantava un allampanato ventenne con pochi capelli e un sorriso pieno e occhi del colore dei miei. Mi dava gioia di vivere. Ora fa il giornalista a Roma. Si è anche sposato. Non con la stessa donna che amava allora. Lei lo lasciò dopo otto anni.
Come io ho fatto con Peppe.
Lei non lo so che fa...
E io sognavo bretelle gialle...
è che noi donne siamo più complicate...
...e bla bla fratelli...

Forse non lo sai ma pure questo è amore
Forse non lo sai ma pure questo è amore
Forse non lo sai ma pure questo è amore
Forse non lo sai ma pure questo è amore

La scrittura ha un potere catartico, questo si sà... Per te bisogna sempre scrivere e lottare
Questa à una delle mie preferite. Il caos della vita.
...un nido di rose ai piedi dell'arcobaleno...

E tutto il resto "me da igual"...

E da quel punto in poi sentimmo sotto di noi svolgersi il sentimento largo e intento ad una tutta sua meditazione noncurante che sopra la sua pelle si ballasse, le foglie coi barattoli le casse...

giovedì 6 marzo 2008

ci sono cose...

...che qualcuno ha scritto che possono darti un'emozione così forte ogni volta che le rileggi.
Anche se è passato
Anche se non ti appartiene

Ci sono mail che scrivi per riconoscenza. Momenti in cui vorresti non averle scritte. In cui vorresti che lui ti rispondesse. Momenti in cui vorresti incontrarlo e vedere come ti senti. Momenti in cui aspetti con ansia il 28 di marzo o il 18 di aprile, con la paura di rimenere delusa.

Momenti.

Dimmi che amerò di nuovo. Dimmelo.

Che ci saranno ancora odori e parole e sguardi e istanti che mi entraranno nell'anima.