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lunedì 29 dicembre 2008

Evento del giorno e altre favole

oggi c'era la messa per mia nonna e mio nonno, quella che mia mamma fa dire una volta al mese il giorno della morte di mia nonna. Questo mese siccome ero qui, sono andata.
Il sacerdote che celebrava la messa è lo stesso da quando mi ricordo. Dai sette anni fino a quando sono divenata troppo alta per stargli accanto, gli ho fatto da chirichetto. Quindi le parole della messa che conosco da sempre sono quelle che ho imparato ascoltando lui. La voce della messa per me ha la voce sommessa e cadenzata di questo sacerdote.
Anche se ormai vado a messa solo in occasione di matrimoni e funerali, le parole della messa le ricordo a memoria. Oggi ripetevo nella mia mente dietro al sacerdote ogni parola, finché al punto della liturgia in cui si pronuncia il nome del Papa mi sono interrotta, perché a me veniva "il papa Giovanni Paolo" mentre il sacerdote diceva "il papa Benedetto". Lasciando da parte il fatto che la locuzione "il papa benedetto" potrebbe far pensare che esistano papi maledetti, l'evento è veramente impressionante. Da quanto tempo non entravo in una chiesa?!?!?

Poi dopo la messa avevo appuntamento con una persona che conosco bene e che mi conosce bene. Lo dicevamo giusto stasera, mentre parlavamo come sempre del più e del meno -o per meglio dire del più e del meno di nostro interesse- che ci conosciamo da vent'anni. Tra gli argomenti toccati quello che mi ha toccato di più è stato il racconto del mio amico sulla madre che è stata a sedute di esorcismo celebrate da un prete.
Io sono sicuramente ignorante, ma pensavo che l'esorcismo fosse un cosa da film. Ho invece scoperto che è una pratica completamente riconosciuta dalla Chiesa (cattolica). E che c'è gente normale come la madre del mio amico che ha assistito alle preghiere anti demonio.
Per prima cosa mi sono chiesta perché al catechismo non ti insegnano che esiste l'esorcismo e perché quando studi Dante ti lasciano intendere che l'esistenza dei demoni era un'antica credenza, ampiamente superata. Non che non lo sia (un'antica credenza). L'idea che i demoni possano impossessarsi della gente mi atterrisce. Come sempre in materia di religione, anche in questo caso sono agnostica.

Poi il mio amico mi ha esposto anche le varie ipotesi sulle origini di Cristoforo Colombo. Una di queste dice che Cristobal Colòn fosse catalano. Ma io da perfetta ignorante mi chiedo, ma se fosse catalano, visto che i catalani la N alla fine delle parole la lasciano cadere senza lasciare traccia, Colòn non si sarebbe chiamato più semplicimente Colò (come Licia). E soprattutto se il nome vero di Colombo fosse stato Colòn, ma perché gli italiani ci avrebbero aggiunto un -bo? Voglio dire, siamo perfettamente in grado di pronunciare un nome terminante in N. Anzi abbiamo cognomi italiani (dovrei dire veneti) terminanti in N preceduta da O accentata, ad esempio Bordon. E cmq se per essere pedanti ed italianizzanti avessimo voluto aggiungere la vocale finale di sillaba, per eccesso di grammaticalità, lo avremmo italianizzato in "Colono", così come ad esempio l'inglese Francis Bacon fu, secoli orsono, italianizzato in Francesco Bacone. Ora che ci penso l'esempio non è calzante. Sulla base di Bacone, avrebbe dovuto essere "Colone". Ad ogni modo quello che conta è: da dove cavolo verrebbe fuori la B, Willis?
In più Colombo è un cognome largamente attestato in Italia.


Dopo aver sciorinato le mie favole e aver dato libero sfogo alla mia favella di grande affabulatore, favolisticamente mi congedo e vado a vivere felice e contenta.

sabato 9 agosto 2008

persone che amo

è bello avere vicino le persone che ami.
Emozioni incredibili all'arrivo e durante il tempo insieme.
Ma poi la percezione che rimarrai di nuovo sola, quando se ne saranno andati.
Sangria e chiacchiere. Regali e sorrisi.

Amore e giri.

Oggi l'ex uomo della mia vita mi ha detto che aveva pensato che volessi tagliare i rapporti con lui... perché non lo contatto molto e in genere quando parliamo vado di fretta.

