Stamattina mi sono svegliata con questa canzone nella testa...
Poi sono andata a farmi il caffè e mentre mettevo il caffè macinato nel filtro della caffettiera mi è tornata in mente un'immagine di un sogno appena sognato. Tunnel, stranamente illuminato. Direi piuttosto una fila di tunnel. In qualche modo era come se la luce venisse dal suolo. A un certo punto guardo verso il suolo e vedo una serie di topi grigio verde quasi fosforescenti, color "
schifiltor" se qualcuno se lo ricorda. Ne vedo prima uno grande che cammina. Poi guardo bene continuando a camminare e ne vedo tanti man mano sempre più piccoli. Molti corrono, anche tra i miei piedi, ma io non ne ho paura. Avverto però le persone che sono dietro di me: mia madre, mia sorella e una schiera di parenti e amici di famiglia, credo, più una donna giudice. Una specie di assistente sociale, con l'aria materna e gentile. Fa molto telefilm americano... Beh gli ultimi topolini sono minuscoli e statici. Poi qualcuno dal
gruppone di dietro dice che ci sono anche delle locuste. Allora io guardo meglio e vedo a terra delle specie di ossicini fossilizzati nel suolo a forma di lucertola gigante (Si vede che non ho la minima idea di come sia fatta una locusta?). La qual cosa in qualche modo mi turba... mi giro e vado dal
gruppone e lì c'è mia sorella che parla con la signora giudice-assistente sociale e c'è una scrivania sulla quale mia sorella prende degli oggetti di cancelleria e dice alla signora che uno di quegli oggetti lei lo vuole come quello della signora... non mi ricordo che oggetto. Poi vuole che sia riconosciuta la sua qualifica di avvocato e comincia a scrivere una dichiarazione perché tale qualifica venga accettata... la scrive su un foglio tipo
ricetta di medico. Colori: rosso porpora di un porta carte... blu della maglia della signora... nero e rosso addosso a mia sorella. Il tunnel nel sogno era come un luogo noto dell'infanzia. Credo di averne sognati parecchi da bambina e si collocava sulla costiera amalfitana. Sapevo che fuori c'erano le rocce e gli scogli ed era come se sentissi l'odore della vegetazione. Non ci giurerei ma ai bordi del tunnel su alcune rocce poteva esserci dell'erba... "i ciuffi di parietaria attaccati ai muri"...
Quale che senso abbia questo sogno, ora l'ho registrato. È una cosa davvero importante, ora ho una data per il mio sogno e fra qualche mese potrò tornare indietro a studiarlo.
Guardo il titolo di questo post e mi ricordo della canzone e di conseguenza del ragazzo con cui vorrei qualcosa prima di morire. Si deve dire che lo spagnolo è una lingua tremendamente sexy. Provate a tradurre la frase in italiano: non vorrei io morire senza avere qualcosa con te. A parte che il fatto che non si capisce bene cosa intende se traduco letteralmente... ma
la cosa bella dello spagnolo è proprio l'uso di parole indefinite, che non designano l'oggetto in modo proprio ma lo lasciano intuire in un modo decisamente lascivo. Soprattutto quel "
morirme". E la posposizione del soggetto. Ora pronunciatela: no
chisiera jo morirme sin tener (seconda e aperta, anche la prima, ma la seconda è più aperta...)
algo contigo.
Se lo spagnolo è una lingua sexy, tuttavia quando gli spagnoli parlano sembrano dei pupazzi parlanti
*. Hanno come della strana aria nella bocca. Ve ne accorgete specialmente se ad esempio avete sentito degli spagnoli parlare in inglese. Poi "un giorno per caso" li sentite parlare in spagnolo. Lo sentite che la voce è diversa? È così tremendamente divertente, molto meno seriosa di quando parlano inglese, e poi quella musica con cui cantano ogni frase...
Beh sì lo spagnolo visto da me :-)
Vi chiederete com'è che mi piace lo spagnolo così tanto.
Il mio primo approccio allo spagnolo: bambina camminando per strada mia madre insegna a me e all'
hermanita - che oggi parla lo spagnolo in modo pressoché perfetto, dicono - a dire "stella" in spagnolo. "
Estreglia" dice lei. "E
streglia" ripetiamo noi. "Però si scrive con due elle". Non credo che all'epoca l'
hermanita sapesse già scrivere, men che meno compitare. "Se ci sono molte stelle in cielo:
estrellas".
E nella tua mente di bambina si costruisce l'entità "spagnolo". Una lingua altra. A quell'età dovevo già avere l'idea di una lingua altra, l'inglese. A sette anni mamma mi iscrisse al mio primo corso di inglese. Che divertimento, mi divertivo da pazzi! Prima ancora della scuola di inglese, ho un ricordo di me nella mia stanza vicino alle cassette di plastica che m
ia madre in teoria usava fuori al balcone per
riporvi la frutta ma che erano il gioco
preferito mio e dell'
hermanita. Dicevo, vicino alle cassette di frutta, con le mani strette davanti a me, poco sotto il mento come se tenessi un microfono, mi agitavo cantando in inglese, come un cantante famoso. La canzone in inglese suonava pressappoco così:
axascixisiouxiciormixonxisciuz.
In pratica quando avevo 5 o 6 anni per me l'inglese era la lingua
delle "ics" e delle "
sc", letto come suono palatalizzato... la tastiera non ha lo
shwa... e non mi ricordo l'ASCII.
Mentre scrivevo quanto sopra, l'
hermanita è entrata nella mia stanza per aggiornami sulla sua ricerca di un nuovo lavoro e sui suoi programmi per il futuro. Con decisione e determinazione si è pianificata i prossimi 8 mesi della sua vita. E io sto qui che non penso ad altro che al mio futuro dal 20 maggio e tutto ciò a cui sono arrivata è stato decidermi a scrivere un blog!
Beh se lei va davvero dall'altra parte del mondo perché io non potrei andare in Spagna? Ok aspetto fino a domani e poi seguirò la mia risoluzione di ieri: comprare un biglietto aereo per Barcellona per la fine di agosto. Cosa? scusa? non ho sentito! ah come farete voi numerosi lettori del mio blog senza il mio blog? Vi strapperete i capelli, sono sicura :-)
Comunque l'ho detto all'
hermanita, il suo è un piano
figo!
Ciò detto, salvo il post e lo pubblico. Così lo rileggo e lo edito :-) si lo so gli scritti andrebbero editati prima di pubblicarli. Ma questo è il vantaggio della "stampa digitale" no? Niente costosi macchinari e colori che non sembrano quello che sono. "Rosso relativo..."
* Nota aggiunta alle 13.30, dopo aver letto il Venerdì di Repubblica. A pagina 116 del suddetto settimanale, nella colonna sinistra c'è il breve articolo "Alla ricerca del Proust Spagnolo", dedicato al nuovo libro di Giampaolo Dossena. A un certo punto il giornalista riporta quanto scritto da Dossena nel libro a proposito della lingua spagnola: "Io Proust l'ho letto per intero, un po' in francese, un po' in italiano ma ora voglio leggerlo in spagnolo Perché lo spagnolo mi fa ridere. I pompieri li chiamano
bomberos". Va di pari passo con quanto dicevo io. :-)