Mail scambiate con qualcuno con cui sono stata bene, hace mas que un mes now...
Un po' harta delle mail.

Sonno. Sueño.

martedì 8 luglio 2008

Qualche giorno fa

  • Mentre sto qui e rileggo una cosa scritta da me, mentre penso a ciò che voglio scrivere…
  • Mentre sto qui a scrivere su un file di word perché la mia connessione a Internet è knocked out

Vorrei poter dividere questo momento in cui mangio da un calice un sorbetto a limone d’indubbia bontà col mio compagno.

  • Qualcuno che assapori le cose nel modo in cui le assoporo io.
  • Qualcuno per cui mangiare un gelato in un calice, col venticello estivo che entra nella stanza, seduti su un letto arancione, dopo aver visto un film che ti ha emozionato e fatto pensare abbia lo stesso sapore che ha per me.

Ripensando per un secondo a i topi non avevano nipoti. Palindromo. E alla frase che dice Pietro: Sator qualcosa e la ruota, che non la posso citare correttamente senza google. OMG. che questa volta invece di Oh My God potrebbe essere Oh Mio Gugl.

...comunque… dividere Sator qualcosa e il sorbetto al limone del corte inglés con un’anima. Un’anima fratella. Come una volta facevo con pitte, kebab, col baverplatte di cui poi s’innamorò anche lui… Perché io a mangiare sono sempre stata più brava di lui. L’unica cosa. E amare… forse…

E l’amore non lo so se è trasparente.

Insomma volevo raccontare una storia:

C’è un uomo che ha una figlia e la ama. E lo fa. Si dimentica di tutto e la ama. Però, stranamente, la vita non si dimentica di lui. Lo vanno a trovare nei giardini di fronte alla scuola. E mangiano al bar. Poi arriva una donna. E fanno sesso. Sesso, non l’amore. Lei si era tolta la fede. E insomma lasciamogli la loro intimità che vedere gente che fa cose che io non faccio mi frustra. Poi cade la neve. L’uomo entra in macchina e se ne va. E poi un uomo dalla voce profonda, un uomo che ha la voce come il mio uomo, quello ideale, che non c’è, canta. Canta dell’amore. E tutti si fanno trasportare dalla musica.

La musica finisce e pure i titoli di coda, ma le luci non si accendono. Io mi alzo e dietro di me c’è la ragazza con le unghia lunghe e il suo fidanzato dall’aspetto mefistofelico e gli occhi da bravo ragazzo.

E c’è L., appassionata di cinema. Che mi dice che le è piaciuto e commenta. Che una messicana sapesse chi era Moretti mi ha emozionato.

Ma poi ho scoperto che sa tutto il tuttibile sul cinema. E ho pensato alla mia famiglia cinefila e alle mia amiche cinefile. Però L. sa più di tutti messi insieme.

Io e le mie donne.

Insomma, è meglio se approfitto del fatto che non posso accedere a Internet per recuperare un po’ di sonno. Una notte disintossicante. Mi leggo un po’ di Santovito và. E intanto P. si gode la vita con un’altra.

…San Marco senz’altro anche il nome di una pizzeria… Stefania affondando Stefania ha lasciato un bambino…

Erano scarpe su san pietrini di tanti anni fa

sabato 8 marzo 2008

Elucubrazioni

Quando scoppio a piangere così come ora ascoltando Culodritto solo perché penso a come doveva essere dolce Peppe quando mi diceva che questa era la sua canzone preferita. A come doveva essere sensibile pensando al padre e alla bambina. Rispecchiandosi forse in quel padre. Pensando che sua figlia non sarà con me. A come lo volevo, quando calpestavamo ventenni quei sanpietrini, rintanandoci nella Ricordi a cercare di scoprire se Guccini dicesse "in questa pista di voglie sorte" o "in questa pista di voglia e sorte" come se fosse un grande problema dell'umanità.

Quando non riesco a trattenere le lacrime perché il mio collega che era seduto a cena di fronte a me ieri, camminava giusto davanti a me, nello stesso identico modo in cui cammina Peppe. Con le gambe staccate, i piedi un po' all'indentro un po' all'infuori, con la testa bassa, guardandosi le punte e puntando con il piede destro ogni tanto qualcosa sul pavimento... e la mano sinistra in tasca, solo con la punta delle dita in tasca... [incredibile come due persone che non si sono mai viste, nate e cresciute in paesi diversi possano essere fisicamente identici se guardati con vista posteriore. Se mi avessero messo questo ragazzo davanti senza dirmi chi fosse avrei pensato che era Peppe]

... il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita...

E intanto nella mia mente immagini. Mentre il web si interroga sui sette segreti di ciascuno e io mi chiedo quali siano i miei segreti.
Ce n'è uno... sì non ci sono molte cose di me che non sa nessuno. C'è una che sa solo lui. E mi rimproverò perché non faccio attenzione quando attraverso la strada.

Ed eskimo che mi pareva una canzone da adulti ora potrei cantarla io. Sono io quella che alle cose ci arriva per contrarietà.

Quando penso a tutto questo...
...mi manca. Mi manca passeggiare sui quei sanpietrini. Mi manca parlare di cose assurde e di nessun interesse per il mondo intero eccetto noi due. Mi manca quel piccolo cinema a modena dove vedemmo quel film con Adam Sandler mezzo pazzo. Mi manca la spiaggia di Viserbella dove oggi con stivaloni di plastica la gente si riverserà a cercare cannolicchi e altri frutti di mare nella sabbia... come ogni sabato di marzo. E osservare i particolari con lui. E il cane con l'enorme pesce in bocca. E la pizza con gli asparagi, tutta croccante, che mi faceva schifo, ma era diventata la nootra pizza, la migliore che avessimo trovato il quella romagna umida e invernale, dove l'odore del mare è diverso e dove non ci sono le rocce della costiera amalfitana.

...E io come sempre faccio quel che posso...

E più di tanto non si può fare. Più che invitarlo qui. Si potrebbe prendere un aereo. Barcellona Forlì. Cercare un bus o qualcosa. Arrivare alla stazione... e telefonargli. E dire sono qui.
Verrebbe? non verrebbe? è fine settimana. Sarà con lei. Gli scombussolerei la vita e mi odierebbe per sempre.

Intanto ho fame... perché io ho sempre fame. Me lo rinfacciava sempre... che avevo la pancia perché mangiavo troppo. "oh ma magni sempre"...
Se fossi stata più forte.
Se avessi saputo esprimere a parole tutto quello che avevo dentro.
Se queste lacrime smettessero di piovere sul mio viso.
Se youtube ricominciasse a suonare...

La vedi nel cielo quell'alta pressione la senti una strana stagione...

...lo sai che non siamo più niente...

...e mi è venuta in mente quella canzone che imparai a un camposcuola di azione cattolica... la cantava un allampanato ventenne con pochi capelli e un sorriso pieno e occhi del colore dei miei. Mi dava gioia di vivere. Ora fa il giornalista a Roma. Si è anche sposato. Non con la stessa donna che amava allora. Lei lo lasciò dopo otto anni.
Come io ho fatto con Peppe.
Lei non lo so che fa...
E io sognavo bretelle gialle...
è che noi donne siamo più complicate...
...e bla bla fratelli...

Forse non lo sai ma pure questo è amore
Forse non lo sai ma pure questo è amore
Forse non lo sai ma pure questo è amore
Forse non lo sai ma pure questo è amore

La scrittura ha un potere catartico, questo si sà... Per te bisogna sempre scrivere e lottare
Questa à una delle mie preferite. Il caos della vita.
...un nido di rose ai piedi dell'arcobaleno...

E tutto il resto "me da igual"...

E da quel punto in poi sentimmo sotto di noi svolgersi il sentimento largo e intento ad una tutta sua meditazione noncurante che sopra la sua pelle si ballasse, le foglie coi barattoli le casse...

domenica 11 novembre 2007

Lettere non scritte

È che a volte ci sentiamo così... spaventati, trascinati dalle onde, a seconda di come cambia la corrente, un po' a destra e un po' a sinistra, e i nostri muscoli non sono forti abbastanza per tenerci saldi con i piedi sulla sabbia, e a poco a poco lasciamo che l'acqua ci trascini. Così mi sento.

La gente ha sempre o quasi ben chiaro quello che vuole.
Io pare di no.
L'uomo col cellulare nuovo vuole una donna con cui dividere la vita, che gli dia sicurezza e che non lo lasci dopo anni e anni insieme come ho fatto io. D'altro canto dice che se io potessi dargli la sicurezza di non lasciarlo lui starebbe con me...
Intanto io ho perso ciò a cui tenevo per incapacità. Alla fine è questo quello che penso. È così che mi sento. E ora potrei esserci io lì, con lui, a farmi abbracciare e desiderare, ad ascoltare delle sue performance fantastiche a championship manager... a sfotterlo perché vedeva il wrestling mentre io volevo vedere una mamma per amica. Era quella la mia vita e io ho dato un calcio in culo a tutto, me compresa.

E sto qui a 2 anni dalla separazione, con due anni di vita in più, con nuovi amici di tutte le lingue... ma sola... disperatamente sola a cercare la mia strada. E anziché stare ferma mi agito, alla ricerca di qualcosa che poi probabilmente non esiste.

E la verità è che gli ho fatto un sacco di male... anche se gli volevo bene.

sabato 27 ottobre 2007

I post dovrebbero avere un titolo

Sabato pomeriggio

L'aria tersa è fredda, frizzante.
Sotto la pelle sento già Natale avvicinarsi. Lo sento.
L'anno scorso il natale non lo sentivo. Lo subdoravo dalle vetrine dei negozi, ma non lo sentivo, e comprai le lucine di natale da mettere nella mia stanza, per colorare l'ambiente e farmi sentire a casa. E fu una mossa geniale. Le adoravo. Le ho tenute finché non mi trasferii. E ora son qui, nel ripostiglio. Tra un po' andrò a ripescarle...

Ho consegnato il lavoro. Ne ho un altro per lunedì/martedì.

Cmq questo post era per parlare un po' di me negli ultimi giorni.
Mi sento come se avessi fatto passi da gigante.

1) sono di nuovo nella fase da voglia di socialità
2) giovedì ho passato tutto il giorno con Ansiolina venuta in visita. Abbiamo parlato a raffica, come sempre. Un altro viaggio nel tempo.

E veniamo al punto principale, al tempo. E per parlare del tempo che ho cominciato questo post. Non il tempo atmosferico, ma il tempo cronologico, gli anni.

Come vi ho già detto in un post qualche giorno fa, la mia vita in questi giorni mi sta scorrendo davanti. Persone e luoghi. Dettagli accantonati in un angolo della mia mente, assieme a vecchi sogni impolverati come le fotografie nell'armadio.

Non è facile mettere i miei pensieri in un discorso coerente.
Si tratta come di piccole epifanie accumulatesi giorno dopo giorno.
Non so se si possano chiamare verità, perché, come tutto in me, si tratta di cose mutevoli.

Un volta, quando qualcosa della mia vita finiva, in maniera abbastanza inconsapevole, la etichettavo come "negativa". Voglio dire, in alcuni casi sapevo trarre vantaggio dalle conseguenze di quella cosa conclusa, ad esempio nel lavoro, ma nel caso dei rapporti umani, se per qualche motivo perdevo il contatto con qualcuno automaticamente pensavo che quel rapporto non era stato sincero, o che quella persona era negativa o troppo diversa da me.

Tutto questo fino a quando ho lasciato il mio ex dopo 8 anni.
In quel caso mettere una croce nera su quel rapporto sarebbe significato negare me stessa, la mia vita. E il dramma di sentirmi divisa l'ho vissuto tutto in quei mesi.

Poi sono emigrata.
Mi sono affezionata a nuove persone, emigranti anch'esse. E i miei affetti hanno tutti avuto un che di temporaneo, per tutto il tempo lì. La gente veniva e se ne andava. Questo dava alla mia vita un certa dose di instabilità. Per tutto il tempo però ho creduto che quei rapporti fossero speciali. E ho avuto molto a cuore il problema di mantenere i contatti. Molti li mantengo anche ora che me ne sono andata io. Ma ci sono persone importanti di quei mesi, una in particolare, di cui non so più nulla.

Una volta il fatto che queste persone non si facciano vive mi avrebbe fatto dubitare della sincerità de loro affetto per me.
Ora so che ci sono epoche nella vita. Cose belle, che mi porto dentro. E gli altri se le portano dentro come me.

Nelle ultme settimane, ho dei momenti in cui mi manca profondamente il modo in cui mi sentivo qualche anno fa quando pensavo al mio ragazzo. Era un pezzo di me. È un pezzo di me.

Un paio di giorni fa, entrando nella casa vuota, ho sentito l'odore del passato l'odore della famiglia, di mia madre, mia sorella mia nonna. Il tepore del prendersi cura le une delle altre. Ho sentito la gioia di avere una famiglia.

Inevitabilmente in momenti come quello e in molti altri mi chiedo perché non ho voluto una famiglia con il mio ex. A volte penso che sto davvero perdendo qualcosa. Poi però ci sono momenti in cui mi sento viva e felice. E mi chiedo se lo fossi quando stavo con lui.
E il fatto è che lo ero ma in un modo diverso.

Intanto ho amici sparsi vunque. A volte mi chiedo, se ad esempio vivessi a Helsinki, sarei amica di Bionda come lo ero in Irlanda? uscirei con lei, farei cose con lei? E se vivessi a Roma, frequenterei Amica di Spagna? E se vivessi a Barcellona, a Cordoba, a Belfast, a Rimini?

Intanto so che nella mia vita ci sono rapporti importanti. E che ce ne saranno altri. E questo è già tanto.

A volte ci si sente bene, senza capirne il perché. E più si cerca di spiegarlo, più pare di girare attorno a qualcosa che non si può afferrare in nessun modo.

Solo piccole epifanie della mia anima.

mercoledì 10 ottobre 2007

Il cielo grigio

È la prima giornata davvero grigia dopo mesi. Ma la mia metereopatia mi rende triste. Ansiolina da Belfast dice che lì oggi la nebbia è spessa come un muro, che non si vede nulla. E allora io qui di cosa mi lamento?
Mi sento un po' così..
Non so bene quale pensiero mi ha attraversato la mente, se sul ragazzo o sull'uomo del cellulare o solo il post odierno di b612, che mi ricorda di quando ascoltavo Guccini con l'uomo della mia vita. Della gioia che ci dava decifrarne il codice, mentre camminavamo per la Ricordi, guardando tutto, ascoltando tutto, commentando tutto, senza comprare mai nulla. Eravamo giovani. "Il tempo passa non ritornerà".

sabato 29 settembre 2007

Tic-Tic-tic-tic, tic, tic, tic-tic-tic, tic, tac.

Sto qui al computer esausta muta con il rumore di sottofondo del PC che mi stanca, mi estenua, mi succhia le forze. Sto qui nella mia stanza e vorrei una stanza diversa vuota bianca, come quella che avevo nell'isola incantata, con un grande guardaroba e un finestrone che affaccia sulla strada che porta al ponte sul fiume. Sto qui. Guardo fuori dalla finestra "e vedo quel muro solito che tu sai". L'ultimo sole riflette il suo raggio arancione sul bianco del muro del palazzo di fronte. Persiane azzurro pallido, che una volta era stato intenso, guardano chiuse nella mia stanza.
Mia sorella giace distesa sul divano dello studio, sua novella camera da letto, e mia madre giace sul divano letto della sua camera, tra le mani un libro che cattura totalmente la sua attenzione. E io qui, tic-tic-tic-tic, veloce veloce, e poi piano, tic, tic, tic, tac. E i pensieri. La voce di A. a telefono, dopo tanto tempo, lei che mi racconta della sua storia finita, di come sta, di come le faccia male vederlo, io che parlo di P. che ha un'altra donna, delle domande che mi faccio, delle idee sul mio futuro. Lei che dice "A [nomedellacittàdiScogliera] non ti vedo proprio, [nomedellacittàdiScogliera] non è il posto per te". Il posto fa davvero differenza? È la gente che fa la differenza. E qui la gente è quella per me? Gente che vive per trovare un lavoro fisso e quando lo trova vive per sposarsi e quando si sposa vive per avere un figlio. E quando ha fatto tutti i figli che voleva, vive la vita sempre uguale giorno dopo giorno (tic-tic-tic-tic) sobbarcandosi mutui, parenti anziani, seccature varie, scuole dei figli, esami dei figli, problemi dei figli, fidanzati dei figli, e delle figlie soprattutto (tic-tic-tic-tic), la vacanza in Calabria ogni due anni, la sagra delle lagane e ceci l'evento mondano dell'anno, aspettando il giorno della pensione. E dopo vita uguale su vita uguale, arriva l'agognato momento della pensione. E cominciano a lamentarsi perché si annoiano. Vanno a giocare a carte al bar oppure imparano tutto su Vivere, Centovetrine, conoscono tutti gli ospiti che sono stati a Forum e provano le ricette di Antonella Clerici. Se sono vivaci si iscrivono a un corso di pittura o cominciano a costruire modellini di qualsiasi cosa, adottano la figlia bambina della signora sotto in attesa dei propri nipotini e rimproverano i figli se non si sposano, non fanno i figli immediatamente, e così via. E la vita passa. Però hanno avuto un compagno o una compagna tutta la vita, ne hanno detestato la voce o l'odore per anni. Lo hanno accusato di spendere troppi soldi per le schedine, il computer o qualsiasi altra cosa. Hanno i capelli biondi anche a 70 anni e non uscirebbero mai senza il rossetto.
Vedrò gente così il prossimo sabato. Una delle mie vecchie amiche si sposa. A 35 anni. Con un ragazzo che non crede nel matrimonio e che non voleva sposarsi. Ma per venire incontro alle esigenze pratiche, psicologiche e culturali della sua ragazza ha ceduto e si sposa. A questo matrimonio nella Culonia occidentale sofisticata e chic vedrò la mia compagna di banco del liceo con marito antipatico al seguito. E mi sentirò dire, come già ad aprile, che nella vita ciò che conta sono le radici. Che io cosa ci sono andata a fare in Irlanda. Probabilmente dirà anche che ciò che conta sono i figli e un compagno. Poco importa che non sia quello giusto, che stargli vicino giorno dopo giorno sia una via crucis?
Sempre ho pensato fosse una questione di coraggio. Di savoir fair. Di mentalità. Di coraggio.
Ora non so. Se la gente conosce i propri limiti e le proprie possibilità non è poi così male. Può calibrare la propria vita. E lamentarsi. E mostrare alle amiche ignave i lividi che il marito ha lasciato loro addosso. Sono scelte.

E io l'ho lasciato per molto meno.
Ero infelice con lui.
E lo ero per molto meno.
Cose da dire, ma non trovo le parole adatte (tic, tic, tic).

Voci dallo studio.

E mi ricordo di quando in quel vicolo a 20 anni cantavamo "X mi hai fatto perdere la testa". Ridendo. Ma, come dice Guccini, a vent'anni è tutto chi lo sa... a vent'anni si è stupidi davvero, quante idee si ha in testa a quell'età.
Ma Guccini ancora non sapevo chi fosse.

venerdì 20 luglio 2007

Una mattina come le altre 2

Stamattina, ero in piedi solo da pochi minuti, mi è arrivato un sms mattutino: la mia amichetta preferita. Ogni volta che leggo le sue parole nella sua bella lingua mi illumino. Dovrei trovare alla mia amichetta un nome che tueli la privacy, la sua e la mia. La mia creatività scarseggia stamattina. La chiameremo "la mia amichetta di Spagna". "Amichetta" perché lei è piccolina piccolina, con la faccia paffutella e i grandi occhi scuri che sorridono. La mia amica di Spagna vive in Italia ma in questi giorni è andata a trovare la famiglia nel suo paese. Che sia qui o che sia lì, la mattina comunicare con lei, con qualsiasi mezzo, mi mette il sorriso e mi fa iniziare bene la giornata. Stamattina mi raccontava brevemente quello che ha fatto ieri e mi chiedeva come sto e come è andata con "l'uomo con il cellulare nuovo". A essere sincera avrei preferito non pensarci, ma comunque non posso far finta di niente. Le ho detto come mi sento, brevemente. E le ho comunicato un evento tragico di ieri: pagare le tasse.
Ho pagato le tasse, sì. Mi aspettavo di pagare circa la metà di quello che ho effettivamente dovuto pagare. In pratica tutti i miei risparmi degli ultimi 14 mesi. I risparmi destinati al mio viaggio :-( beh d'altro canto le tasse vanno pagate... ma a saperlo prima non avrei fantasticato tanto :-)

Planes para hoy*: andare a mare. Tra un po' verrà a prendermi l'uomo col cellulare nuovo. Se si dedicasse alle donne con la solerzia con cui si dedica al cellulare nuovo, avrebbe un harem!

* Mi piace lo spagnolo ma non è che io lo parli davvero, quindi ogni correzione sarà gradita. E se scrivo grosse stupidaggini , non prendetevela troppo a cuore!